Informazioni ed eventi

Scuola mosaicisti di Spilimbergo. "Passeggiata in RGB"

20.01.2022
Pubblicazione a cura della Struttura stabile Comunicazione istituzionale del Servizio Comunicazione e Informazione

Il Consiglio regionale ospita l'opera ideata dalla maestra mosaicista Cristina de Leoni ed eseguita dagli allievi corso terzo, anno formativo 2012/2013, tecnica diretta, smalti e materiali naturali, cm 150 X 200. L'opera sarà presentata giovedì 13 gennaio 2022.

«Attraverso una serie di figure in movimento, l’opera gioca sulla combinazione dei tre colori, rosso, verde e blu, che determinano il modello additivo RGB, sfruttato nei dispositivi elettronici. Dalla giustapposizione di queste tre cromie si ottiene la visione di diversi colori: si tratta di una sintesi percettiva su cui si basa anche il mosaico. La visione delle tessere nelle loro tonalità cambia a seconda della distanza tra mosaico e spettatore. I diversi colori si fondono per dare forma alle figure rappresentate, ma da vicino appaiono nella loro molteplice varietà cromatica.

Le piccole unità di vario formato, le tessere appunto, si differenziano per disposizione, profilo, superficie, rilievo e determinano nella lettura dell’insieme il ritmo dell’immagine, la sua vitalità, la sua forza che resta vibrante negli occhi di chi guarda e si modifica in base alla luce, allo spazio e al contesto in cui si è immersa.

Il procedere di queste figure verso una meta, il loro incedere sicuro, ordinato e compatto vuole essere metafora del raggiungimento per la nostra Regione di importanti obiettivi. Quest’aspirazione si trasforma in un movimento comune verso il futuro: la speranza che ognuno, con il suo incedere, raggiunga i risultati che si è prefisso e che assieme si possa rendere il nostro territorio il migliore in cui poter vivere.»

 

La Scuola Mosaicisti

La Scuola Mosaicisti del Friuli aprì le sue porte il 22 gennaio 1922 affinché giovani dello Spilimberghese e delle zone limitrofe potessero imparare un mestiere, quello del terrazziere e mosaicista, assai diffuso nel Friuli occidentale. Da questa estrema provincia del Regno d’Italia partivano infatti maestranze alla conquista del mondo: Parigi, Vienna, Varsavia, Budapest, San Pietroburgo e poi oltreoceano, a New York, Washington, Boston, e in Sudamerica. Una lista di luoghi che potrebbe crescere se si seguissero le saghe delle famiglie residenti tra Sequals, Spilimbergo, Fanna e Cavasso Nuovo dove il mestiere del mosaicista si trasmetteva di generazione in generazione, un sapere tradizionale che, unito a intraprendenza e capacità, aveva reso questi “emigranti”, spinti per necessità a lasciare la lor terra, protagonisti di grandi imprese decorative. Provenire da questo territorio con una così forte e storica (documentata infatti fin dal Cinquecento) tradizione artigianale e artistica non era comunque sufficiente. Nella difficile situazione economica e sociale del dopoguerra, era la preparazione culturale e tecnica a fare la differenza per tanti giovani pronti a percorrere le vie aperte dai loro predecessori: non semplici manovali, ma operai specializzati riconosciuti in tutti i cantieri del mondo per le loro particolari competenze. Questa importante intuizione di Ludovico Zanini, sostenuta economicamente dalla Società Umanitaria, ente filantropico di Milano dedito a progetti di educazione e sviluppo sociale, e supportata dall’allora Amministrazione di Spilimbergo, guidata dal sindaco Ezio Cantarutti, è alla base dell’istituzione della Scuola Mosaicisti del Friuli che dal 1922 ininterrottamente forma professionisti nell’ambito del terrazzo e del mosaico.

La Scuola occupò alcuni locali messi a disposizione dal Comune nella ex Caserma Bevilacqua, ma il numero crescente degli allievi, oltre trecento, determinò la costruzione di un nuovo edificio, l’attuale ala storica su via Corridoni, in parte finanziato dalla National Terrazzo and Mosaic Association del New Jersey, unione professionale di ditte americane del settore musivo e pavimentale, quasi tutte fondate da emigrati friulani. E’ l’inizio degli anni Trenta e a questo periodo risale anche la faraonica decorazione del Foro Italico: oltre 10.000 mq di mosaico eseguiti su incarico dell’Opera Nazionale Balilla tra il 1933 e il 1937.  Alle attività prettamente formative, vennero fin da subito infatti affiancate anche quelle produttive. Queste ultime, che rispondevano a commesse esterne, avevano una doppia finalità: la prima era offrire occasioni di studio e pratica per gli allievi iscritti al terzo e ultimo anno o al corso integrativo di tirocinio; la seconda era sostenere le tante spese della Scuola, che andavano dall’acquisto dei materiali alla gestione del personale. Nel laboratorio annesso alla Scuola furono composti mosaici poi spediti in Italia e all’estero, raggiungendo anche Oslo, Shangai e Toronto.

