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CR: nuovo Statuto, dibattito (12)

24.01.2005
16:16
(ACON) Trieste, 24 gen - RC - Paolo Menis (Margh) ha affermato che molte polemiche sullo Statuto sono state strumentali, la Regione è luogo chiave di una nuova convivenza, il documento interessa tutti coloro che operano per il rispetto della libertà ed è un po' già storia, un po' nuovo impegno per tutti.

Paolo Ciani (AN) ha menzionato le radici del Friuli Venezia Giulia, elemento per lui importantissimo; la nostra specialità non si fonda sul fatto che si parla in quattro lingue, ma proprio sulle nostre radici. Di questa bozza, che il presidente Illy - ha ricordato - ha già detto sarà ritoccata, ai cittadini non importa nulla perché il loro interesse va a cose più concrete.

Il primo comma dell'articolo 5 - ha detto Mirko Spazzapan (Margh) - è quello che più ci rappresenta. In esso si afferma che la Regione valorizza la diversità linguistica dei suoi cittadini, diversità che è patrimonio di tutta la popolazione, anche di chi una lingua non la usa, perché è comunque un suo patrimonio.

Nevio Alzetta (DS) ha ricordato che la strada della Convenzione era stata indicata dalla Casa delle Libertà e che all'inizio c'era intesa tra i Gruppi; poi c'è stato l'allontanamento incomprensibile di FI, sino ad arrivare, in Aula, a parlare di "avversari" rivolgendosi alla maggioranza. Anche sulle autonomie locali, si è criticato tutto solo sulla base dell'appartenenza politica. Sussidiarietà e adeguatezza sono i due principi sulla base dei quali operare.

Claudio Violino (LN) ha affermato che lo Statuto arriva in un momento in cui il Friuli è ai minimi storici quanto ad istituzioni regionali, tant'è che la parola "Friuli" compare pochissimo nel testo. In questi giorni, si deve arrivare a chiarire cosa siano il Friuli, Trieste e la Venezia Giulia, perché non si può accettare l'ibrido del friul-giuliano. Si sta perdendo un'occasione storica per il Friuli, di cui altrimenti non resterà che una mera espressione geografica.

Gina Fasan (UDC) ha affermato che l'impianto del documento non la persuade perché si crede di aver risolto i problemi dando rango di ministro al presidente della Regione quando deve parlare a livello comunitario o a Roma del nostro territorio; si assiste, invece, a un processo illusorio che ingabbia il Consiglio. Si tende a modificare gli equilibri su cui si è retta sino ad oggi la nostra specialità e la consigliera ha anticipato di aver presentato un emendamento che riscrive l'autonomia.

(segue)