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FI: nuovo Statuto, una legge diversa per il Parlamento

14.01.2005
15:04
(ACON) Trieste, 14 gen - COM/RC - I consiglieri regionali di Forza Italia Gottardo, Pedicini, Asquini, Valenti, Marini hanno reso nota la propria assoluta contrarietà al testo di revisione dello Statuto approvato in V Commissione. La maggioranza - ha affermato il capogruppo Gottardo - ha scelto di trasformare il contenuto del nuovo Statuto in un suo documento politico di parte, distante dal vero sentire della comunità regionale. Abbiamo cercato di dare alla proposta elementi più caratterizzanti, compiendo uno sforzo sincero per un confronto costruttivo: tutto è stato inutile. In questo testo non ci riconosciamo e non possono riconoscersi gli elettori di Forza Italia. Riteniamo che, così come uscito dalla V Commissione, non abbia alcuna probabilità di essere approvato a Roma.

Il testo che il Gruppo forzista ha presentato in Consiglio regionale - hanno fatto sapere - diventerà una proposta di legge in Parlamento alternativa a quella della maggioranza regionale: abbiamo infatti chiesto ai nostri parlamentari di farlo proprio e di presentarlo alle Camere già nei prossimi giorni. Inoltre, riteniamo che con i nostri parlamentari, unitamente a tutti quelli della Casa delle Libertà, vada valutato, e se necessario fatto, ogni tentativo legislativo utile a consolidare l'autonomia del Friuli Venezia Giulia, anche in materia di federalismo fiscale. Crediamo che questo sia comunque un onere di tutti i parlamentari eletti in questa regione e non solo di quelli della CdL.

I punti salienti che Forza Italia ha proposto e non accolti, sono stati ricordati in particolare da Pedicini, che sarà relatore di minoranza per l'Aula. La sussidiarietà istituzionale - ha fatto sapere - è una petizione di principio e non si trasforma in un impegno cogente per la Regione, come da noi chiesto; il policentrismo viene affermato ma non viene articolato, ed anzi si respingono proposte sul Friuli e le peculiarità provinciali e il capoluogo regionale che miravano a delinearne una differenziata autonomia; non è stato accolto il richiamo alle radici aquileiesi, che sono patrimonio di tutte le genti della Regione; la regione è più impegnata ad integrare gli stranieri che a dare tutela e garanzie agli cittadini; la sussidiarietà sociale (meno pubblico, più privato) rimane una semplice promessa anziché farne un concreto strumento di sviluppo; rispetto al ruolo internazionale che si intende attribuire alla Regione, viene privilegiata la libertà di iniziativa del Presidente della Regione e viene mortificato e disconosciuto il ruolo di indirizzo politico del Consiglio regionale.

Sull'autonomia agli Enti locali - ha aggiunto - si resta nelle petizioni di principio senza attuare una vera devoluzione di funzioni; rimane palesemente scoperto il tentativo della maggioranza di sopprimere, se non formalmente, nei fatti le Province; per il Consiglio delle autonomie la maggioranza non è in grado di decidere quale ruolo affidare all'istituto che rimane, quindi, un organismo di consultazione per il quale non delinea i rapporti e le modalità di confronto con l'esecutivo regionale, vero interlocutore nell'esercizio della funzione amministrativa; non viene data soluzione alla necessità di riequilibrare i poteri del Presidente, della Giunta e del Consiglio regionale, la funzione di controllo del Consiglio ne esce mortificata nell'impossibilità di dotarlo di reali strumenti di intervento; per quanto riguarda l'elezione diretta del Presidente e l'elezione del Consiglio, nell'impossibilita di trovare una formula comune a tutta la maggioranza, si preferisce non affrontare nemmeno la questione rinviando ad una legge statutaria, che comunque avrà la necessità di un intervento nazionale che superi la norma transitoria la quale statuisce l'intima connessione tra permanenza del Presidente della Regione e Consiglio regionale; particolarmente significativo in relazione alle fonti legislative regionali la indisponibilità della maggioranza di affidare alla Giunta, neppure in caso di estrema urgenza e necessità, la potestà di emanare decreti legge.

Quanto alle proposte di FI accolte, i consiglieri segnalano il federalismo fiscale nei rapporti Stato-Regione, ma - sottolineano - è stato un accoglimento solo parziale in quanto non è stato approvato il riparto interno sulla base del contributo (più paghi, più ricevi, salvo la quota di solidarietà).

Infine, hanno evidenziato due punti critici: l'articolo 4, comma 3, è contro gli impegni assunti dall'Italia in materia di difesa, di conseguenza è evidente la contestazione della presenza della base Nato di Aviano; l'articolo 5, comma 3, riconoscendo quali lingue proprie della Regione, oltre all'italiano, il friulano, lo sloveno e il tedesco, trasforma la Regione in un'unione dove per discutere nelle sedi istituzionali servirà l'interprete.