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Statuto: dichiarazione conclusiva presidente Tesini

01.02.2005
20:17
(ACON) Trieste, 01 feb - COM/MPB - Dichiarazione del presidente Alessandro Tesini al termine del dibattito che ha portato il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ad approvare il nuovo Statuto di autonomia.

"E' la prima volta, in 40 anni di vita, che il Consiglio regionale vota lo Statuto della Regione. L'esito del voto non è quello che si pensava quando, un anno fa, con la decisione di istituire la Convenzione, abbiamo dato il via alla fase della riscrittura dello Statuto, in un clima allora fortemente convergente: convergenza durata fino al licenziamento del testo in Convenzione.

Sul mutamento avvenuto in seguito non voglio qui soffermarmi. Non mancheranno le occasioni per interrogarci e capire perché non abbiamo saputo portare a termine questo sforzo in maniera unitaria e d'altronde non è un problema solo nostro, come dimostrano le vicende legate alle modifiche apportate dal Parlamento alla Costituzione, con maggioranze più risicate nel 2001 e più ampie nel 2004.

Oggi, in questo clima politico, appare davvero difficile scrivere assieme le regole. E questo è sicuramente un problema.

Ora voglio, però, sottolineare gli aspetti positivi, che sono davvero molti. E di questo, sono certo, ci accorgeremo se non subito nemmeno tanto in là nel tempo. Credo infatti che la straordinarietà del lavoro di questi mesi produrrà effetti virtuosi, in una stagione di riforme nella quale ci occuperemo di legge statutaria, regolamento del Consiglio regionale, ordinamento delle Autonomie Locali.

Sul piano del metodo, per il Consiglio regionale questi mesi sono stati una vera palestra di confronto con la Comunità regionale. E chi sostiene che questa materia e questi temi alla Comunità non interessino dice una cosa falsa e ingenerosa, e ne offende maturità e responsabilità.

Sul piano dei contenuti, se da un lato è vero che ci sono forti divergenze, è altrettanto vero - e il dibattito lo ha dimostrato - che c'è anche un'ampia condivisione.

Autenticamente sincera e piena è la soddisfazione per il lavoro degli uffici, dell'intera struttura, degli esperti. Dobbiamo essere fieri del nostro Consiglio regionale le cui qualità e competenze sono note fuori dai confini regionali e da tutti riconosciute.

Siamo giunti alla conclusione di una impresa che più di qualcuno ha definito una 'avventura', in qualche caso venando l'espressione di rammarico che il risultato, forse sognato 'eroico' e 'rivoluzionario', sia invece di compromesso. Considero la riscrittura dello Statuto davvero un'impresa, giocata fino in fondo e significativa sul piano formale e su quello sostanziale.

Della forma, perché gli obiettivi fissati sono stati perseguiti con metodo e disciplina, rispettando tempi funzionali alle tappe successive: e volutamente dico metodo e disciplina perché queste parole in Aula sono state pronunciate per definire lo stile del nostro lavoro, attraverso la Convenzione prima, la Commissione poi, e quindi l'Assemblea. Un impegno la cui formalità, però, non è stata fine a sé stessa, un modo per sistemare la coscienza dopo aver lanciato questa sfida della cui complessità eravamo tutti consapevoli. Non si puntava cioè a una operazione di bandiera, ovvero a dimostrare che la Regione sarebbe riuscita ad arrivare al traguardo in tempo per passare la staffetta ad altre mani, incurante delle tappe successive della maratona, la cui conclusione è nei lavori parlamentari.

Nuove mani e nuove responsabilità accolgono ora questo lavoro, ma vorrei dire che i nuovi attori non sono 'altro', non sono soggetti estranei, tantomeno antagonisti. Saranno, invece, come lo sono stati in passato, interlocutori costanti con i quali il rapporto è sempre aperto.

E qui la forma si fa sostanza, poiché non possiamo chiamare 'fretta' quella che ci ha fatto muovere, ma consapevolezza di un dovere e di una opportunità. L'opportunità, per la prima volta in quarant'anni, dalla nascita della Regione, di poter - in virtù delle modificazioni apportate alla Costituzione nazionale che hanno introdotto un rapporto pattizio tra Stato e Regione - proporre autonomamente un proprio testo di Statuto al Parlamento che altrettanto in autonomia lo potrà approvare. Due autonomie, dunque, e non due antagonismi. E quindi il dovere di dare corpo a questa opportunità, affrontando le sfide del tempo presente.

La proposta che abbiamo votato è essenziale e asciutta, eppure introduce aspetti innovativi che potranno manifestarsi pienamente nelle fasi di successiva legiferazione e che vanno considerati un patrimonio implicito a disposizione della classe politica e della comunità regionale.

Ringrazio degli apprezzamenti che colleghi di diverse parti politiche hanno formulato in merito alla conduzione di questo lavoro e dello sforzo fatto nell'ultimo tratto, intorno all'articolato, di migliorare i contenuti non rinunciando a guardare l'orizzonte ideale, ma accettando il limite di una mediazione che grazie al contributo di tutti, di volta in volta, ha raggiunto il traguardo più avanzato possibile.

A mia volta esprimo soddisfazione e gratitudine per i robusti richiami a valori importanti e alla necessità di tradurli in principi generali e vincolanti senza tuttavia togliere dinamismo a questo strumento di autogoverno.

Le nostre radici lontane e l'identità di una comunità multietnica e multilingue, eppure unita e destinata comunque a considerare ulteriori complessità di una società aperta; le diversità quali elementi di specialità; le pari opportunità come espressione di un diritto di cittadinanza; il rapporto con le autonomie locali, la forma di governo..., sono tutti temi che ci hanno visto fortemente dialettici e impegnati.

Personalmente non credo che si sia rinunciato a dare alla politica il suo ruolo di scelte di prospettiva, in un tempo in cui le istituzioni sono percepite lontane.

Il compito del Presidente del Consiglio regionale non finisce qui. Fin da subito il lavoro continuerà, con determinazione e con la consapevolezza che il testo approvato ha avuto sì la maggioranza ma non la generalità dei consensi".