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PRC: il no alla mozione di solidarietà a Paola Del Din

26.05.2005
15:39
(ACON) Trieste, 26 mag - COM/AB - Sulla mozione di solidarietà a Paola Del Din sono intervenuti, con una nota, i consiglieri regionali del PRC Kristian Franzil, Igor Canciani e Pio de Angelis.

In Aula - sottolineano - abbiamo sentito di tutto, ma tutto fuori luogo se non strumentale. La mozione presentata dalle minoranze, e anche alcuni degli interventi, sostanzialmente mistificano la realtà dei fatti avvenuti il 25 aprile a Udine. Vanno ribadite, quindi, almeno due cose:

non è vero che la contestazione alla Del Din riguardava la sua appartenenza alle formazioni Osoppo (che grazie ad Asquini abbiamo scoperto essere resistenza moderata);

non è vero che si è trattato di uno sgarbo promosso da quattro ragazzetti ignoranti.

Il merito della questione, che non si è voluto affrontare, riguarda il giudizio da dare, da un punto di vista storico e politico, su Gladio. La contestazione riguardava questo, solo questo, pur con tutte le implicazioni del caso. Era perciò - aggiungono Franzil, Canciani e De Angelis - una presa di posizione politica, sostenuta da Rifondazione Comunista, sull'inopportunità di far intervenire, in un'occasione così importante come il 60° della Liberazione, una persona che si fregia di presiedere l'Associazione "Stay behind" e comunque il ribadire la nostra condanna dei fini e dei metodi di quell'organizzazione, sicuramente lontani dai valori della democrazia.

Ciò che non accettiamo - concludono i consiglieri del PRC - sono i toni usati in Aula, soprattutto da Gottardo e Valenti. La nostra storia sta tutta nella difesa dei valori della Resistenza e della Costituzione che da essa è nata. Proprio per questo crediamo che il diritto primario conquistato con la lotta di Liberazione sia il diritto al dissenso, non a essere d'accordo. Anche una visione diversa può e deve essere accettata, magari promuovendo un dibattito e non ingiurie. Abbiamo quindi votato contro la mozione della minoranza, ma anche a quella presentata da alcuni esponenti della maggioranza, perché accettava lo stesso terreno e in qualche maniera ne sosteneva le ragioni.