Mostra 'Malta madòns e co pous torni'
Il titolo della mostra racchiude più di un secolo di storia friulana e riflette il pensiero di Renato Appi sull’emigrazione, analizzata prima nei suoi risvolti familiari e poi in quelli sociali.
“Malta, madòns” - esclamazione simbolica della poesia “Lasimpòn”, la più famosa dell'autore - è dedicata ai sogni, alle speranze e crude realtà vissute da chi partiva per l'estero senza sapere se, e quando, avrebbe potuto fare ritorno o anche solo abbracciare, una volta soltanto, i propri cari lontani.
“Co puòs torni” diventa il messaggio di speranza che rafforza l’identità friulana e il senso di appartenenza alle proprie radici. Un aggrapparsi alle origini per rivendicare dignità e diritti secolari della “Piciule Patrie”. Nelle sue poesie, Appi rievoca drammi e difficoltà, ma anche successi e riconoscimenti ottenuti dai friulani nel mondo, rendendo omaggio a una comunità che ha saputo affrontare le sfide dell’esilio con tenacia e orgoglio.
La rassegna propone alcune poesie di Renato Appi dedicate ai temi dell’emigrazione, accompagnate da una selezione di fotografie raccolte e catalogate principalmente da Appi e Ottorino Burelli negli anni ’80, per un costituendo “Istituto di storia dell’emigrazione friulana”. Questo prezioso patrimonio è oggi il nucleo fondante dell’archivio fotografico dell’Ente Friuli nel Mondo.
Le immagini, corredate dalle didascalie originali dei due catalogatori, coprono un arco temporale che va dai primi decenni del Novecento – quando la fotografia cominciava a essere accessibile a molti – fino agli anni Sessanta e Settanta. Particolare attenzione è rivolta ai periodi successivi alle due guerre mondiali, quando l’emigrazione friulana raggiunse i suoi picchi.
Uno spaccato di lavoro, volti e dignità che Appi ha sempre considerato espressione autentica dell’eccellenza friulana.
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Renato Appi (Cordenons 1923-Pordenone 1991) è una figura poliedrica del panorama culturale friulano impegnato come poeta, drammaturgo, narratore, ricercatore di tradizioni, animatore culturale e una forte attenzione ai friulani “ovunque sparsi nel mondo”, al punto da essere stato definito un “alabardiere della friulanità”. Per un decennio è stato vicepresidente della Società Filologica e dell’Ente Friuli nel Mondo. Vasta la sua produzione sia personale di poesie, racconti e teatro sia quella di raccolta di testimonianze, tradizioni, espressioni linguistiche, immagini della civiltà contadina che stava cedendo il passo a quella industriale.
Inaugurazione: giovedì 24 luglio, ore 13.30 (nella pausa della seduta antimeridiana dell'Assemblea), presso il corridoio dell’emiciclo antistante l'Aula del Consiglio regionale.