UDC: il no di Molinaro alla legge sullo studio universitario
(ACON) Trieste, 05 apr - COM/AB - "E' l'ennesimo tentativo di
instaurare un neocentralismo regionale anche nella delicata
gestione del diritto allo studio universitario, negando il ruolo
dei Comuni e con una palese penalizzazione di tutte quelle
istituzioni del privato sociale che sino a oggi hanno garantito
ospitalità qualificata agli studenti, sia a Udine, sia a Trieste.
Decisamente un'occasione perduta".
Commenta così il voto contrario espresso sulla proposta di legge
approvata in Commissione il capogruppo UDC Roberto Molinaro.
"Una legge fortemente voluta e condizionata dalle diverse
sinistre presenti in Consiglio, con buona pace della Margherita -
precisa il capogruppo UDC - perché sono stati negati quei
principi, e in particolare la sussidiarietà istituzionale e
sociale, dei quali ogni giorno essi stessi si riempiono la
bocca".
"Nessun riconoscimento al ruolo dei Collegi universitari, con un
passo indietro rispetto all'attuale legge che assicura erogazioni
economiche predefinite - precisa Molinaro - e un velleitario
tentativo di affidare a una conferenza regionale la soluzione
alle diversità di servizi nel territorio, e quindi alle disparità
di trattamento degli studenti, nascondendo una incapacità di
decidere su una diversa articolazione delle responsabilità in
materia di diritto allo studio".
"Non si è voluto che i Sindaci sedessero in via permanente né
nella Conferenza stessa, né nei Consigli di amministrazione degli
Erdisu, evitando così l'indispensabile raccordo e radicamento
delle azioni in favore degli studenti nelle diverse realtà
locali, evitando l'estraneità delle Università rispetto alle
stesse. Si è voluto evitare, poi, l'intervento dei rettori delle
Università nelle procedure di nomina del presidente degli Erdisu
- precisa il consigliere centrista - unilateralmente, senza alcun
espresso accordo con le Università stesse".
"Decisamente un'occasione perduta per il legislatore regionale -
conclude Molinaro - dato che le minime novità introdotte non
giustificano la sostituzione della buona legge oggi in vigore che
sta funzionando da quasi quindici anni".