UDC: Molinaro, il no alla legge sulle risorse idriche
(ACON) Trieste, 05 mag - COM/AB - "Anche se penultima tra le
Regioni italiane, la prossima legge regionale per la disciplina
del servizio idrico integrato non sarà adeguata alle esigenze del
Friuli Venezia Giulia, un territorio piccolo sì, ma dotato
adeguatamente della risorsa acqua e di numerose e significative
realtà di gestione della stessa. Sarà l'ennesima occasione persa
per una maggioranza, quella di Illy e di Intesa Democratica, ogni
giorno più autoreferenziale, prolifica di annunci dietro ai quali
il più delle volte c'è poco o nulla e tutta intenta a trovare le
mediazioni tra le sue inconciliabili anime".
Spiega così il consigliere regionale Roberto Molinaro (UDC) il
voto contrario espresso in Commissione sulla nuova disciplina per
il servizio idrico integrato.
"La salvaguardia del bene acqua e la garanzia della sua
disponibilità qualitativa e quantitativa per tutti i cittadini è
una priorità assoluta per ogni comunità civile - sottolinea
l'esponente centrista - e per questo, come UDC, avevamo
sviluppato un ampio e qualificato dibattito, ricercando il
contributo di esperti e operatori del settore che avevano
puntualmente evidenziato le carenze del disegno di legge
dell'assessore Moretton che, nonostante ampie consultazioni e un
centinaio di emendamenti elaborati in primis dalla stessa
maggioranza, sono in parte rimaste ancora da superare, se
l'obiettivo è perseguire gli interessi generali della comunità
regionale".
"Si è voluto confermare la prospettiva di un unico ambito
territoriale regionale a medio termine - precisa il consigliere
Molinaro - come scelta della Regione dall'alto e con una
tempistica prestabilita e non come decisione condivisa dalle
quattro Autorità d'ambito che vedono, fin dall'origine, limitato
il loro mandato, con le inevitabili ricadute negative sulle
gestioni e quindi sulle tariffe che i cittadini saranno chiamati
a pagare".
"In secondo luogo, l'individuazione di zone territoriali omogenee
e delle relative rappresentanze elettive per l'area dei pozzi e
per la montagna, non sarà di nessun vantaggio nella
riorganizzazione del sistema, perché nulla potranno decidere
autonomamente, avendo un ruolo meramente consultivo".
"Nelle future decisioni per le riorganizzazioni dei servizi, per
i nuovi investimenti e per le nuove tariffe, inevitabilmente più
alte di quelle ora in vigore, i Comuni minori conteranno ben poco
- precisa ulteriormente il consigliere dell'UDC - dal momento che
le decisioni saranno assunte a maggioranza delle quote di
rappresentanza e dei soggetti costituenti l'ambito, mentre quorum
più alti, almeno per talune decisioni, sarebbero stati opportuni
per un cambiamento che non sarà indolore né per le casse
pubbliche, né per il portafoglio dei contribuenti".
"Non è stata, poi, compiutamente definita la questione dei pozzi
presenti in buona parte dell'area sud del territorio regionale,
per rincorrere il populismo non lungimirante dei comitati -
precisa Molinaro - perché non basta statuire che i titolari
dell'approvvigionamento dovranno corrispondere solo la tariffa
relativa alle fognature e alla depurazione e che l'ARPA dovrà
esercitare un monitoraggio periodico dei corpi idrici sotterranei
e superficiali, in quanto l'accertamento dell'uso potabile
dell'acqua resta a carico e alla responsabilità del soggetto
titolare del singolo pozzo, secondo le precisazioni dell'Azienda
sanitaria; ma soprattutto non è stata prevista nessuna regola
affinché le decine di migliaia di captazioni per uso domestico
ora esistenti facciano parte a pieno titolo del sistema idrico
integrato. Le conseguenze si vedranno alle prime avvisaglie di
materiali inquinanti, quando tornerà di attualità la
realizzazione di nuove reti acquedottistiche".