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CR: legge immigrati, fine lavori (9)

16.02.2005
19:23
(ACON) Trieste, 16 feb - RC - Legge non esaustiva ma di coraggio, legata ai parametri di quella nazionale - così Giancarlo Tonutti (Margh) - e che prevede solo 3 milioni di euro di finanziamento, pochissimo per il fenomeno che va a trattare. Certo non si deve esagerare, ma il pericolo è che si utilizzino questi problemi in modo ideologico, per ottenere consensi politici. Oggi stiamo predisponendo strumenti di intervento, ma c'è chi vuole omettere il merito di persone, di associazioni, che su questo fronte lavorano da decenni senza chiedere nulla in cambio.

Bruna Zorzini (PDCI) ha ricordato come anche la nostra sia stata una terra di emigranti e come furono trattati i nostri corregionali all'estero. Ha poi accusato la Casa delle Libertà di non essere collaborativa e ha sottolineato che la nostra Regione non ha potere di ordine pubblico, ma le associazioni possono lavorare per eliminare gli ostacoli all'inserimento degli immigrati nella vita sociale e lavorativa, persone spesso solo sfruttate e senza pari diritti.

Non è una legge di Rifondazione comunista, ma della maggioranza compatta, compattezza che è mancata e manca al centro-destra, impedendogli di arrivare prima di noi a questa norma - così Tamara Blazina (DS). Si danno agli immigrati gli strumenti per vivere in questa società con pari dignità; non servizi separati, ma la possibilità di usare quanto già presente sul territorio. La parte di questa legge che riguarda la mediazione culturale e l'istruzione è molto importante e permette di fare un salto di qualità, considerandole una ricchezza per tutti.

Isidoro Gottardo (FI) ha detto che nella nostra regione non ci sono fenomeni di intolleranza gravi e che siamo una società aperta. La prima preoccupazione deve essere di mantenere questo equilibrio e far sì che non aumenti la criminalità magari causata da chi è costretto a rubare perché non ha soldi per mangiare. Ecco perché la legge serve, ma deve essere equa e spiegabile a un giovane che viene a chiedere aiuto per una casa, un lavoro. Non è, poi, accettabile si crei un Albo delle associazioni per gli immigrati che dipenda dalle decisioni non di un organo collegiale, ma di un singolo assessore.

La legge, per Mauro Travanut (DS), mette in evidenza due correnti di pensiero: il centro-destra celebra l'identità, il centro-sinistra guarda all'identità, ma vede anche la ricchezza dell'altro. Con questa norma si riconoscono i problemi delle fasce meno protette e quindi si risponde alle diverse necessità attraverso la presenza delle istituzioni. Regione, Enti locali e associazioni utilizzano al meglio una sussidiarietà orizzontale che negli ultimi anni ha già manifestato diversi momenti di significativa presenza nel nostro territorio.

Per Paolo Menis (Margh) si vuole proporre una legge che renda stabili gli interventi del passato. Ha, quindi, sottolineato i posti di lavoro ormai occupati solo dagli extracomunitari e la paura che nasce dal parlare con loro solo perché non li conosciamo veramente. Approvare questa legge é una sfida culturale; l'accoglienza è un'occasione di civiltà e di pace da non lasciarsi sfuggire, per superare la diffidenza e riuscire a parlare degli immigrati quale risorsa aggiunta.

Fulvio Follegot (LN) ha rimarcato che per fare una legge ci vuole un quadro complessivo della situazione,invece i dati resi noti dalla maggioranza non sono veritieri: si affermano 52mila immigrati quando la Caritas ne sostiene oltre 70mila. E le cifre fanno la differenza quando si tratta di decidere che approccio avere verso un problema, a chi dare i contributi quando i soldi scarseggiano, dove allocare le risorse. Si deve tener conto anche del tasso di natalità e dell'invecchiamento della nostra popolazione, cosa che non si fa, a favore di una politica volta solo all'immigrato. La legge Bossi-Fini non è attuata, ma bypassata. Bisognerebbe capire quanti sono i regolari e quanti gli irregolari, senza alcun razzismo.

I lavori sono terminati; riprenderanno domani mattina a partire dalle ore 10.00.

(fine)