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UDC: il no di Molinaro alla legge sullo studio universitario

05.04.2005
18:28
(ACON) Trieste, 05 apr - COM/AB - "E' l'ennesimo tentativo di instaurare un neocentralismo regionale anche nella delicata gestione del diritto allo studio universitario, negando il ruolo dei Comuni e con una palese penalizzazione di tutte quelle istituzioni del privato sociale che sino a oggi hanno garantito ospitalità qualificata agli studenti, sia a Udine, sia a Trieste. Decisamente un'occasione perduta".

Commenta così il voto contrario espresso sulla proposta di legge approvata in Commissione il capogruppo UDC Roberto Molinaro.

"Una legge fortemente voluta e condizionata dalle diverse sinistre presenti in Consiglio, con buona pace della Margherita - precisa il capogruppo UDC - perché sono stati negati quei principi, e in particolare la sussidiarietà istituzionale e sociale, dei quali ogni giorno essi stessi si riempiono la bocca".

"Nessun riconoscimento al ruolo dei Collegi universitari, con un passo indietro rispetto all'attuale legge che assicura erogazioni economiche predefinite - precisa Molinaro - e un velleitario tentativo di affidare a una conferenza regionale la soluzione alle diversità di servizi nel territorio, e quindi alle disparità di trattamento degli studenti, nascondendo una incapacità di decidere su una diversa articolazione delle responsabilità in materia di diritto allo studio".

"Non si è voluto che i Sindaci sedessero in via permanente né nella Conferenza stessa, né nei Consigli di amministrazione degli Erdisu, evitando così l'indispensabile raccordo e radicamento delle azioni in favore degli studenti nelle diverse realtà locali, evitando l'estraneità delle Università rispetto alle stesse. Si è voluto evitare, poi, l'intervento dei rettori delle Università nelle procedure di nomina del presidente degli Erdisu - precisa il consigliere centrista - unilateralmente, senza alcun espresso accordo con le Università stesse".

"Decisamente un'occasione perduta per il legislatore regionale - conclude Molinaro - dato che le minime novità introdotte non giustificano la sostituzione della buona legge oggi in vigore che sta funzionando da quasi quindici anni".