Statuto: dichiarazione conclusiva presidente Tesini
(ACON) Trieste, 01 feb - COM/MPB - Dichiarazione del presidente
Alessandro Tesini al termine del dibattito che ha portato il
Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ad approvare il
nuovo Statuto di autonomia.
"E' la prima volta, in 40 anni di vita, che il Consiglio
regionale vota lo Statuto della Regione. L'esito del voto non è
quello che si pensava quando, un anno fa, con la decisione di
istituire la Convenzione, abbiamo dato il via alla fase della
riscrittura dello Statuto, in un clima allora fortemente
convergente: convergenza durata fino al licenziamento del testo
in Convenzione.
Sul mutamento avvenuto in seguito non voglio qui soffermarmi. Non
mancheranno le occasioni per interrogarci e capire perché non
abbiamo saputo portare a termine questo sforzo in maniera
unitaria e d'altronde non è un problema solo nostro, come
dimostrano le vicende legate alle modifiche apportate dal
Parlamento alla Costituzione, con maggioranze più risicate nel
2001 e più ampie nel 2004.
Oggi, in questo clima politico, appare davvero difficile scrivere
assieme le regole. E questo è sicuramente un problema.
Ora voglio, però, sottolineare gli aspetti positivi, che sono
davvero molti. E di questo, sono certo, ci accorgeremo se non
subito nemmeno tanto in là nel tempo. Credo infatti che la
straordinarietà del lavoro di questi mesi produrrà effetti
virtuosi, in una stagione di riforme nella quale ci occuperemo di
legge statutaria, regolamento del Consiglio regionale,
ordinamento delle Autonomie Locali.
Sul piano del metodo, per il Consiglio regionale questi mesi sono
stati una vera palestra di confronto con la Comunità regionale. E
chi sostiene che questa materia e questi temi alla Comunità non
interessino dice una cosa falsa e ingenerosa, e ne offende
maturità e responsabilità.
Sul piano dei contenuti, se da un lato è vero che ci sono forti
divergenze, è altrettanto vero - e il dibattito lo ha dimostrato
- che c'è anche un'ampia condivisione.
Autenticamente sincera e piena è la soddisfazione per il lavoro
degli uffici, dell'intera struttura, degli esperti.
Dobbiamo essere fieri del nostro Consiglio regionale le cui
qualità e competenze sono note fuori dai confini regionali e da
tutti riconosciute.
Siamo giunti alla conclusione di una impresa che più di qualcuno
ha definito una 'avventura', in qualche caso venando
l'espressione di rammarico che il risultato, forse sognato
'eroico' e 'rivoluzionario', sia invece di compromesso.
Considero la riscrittura dello Statuto davvero un'impresa,
giocata fino in fondo e significativa sul piano formale e su
quello sostanziale.
Della forma, perché gli obiettivi fissati sono stati perseguiti
con metodo e disciplina, rispettando tempi funzionali alle tappe
successive: e volutamente dico metodo e disciplina perché queste
parole in Aula sono state pronunciate per definire lo stile del
nostro lavoro, attraverso la Convenzione prima, la Commissione
poi, e quindi l'Assemblea. Un impegno la cui formalità, però, non
è stata fine a sé stessa, un modo per sistemare la coscienza dopo
aver lanciato questa sfida della cui complessità eravamo tutti
consapevoli. Non si puntava cioè a una operazione di bandiera,
ovvero a dimostrare che la Regione sarebbe riuscita ad arrivare
al traguardo in tempo per passare la staffetta ad altre mani,
incurante delle tappe successive della maratona, la cui
conclusione è nei lavori parlamentari.
Nuove mani e nuove responsabilità accolgono ora questo lavoro, ma
vorrei dire che i nuovi attori non sono 'altro', non sono
soggetti estranei, tantomeno antagonisti. Saranno, invece, come
lo sono stati in passato, interlocutori costanti con i quali il
rapporto è sempre aperto.
E qui la forma si fa sostanza, poiché non possiamo chiamare
'fretta' quella che ci ha fatto muovere, ma consapevolezza di un
dovere e di una opportunità. L'opportunità, per la prima volta in
quarant'anni, dalla nascita della Regione, di poter - in virtù
delle modificazioni apportate alla Costituzione nazionale che
hanno introdotto un rapporto pattizio tra Stato e Regione -
proporre autonomamente un proprio testo di Statuto al Parlamento
che altrettanto in autonomia lo potrà approvare. Due autonomie,
dunque, e non due antagonismi. E quindi il dovere di dare corpo a
questa opportunità, affrontando le sfide del tempo presente.
La proposta che abbiamo votato è essenziale e asciutta, eppure
introduce aspetti innovativi che potranno manifestarsi pienamente
nelle fasi di successiva legiferazione e che vanno considerati un
patrimonio implicito a disposizione della classe politica e della
comunità regionale.
Ringrazio degli apprezzamenti che colleghi di diverse parti
politiche hanno formulato in merito alla conduzione di questo
lavoro e dello sforzo fatto nell'ultimo tratto, intorno
all'articolato, di migliorare i contenuti non rinunciando a
guardare l'orizzonte ideale, ma accettando il limite di una
mediazione che grazie al contributo di tutti, di volta in volta,
ha raggiunto il traguardo più avanzato possibile.
A mia volta esprimo soddisfazione e gratitudine per i robusti
richiami a valori importanti e alla necessità di tradurli in
principi generali e vincolanti senza tuttavia togliere dinamismo
a questo strumento di autogoverno.
Le nostre radici lontane e l'identità di una comunità multietnica
e multilingue, eppure unita e destinata comunque a considerare
ulteriori complessità di una società aperta; le diversità quali
elementi di specialità; le pari opportunità come espressione di
un diritto di cittadinanza; il rapporto con le autonomie locali,
la forma di governo..., sono tutti temi che ci hanno visto
fortemente dialettici e impegnati.
Personalmente non credo che si sia rinunciato a dare alla
politica il suo ruolo di scelte di prospettiva, in un tempo in
cui le istituzioni sono percepite lontane.
Il compito del Presidente del Consiglio regionale non finisce
qui. Fin da subito il lavoro continuerà, con determinazione e con
la consapevolezza che il testo approvato ha avuto sì la
maggioranza ma non la generalità dei consensi".