PRC: il no alla mozione di solidarietà a Paola Del Din
(ACON) Trieste, 26 mag - COM/AB - Sulla mozione di solidarietà
a Paola Del Din sono intervenuti, con una nota, i consiglieri
regionali del PRC Kristian Franzil, Igor Canciani e Pio de
Angelis.
In Aula - sottolineano - abbiamo sentito di tutto, ma tutto fuori
luogo se non strumentale. La mozione presentata dalle minoranze,
e anche alcuni degli interventi, sostanzialmente mistificano la
realtà dei fatti avvenuti il 25 aprile a Udine. Vanno ribadite,
quindi, almeno due cose:
non è vero che la contestazione alla Del Din riguardava la sua
appartenenza alle formazioni Osoppo (che grazie ad Asquini
abbiamo scoperto essere resistenza moderata);
non è vero che si è trattato di uno sgarbo promosso da quattro
ragazzetti ignoranti.
Il merito della questione, che non si è voluto affrontare,
riguarda il giudizio da dare, da un punto di vista storico e
politico, su Gladio. La contestazione riguardava questo, solo
questo, pur con tutte le implicazioni del caso. Era perciò -
aggiungono Franzil, Canciani e De Angelis - una presa di
posizione politica, sostenuta da Rifondazione Comunista,
sull'inopportunità di far intervenire, in un'occasione così
importante come il 60° della Liberazione, una persona che si
fregia di presiedere l'Associazione "Stay behind" e comunque il
ribadire la nostra condanna dei fini e dei metodi di
quell'organizzazione, sicuramente lontani dai valori della
democrazia.
Ciò che non accettiamo - concludono i consiglieri del PRC - sono
i toni usati in Aula, soprattutto da Gottardo e Valenti. La
nostra storia sta tutta nella difesa dei valori della Resistenza
e della Costituzione che da essa è nata. Proprio per questo
crediamo che il diritto primario conquistato con la lotta di
Liberazione sia il diritto al dissenso, non a essere d'accordo.
Anche una visione diversa può e deve essere accettata, magari
promuovendo un dibattito e non ingiurie. Abbiamo quindi votato
contro la mozione della minoranza, ma anche a quella presentata
da alcuni esponenti della maggioranza, perché accettava lo stesso
terreno e in qualche maniera ne sosteneva le ragioni.