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Pari opportunità: appello per liberazione Clementina Cantoni

01.06.2005
10:14
(ACON) Trieste, 01 giu - COM/AB - La Commissione regionale pari opportunità del Friuli Venezia Giulia ha adottato all'unanimità il seguente documento sulla condizione delle donne afgane, che contiene anche un appello per la liberazione di Clementina Cantoni.

"Chiediamo che ogni sforzo possibile venga messo in atto per la liberazione di Clementina Cantoni e che le condizioni minime di sicurezza vengano garantite a tutti i civili afgani, donne uomini e bambini, in questo momento gravemente minacciati dalle condizioni di insicurezza e miseria in cui versa il Paese. Clementina Cantoni è a Kabul da tre anni, attiva in un progetto a favore delle vedove afghane, ormai migliaia in quel Paese. L'Afghanistan, attraversato da 25 anni di guerra e in cui per questi lunghi anni le possibilità di lavoro sono state garantite quasi esclusivamente dall'economia di guerra, presenta un tasso di analfabetismo che raggiunge l'87%, per la maggioranza costituito da donne.Molte associazioni afgane, e di recente Amnesty International, non hanno mai smesso di denunciare, inascoltati, quali siano le reali condizioni delle donne nel Paese, ben diverse da quelle propagandate dai governi e dai media occidentali, in particolare dai Paesi che hanno sostenuto la guerra in Afghanistan. Ogni giorno le donne afgane rischiano di essere sequestrate, stuprate, costrette a un matrimonio precoce o barattate per sanare liti o debiti; subiscono discriminazione da parte di ogni settore della società e delle autorità, senza che vi siano reazioni di alcun tipo. Le indagini sulle denunce di aggressioni, stupri, omicidi o suicidi di donne non sono né costanti né sistematiche e poche di esse danno luogo a procedimenti; paradossalmente proprio il burka, la cui eliminazione è stata uno dei motivi per l'intervento occidentale in Afghanistan, sembra oggi continuare a offrire alle donne una protezione". "Centinaia di donne e bambine - conclude il documento - continuano infatti a subire abusi da parte di padri, mariti, fratelli, uomini armati, sistemi di giustizia paralleli e delle stesse istituzioni statali come la polizia e gli organi giudiziari. È stato riscontrato un aumento del numero di matrimoni forzati e in alcuni casi le donne che volevano fuggire da questo destino hanno preferito suicidarsi, dandosi fuoco. In vista delle prossime elezioni, le donne delle ONG afgane hanno firmato e sottoposto al presidente Karzai un appello affinché mantenga le promesse fatte riguardo alle garanzie minime di sicurezza per le afgane".