CR: nuovo Statuo, relazione Pedicini (3)
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Quanto uscito dalla V Commissione
consiliare - ha affermato Antonio Pedicini (FI), primo relatore
di minoranza - non è una soluzione adeguata alle premesse. L'iter
della riforma dello Statuto prese il via il 21 ottobre 2002 con
una relazione del presidente Tondo al Consiglio regionale, che il
23 la approvò attraverso un ordine del giorno. A seguire, fu
accolta la proposta di costituire una Convenzione regionale sul
modello di quella europea, perché raccogliesse la voce dei
cittadini e delle associazioni, formulando una proposta di
Statuto che, dopo il necessario passaggio consiliare, arrivasse
al varo parlamentare. La Convenzione si è riunita per la prima
volta il 6 maggio 2004 e ha terminato i suoi lavori il 24
settembre.
La Conferenza dei capigruppo del 12 novembre 2004 - ha aggiunto
Pedicini - ha imposto al Consiglio tempi e modi di procedere che
snaturavano lo spirito di collaborazione fra maggioranza e
opposizione nato con la Convenzione. Ecco perché Forza Italia ha
predisposto un'apposita proposta di legge nazionale, mentre il
centro-sinistra ha trasformato il contenuto del nuovo Statuto in
un documento politico di parte.
Così l'elenco delle carenze della proposta uscita dalla
Commissione per FI: la sussidiarietà istituzionale è una semplice
petizione di principio e non si delinea come impegno cogente per
la Regione; viene affermato il policentrismo, ma non è
articolato, anzi sono state respinte le proposte sul Friuli,
sulle peculiarità provinciali e sul capoluogo regionale che
miravano a declinare un'autonomia differenziata; non è stato
inserito un qualsivoglia richiamo alle radici cristiane e alla
tradizione aquileiese; la Regione viene impegnata più
nell'accoglimento degli stranieri che nella tutela e garanzia dei
cittadini; la sussidiarietà sociale (meno pubblico, più privato
sociale) rimane una premessa subito negata in concreto; il ruolo
internazionale della Regione è esaurito col privilegiare
l'iniziativa del presidente della Regione, mortificando il ruolo
di indirizzo e di controllo politico del Consiglio; circa
l'autonomia degli Enti locali si resta ai principi e di fatto non
si attua alcuna devoluzione di funzioni; è palese il tentativo di
sopprimere le Province; fumoso il ruolo del Consiglio delle
Autonomie.
E ancora: non si trova alcuna soluzione per riequilibrare i
poteri del presidente della Regione, della Giunta e del
Consiglio; in materia elettorale, il bisogno di tenuta della
maggioranza prevale su ogni altra necessità, rimandando la
questione a una legge statutaria; non è stato introdotto
l'istituto del decreto legge regionale neppure per i casi di
assoluta emergenza; non si può ritenere un'apertura
l'accoglimento del principio di federalismo fiscale nei rapporti
Stato-Regione, proposto da Forza Italia, visto che non è
accompagnato dal necessario impegno della sua attuazione nei
rapporti interni con le Autonomie locali; il riconoscimento del
friulano, dello sloveno e del tedesco, accanto all'italiano, come
lingue proprie della Regione dà la misura dell'isterismo che vige
in maggioranza.
(segue)