CR: nuovo Statuto, relazione Ciriani (5)
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Conclusione fallimentare del
progetto - per il terzo relatore di minoranza, Luca Ciriani (AN)
- se si pensa che scaturisce non dalla impossibilità di ricercare
soluzioni ampie e trasversali, ma da un dato meramente politico.
Il suo giudizio è che i contributi apportati in seno alla
Convenzione siano stati deludenti e carenti nelle proposte: in
questo senso, soprattutto i rappresentanti del mondo del lavoro e
dell'impresa hanno perso una buona occasione di partecipare con
contributi innovativi. Ciò che il Consiglio regionale approverà -
ha detto - è un testo politicamente già morto, circondato non
solo dall'indifferenza della pubblica opinione, ma anche
destinato a non trovare attenzione in Parlamento, poiché privo di
un consenso regionale ampio.
Ciriani ha quindi chiesto a cosa serve la fretta che Giunta e
maggioranza hanno impresso ai lavori, se non a far approvare
velocemente un testo blindato, evitare fratture politiche
interne, scaricare sulle opposizioni la responsabilità della sua
approvazione in Parlamento e sbarazzarsi di una questione
diventata scottante e ingestibile.
Si è ripensato alla Specialità mettendo in piedi un'operazione
insieme retorica e propagandistica, tralasciando o distorcendo il
riferimento culturale e di identità, come se la presenza di
cittadini italiani, di cultura italiana, di lingua italiana, di
storia italiana, fossero una minoranza tra le altre e nemmeno la
più importante. Si preferisce insistere quasi esclusivamente
sull'idea che la specialità del Friuli Venezia Giulia, nel 2005,
riposa sull'essere una regione plurilingue in cui viene pertanto
costituzionalizzata la parificazione della lingua italiana con lo
sloveno, il tedesco e il friulano, sollevando dubbi proprio di
costituzionalità.
In generale, il testo riflette un'impostazione culturale e
ideologica non condivisibile, lontana al sentire comune, che
svilisce il ruolo dei corpi intermedi e della famiglia, e che
impoverisce il riferimento alla sussidiarietà, respinge il
riconoscimento dell'importanza delle nostre radici storiche,
spirituali e cristiane e l'esperienza della chiesa aquileiese. La
politica dell'integrazione - ha proseguito - è tutta orientata ai
diritti, ma nulla si dice dei doveri, senza precisare che essa si
dovrebbe rivolgere ai cittadini stranieri residenti e
"regolarmente soggiornanti", come da noi suggerito e come
previsto in altri Statuti regionali. Inoltre, si rimanda alla
legge statutaria di assicurare l'elezione di almeno un candidato
della minoranza slovena, ma non si precisa come ciò si possa
realizzare senza violare i principi costituzionali o senza
ricorrere al necessario censimento.
Ci sono inoltre tutta una lista di altre questioni sulle quali
conserviamo opinioni diverse, dal sistema elettorale ai poteri
della Giunta e del Consiglio, al ruolo dell'Assemblea delle
Autonomie locali, alle cosiddette rappresentanze di genere. Ma -
ha concluso - si tratta di aspetti che rimangono secondari
rispetto al problema centrale: lo stravolgimento della specialità
e lo snaturamento della sua identità.
(segue)