CR: legge immigrati, fine lavori (9)
(ACON) Trieste, 16 feb - RC - Legge non esaustiva ma di
coraggio, legata ai parametri di quella nazionale - così
Giancarlo Tonutti (Margh) - e che prevede solo 3 milioni di euro
di finanziamento, pochissimo per il fenomeno che va a trattare.
Certo non si deve esagerare, ma il pericolo è che si utilizzino
questi problemi in modo ideologico, per ottenere consensi
politici. Oggi stiamo predisponendo strumenti di intervento, ma
c'è chi vuole omettere il merito di persone, di associazioni, che
su questo fronte lavorano da decenni senza chiedere nulla in
cambio.
Bruna Zorzini (PDCI) ha ricordato come anche la nostra sia stata
una terra di emigranti e come furono trattati i nostri
corregionali all'estero. Ha poi accusato la Casa delle Libertà di
non essere collaborativa e ha sottolineato che la nostra Regione
non ha potere di ordine pubblico, ma le associazioni possono
lavorare per eliminare gli ostacoli all'inserimento degli
immigrati nella vita sociale e lavorativa, persone spesso solo
sfruttate e senza pari diritti.
Non è una legge di Rifondazione comunista, ma della maggioranza
compatta, compattezza che è mancata e manca al centro-destra,
impedendogli di arrivare prima di noi a questa norma - così
Tamara Blazina (DS). Si danno agli immigrati gli strumenti per
vivere in questa società con pari dignità; non servizi separati,
ma la possibilità di usare quanto già presente sul territorio. La
parte di questa legge che riguarda la mediazione culturale e
l'istruzione è molto importante e permette di fare un salto di
qualità, considerandole una ricchezza per tutti.
Isidoro Gottardo (FI) ha detto che nella nostra regione non ci
sono fenomeni di intolleranza gravi e che siamo una società
aperta. La prima preoccupazione deve essere di mantenere questo
equilibrio e far sì che non aumenti la criminalità magari causata
da chi è costretto a rubare perché non ha soldi per mangiare.
Ecco perché la legge serve, ma deve essere equa e spiegabile a un
giovane che viene a chiedere aiuto per una casa, un lavoro. Non
è, poi, accettabile si crei un Albo delle associazioni per gli
immigrati che dipenda dalle decisioni non di un organo
collegiale, ma di un singolo assessore.
La legge, per Mauro Travanut (DS), mette in evidenza due correnti
di pensiero: il centro-destra celebra l'identità, il
centro-sinistra guarda all'identità, ma vede anche la ricchezza
dell'altro. Con questa norma si riconoscono i problemi delle
fasce meno protette e quindi si risponde alle diverse necessità
attraverso la presenza delle istituzioni. Regione, Enti locali e
associazioni utilizzano al meglio una sussidiarietà orizzontale
che negli ultimi anni ha già manifestato diversi momenti di
significativa presenza nel nostro territorio.
Per Paolo Menis (Margh) si vuole proporre una legge che renda
stabili gli interventi del passato. Ha, quindi, sottolineato i
posti di lavoro ormai occupati solo dagli extracomunitari e la
paura che nasce dal parlare con loro solo perché non li
conosciamo veramente. Approvare questa legge é una sfida
culturale; l'accoglienza è un'occasione di civiltà e di pace da
non lasciarsi sfuggire, per superare la diffidenza e riuscire a
parlare degli immigrati quale risorsa aggiunta.
Fulvio Follegot (LN) ha rimarcato che per fare una legge ci vuole
un quadro complessivo della situazione,invece i dati resi noti
dalla maggioranza non sono veritieri: si affermano 52mila
immigrati quando la Caritas ne sostiene oltre 70mila. E le cifre
fanno la differenza quando si tratta di decidere che approccio
avere verso un problema, a chi dare i contributi quando i soldi
scarseggiano, dove allocare le risorse. Si deve tener conto anche
del tasso di natalità e dell'invecchiamento della nostra
popolazione, cosa che non si fa, a favore di una politica volta
solo all'immigrato. La legge Bossi-Fini non è attuata, ma
bypassata. Bisognerebbe capire quanti sono i regolari e quanti
gli irregolari, senza alcun razzismo.
I lavori sono terminati; riprenderanno domani mattina a partire
dalle ore 10.00.
(fine)