Il secondo dopoguerra si caratterizza per le collaborazioni con pittori e disegnatori che alla Scuola si rivolsero per tradurre a mosaico dei loro progetti: Mario Deluigi, Fred Pittino, Ernesto Mitri, Giuseppe Zigaina, Carlo Ciussi... Si tratta di ampie superfici ideate come risposta a bandi pubblici per la decorazione di spazi architettonici in stazioni, scuole, caserme, istituti assistenziali. Vanno poi ricordati i cicli e gli interventi musivi in chiese, cimiteri e altri luoghi sacri: nel Tempio Ossario di Udine (1961-1968), nel Santuario di Madonna di Rosa a San Vito al Tagliamento (1967-1970), nel Sacrario di Cargnacco (1956-1979) e poi nella Grace Lutheran Church a Mankato in Minnesota (1967) e nella Chiesa di Santa Cunegonda a Detroit (1981-1982).

Le profonde trasformazioni del sistema scolastico italiano determinarono un graduale cambiamento degli studenti che avevano un profilo e delle aspettative diverse dal passato: le martelline non erano più solo prerogativa degli uomini, l’età dei frequentanti si era alzata (molti erano già maggiorenni), aumentava il numero degli stranieri giunti a Spilimbergo per imparare l’arte del mosaico.

Le riforme per la Scuola Mosaicisti del Friuli arrivarono negli anni Novanta e furono necessarie per recuperare e aggiornare l’obiettivo formativo e di conseguenza tutta l’Istituzione. Rimaneva il lustro di grandi e importanti commesse, realizzate anche collaborando con i laboratori locali gestiti da ex allievi: la Chiesa del Monastero di Sant’Irene di Chrysobalanton a Likovrisi-Attikis presso Atene (1100 mq di mosaico parietale e pavimentale nel rispetto dei canoni dell’arte bizantina) inaugurata nel 1988, l’esecuzione del mosaico pavimentale (1600 mq) nell’Hotel Kawakyu a Shirihama in Giappone nel 1989 e, circa dieci anni dopo, il rivestimento della cupola dello spazio detto Catholicon, nella parte greco-ortodossa della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme (345 mq).

Nel contempo una legge della Regione Friuli Venezia Giulia, la n. 15 del 28 marzo 1988 Interventi a favore del Consorzio per la Scuola Mosaicisti del Friuli, salvaguardava l’unicità della Scuola riconoscendole tre funzioni: quella della formazione, della produzione e della promozione dell’arte del mosaico. Sono tre ambiti, tra loro in stretta relazione, nei quali da allora si inquadrano tutte le attività, coltivate sempre più in sinergia con altri soggetti, portatori di idee e proposte.

La Scuola è entrata nel XXI secolo con la consapevolezza che l’antica arte musiva possa rispondere alle esigenze e ai gusti del presente. Le ricerche elaborate nell’ambito del mosaico contemporaneo si sono indirizzate agli spazi architettonici, all’arredo urbano, all’oggetto di design. Ne sono esempi la Seatta iridescente (2004), un mosaico lungo 37 metri, dono della Regione Friuli Venezia Giulia alla città di New York per la nuova stazione metropolitana World Trade Center Transportation Hub, il ciclo musivo per la Volksbank di Graz in Austria (2010), il polittico per la Chiesa di San Lorenzo a Fossa in Abruzzo (2010) e ancora le figure sugli stabilimenti balneari di Lignano Pineta (dal 2011 ad oggi), la composizione narrativa nella Chiesa della Sacra Famiglia di Pordenone (2013), i grandi pannelli del percorso religioso Cercivento: una Bibbia a cielo aperto (dal 2013) fino alle steli a memoria della scrittrice e studiosa Novella Cantarutti e delle donne di Rauscedo, rispettivamente collocate nel 2021 a Spilimbergo e a San Giorgio della Richinvelda. Ci sono poi le soluzioni a mosaico pensate per tavoli, vasi, mobilio e sedute, forme e oggetti che qualificano un luogo e un arredamento. La Scuola si è così distinta non solo per il rispetto di un “sapere fare” proprio della tradizione artistica regionale, ma anche per la qualità e l’innovazione della produzione più recente. Lo dimostrano gli apprezzamenti ottenuti a livello internazionale partecipando a esposizioni quali la Biennale del design di Gwangju in Corea del Sud (2009), all’Expo del 2015 a Milano e a quella del 2017 in Kazakistan e poi ancora a mostre su invito allestite a Toronto (2003), a Melbourne e a Sydney (2006-2007), alla Art Gallery della città cinese di Qingdao (2016), nei centri kazaki di Almaty e di Astana (2016) e poi in Europa, ad Anversa e a Stoccarda (Germania), a Veszprèm (Ungheria), a Chaumont (Francia), a Mosca (Russia), a Basilea, San Gallo e Friburgo (Svizzera), a Bruxelles (Belgio).

Con allievi provenienti da tutto il mondo la Scuola Mosaicisti del Friuli si conferma oggi una realtà internazionale, ma ciò è possibile perché è espressione della qualità, della creatività, della tradizione e del “saper fare” che connotano le eccellenze artigianali e artistiche italiane.

"Passeggiata in RGB" di Cristina de Leoni, esecuzione allievi corso terzo, anno 2012/2013