CR: nuovo Statuto, dibattito (12)
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Paolo Menis (Margh) ha affermato
che molte polemiche sullo Statuto sono state strumentali, la
Regione è luogo chiave di una nuova convivenza, il documento
interessa tutti coloro che operano per il rispetto della libertà
ed è un po' già storia, un po' nuovo impegno per tutti.
Paolo Ciani (AN) ha menzionato le radici del Friuli Venezia
Giulia, elemento per lui importantissimo; la nostra specialità
non si fonda sul fatto che si parla in quattro lingue, ma proprio
sulle nostre radici. Di questa bozza, che il presidente Illy - ha
ricordato - ha già detto sarà ritoccata, ai cittadini non importa
nulla perché il loro interesse va a cose più concrete.
Il primo comma dell'articolo 5 - ha detto Mirko Spazzapan (Margh)
- è quello che più ci rappresenta. In esso si afferma che la
Regione valorizza la diversità linguistica dei suoi cittadini,
diversità che è patrimonio di tutta la popolazione, anche di chi
una lingua non la usa, perché è comunque un suo patrimonio.
Nevio Alzetta (DS) ha ricordato che la strada della Convenzione
era stata indicata dalla Casa delle Libertà e che all'inizio
c'era intesa tra i Gruppi; poi c'è stato l'allontanamento
incomprensibile di FI, sino ad arrivare, in Aula, a parlare di
"avversari" rivolgendosi alla maggioranza. Anche sulle autonomie
locali, si è criticato tutto solo sulla base dell'appartenenza
politica. Sussidiarietà e adeguatezza sono i due principi sulla
base dei quali operare.
Claudio Violino (LN) ha affermato che lo Statuto arriva in un
momento in cui il Friuli è ai minimi storici quanto ad
istituzioni regionali, tant'è che la parola "Friuli" compare
pochissimo nel testo. In questi giorni, si deve arrivare a
chiarire cosa siano il Friuli, Trieste e la Venezia Giulia,
perché non si può accettare l'ibrido del friul-giuliano. Si sta
perdendo un'occasione storica per il Friuli, di cui altrimenti
non resterà che una mera espressione geografica.
Gina Fasan (UDC) ha affermato che l'impianto del documento non la
persuade perché si crede di aver risolto i problemi dando rango
di ministro al presidente della Regione quando deve parlare a
livello comunitario o a Roma del nostro territorio; si assiste,
invece, a un processo illusorio che ingabbia il Consiglio. Si
tende a modificare gli equilibri su cui si è retta sino ad oggi
la nostra specialità e la consigliera ha anticipato di aver
presentato un emendamento che riscrive l'autonomia.
(segue)