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CR: nuovo Statuto, relazione Ciriani (5)

24.01.2005
12:34
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Conclusione fallimentare del progetto - per il terzo relatore di minoranza, Luca Ciriani (AN) - se si pensa che scaturisce non dalla impossibilità di ricercare soluzioni ampie e trasversali, ma da un dato meramente politico.

Il suo giudizio è che i contributi apportati in seno alla Convenzione siano stati deludenti e carenti nelle proposte: in questo senso, soprattutto i rappresentanti del mondo del lavoro e dell'impresa hanno perso una buona occasione di partecipare con contributi innovativi. Ciò che il Consiglio regionale approverà - ha detto - è un testo politicamente già morto, circondato non solo dall'indifferenza della pubblica opinione, ma anche destinato a non trovare attenzione in Parlamento, poiché privo di un consenso regionale ampio.

Ciriani ha quindi chiesto a cosa serve la fretta che Giunta e maggioranza hanno impresso ai lavori, se non a far approvare velocemente un testo blindato, evitare fratture politiche interne, scaricare sulle opposizioni la responsabilità della sua approvazione in Parlamento e sbarazzarsi di una questione diventata scottante e ingestibile.

Si è ripensato alla Specialità mettendo in piedi un'operazione insieme retorica e propagandistica, tralasciando o distorcendo il riferimento culturale e di identità, come se la presenza di cittadini italiani, di cultura italiana, di lingua italiana, di storia italiana, fossero una minoranza tra le altre e nemmeno la più importante. Si preferisce insistere quasi esclusivamente sull'idea che la specialità del Friuli Venezia Giulia, nel 2005, riposa sull'essere una regione plurilingue in cui viene pertanto costituzionalizzata la parificazione della lingua italiana con lo sloveno, il tedesco e il friulano, sollevando dubbi proprio di costituzionalità.

In generale, il testo riflette un'impostazione culturale e ideologica non condivisibile, lontana al sentire comune, che svilisce il ruolo dei corpi intermedi e della famiglia, e che impoverisce il riferimento alla sussidiarietà, respinge il riconoscimento dell'importanza delle nostre radici storiche, spirituali e cristiane e l'esperienza della chiesa aquileiese. La politica dell'integrazione - ha proseguito - è tutta orientata ai diritti, ma nulla si dice dei doveri, senza precisare che essa si dovrebbe rivolgere ai cittadini stranieri residenti e "regolarmente soggiornanti", come da noi suggerito e come previsto in altri Statuti regionali. Inoltre, si rimanda alla legge statutaria di assicurare l'elezione di almeno un candidato della minoranza slovena, ma non si precisa come ciò si possa realizzare senza violare i principi costituzionali o senza ricorrere al necessario censimento.

Ci sono inoltre tutta una lista di altre questioni sulle quali conserviamo opinioni diverse, dal sistema elettorale ai poteri della Giunta e del Consiglio, al ruolo dell'Assemblea delle Autonomie locali, alle cosiddette rappresentanze di genere. Ma - ha concluso - si tratta di aspetti che rimangono secondari rispetto al problema centrale: lo stravolgimento della specialità e lo snaturamento della sua identità.

(segue)