M5S: Sergo, mozione di solidarietà a pm Nino Di Matteo e scorta
(ACON) Trieste, 22 ott - COM/AB - A lanciare l'ultimo allarme è
stato poche settimane fa il pentito Francesco Chiarello:
"L'esplosivo per l'attentato al pm Nino Di Matteo è stato
trasferito in un altro nascondiglio sicuro". Affermazioni
confermate dalle dichiarazione rilasciate da un altro
collaboratore di giustizia, Vito Galatolo, figlio del boss della
cosca Acquasanta di Palermo, arrestato a Mestre in seguito alle
indagini sul controllo degli appalti da parte delle famiglie
affiliate a Cosa Nostra nei cantieri navali del nord Adriatico
(compresi quelli di Monfalcone).
"È stato proprio Galatolo a rivelare il piano per uccidere il pm
palermitano. Un anno fa - spiega il portavoce del MoVimento 5
Stelle in Consiglio regionale Cristian Sergo - il collaboratore
di giustizia aveva voluto incontrare Di Matteo per riferirgli di
persona alcune informazioni riservate. Così facendo aveva voluto
togliersi un peso dalla coscienza e rivelare le intenzioni della
mafia, diventate palesi grazie a un pizzino di Matteo Messina
Denaro".
Chiarello dunque conferma sia l'esistenza dell'esplosivo che i
nomi dei protagonisti della vicenda. A parlargli del progetto fu,
infatti, il suo compagno di cella Camillo Graziano: "Mi disse che
per fortuna suo padre era stato scarcerato, così aveva potuto
spostare il tritolo".
"Il padre di Camillo - ricorda Sergo - è Vincenzo Graziano uno
degli esponenti di spicco delle famiglie dell'Acquasanta, vice di
Vito Galatolo, sul quale si sono accesi in due occasioni i
riflettori per aver investito parte del suo tesoro non in
Sicilia, ma al nord dove ha acquistato immobili e terreni per
cinque milioni di euro tra Tavagnacco e Martignacco".
"Stiamo parlando di vicende che ci ricordano che la mafia ha
agito nel Friuli Venezia Giulia anche tramite i protagonisti
delle rivelazioni riguardanti le minacce al dott. Nino Di Matteo,
pm del processo sulla Trattativa Stato-Mafia, che a detta di Vito
Galatolo si stava intromettendo in un processo che non doveva
neanche iniziare, quello sui rapporti tra Stato e mafia. E si
doveva fermare perché non doveva scoprire certe situazioni".
"Per tutti questi motivi - sottolinea Sergo - abbiamo depositato
una mozione per chiedere al Consiglio regionale del Friuli
Venezia Giulia di esprimere solidarietà al magistrato palermitano
e agli uomini della sua scorta. Abbiamo ritenuto di agire in tal
senso perché, come ricordava sempre Peppino Impastato, la mafia
uccide, il silenzio pure. Da sempre, invece, il MoVimento 5
Stelle ha deciso di non rimanere in silenzio e di stare dalla
parte di chi cerca la verità sulle troppe vicende che hanno
macchiato la storia del nostro Paese. Confidiamo - conclude il
portavoce del M5S - che lo stesso valga anche per i nostri
colleghi e che questa mozione passi all'unanimità".