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UDC: Molinaro e Fasan su legge risorse idriche

01.06.2005
16:02
(ACON) Trieste, 01 giu - COM/AB - "La legge regionale per la disciplina del servizio idrico integrato approvata dal Consiglio regionale non è adeguata alle esigenze del Friuli Venezia Giulia, avvierà un processo di riorganizzazione lungo e faticoso, con una unica certezza: i cittadini pagheranno di più l'acqua che consumano e la disponibilità della stessa non sarà assicurata a tutti i cittadini alle stesse condizioni, con disparità inaccettabili".

Spiegano così i consiglieri regionali dell' UDC Roberto Molinaro e Gina Fasan il voto contrario sulla nuova disciplina relativa al servizio idrico integrato. "La salvaguardia del bene acqua e la garanzia della sua disponibilità qualitativa e quantitativa per tutti i cittadini è una priorità assoluta per ogni comunità civile - sottolineano gli esponenti centristi - e per questo, come UDC, avvalendoci del supporto di esperti del settore, avevamo puntualmente evidenziato le carenze del disegno di legge dell'assessore Moretton che, nonostante ampie consultazioni e gli emendamenti approvati su proposta della stessa maggioranza, sono in parte rimaste ancora da superare, rinunciando a perseguire gli interessi generali della comunità regionale".

"Si è voluto confermare la previsione di un unico ambito territoriale regionale a medio termine - precisano i consiglieri Molinaro e Fasan - come scelta della Regione dall'alto e con una tempistica prestabilita e non come decisione condivisa dalle quattro autorità d'ambito, che si istituiscono da subito e che vedono, fin dall'origine, limitato temporalmente il loro mandato, con le inevitabili ricadute negative sulle tariffe che i cittadini saranno chiamati a pagare. Questo perché gli investimenti devono essere pagati in un arco di tempo ristretto e non nel medio-lungo periodo".

"In secondo luogo, l'individuazione di zone territoriali omogenee e della relativa rappresentanza elettiva in particolare per l'area dei pozzi e per la montagna, non sarà di nessun vantaggio nella riorganizzazione del sistema, perché quelle zone nulla potranno decidere autonomamente, avendo un ruolo meramente consultivo all'interno dell'Assemblea d'ambito".

"Nelle future decisioni per le riorganizzazioni dei servizi, per i nuovi investimenti e per le nuove tariffe, inevitabilmente più alte di quelle ora in vigore, i Comuni minori, e anche quelli della Bassa Friulana e della montagna, conteranno ben poco - precisano ulteriormente i due consiglieri centristi - dal momento che le decisioni saranno assunte a maggioranza delle quote di rappresentanza e dei soggetti costituenti l'ambito, mentre quorum più alti e con la presenza di quei Comuni, almeno per talune decisioni, sarebbero stati necessari per contare in un cambiamento che non sarà indolore, né per le casse pubbliche, né per il portafoglio dei contribuenti".

"Non è stata, poi, compiutamente risolta la questione dei pozzi presenti, per aver voluto rincorrere il non lungimirante populismo dei comitati - precisano Molinaro e Fasan - perché non basta statuire che i titolari dell'approvvigionamento dovranno corrispondere solo la tariffa relativa alle fognature e alla depurazione e che l'ARPA dovrà esercitare un monitoraggio periodico dei corpi idrici sotterranei e superficiali, in quanto l'accertamento dell'uso potabile dell'acqua resta a carico e nella responsabilità del soggetto titolare del singolo pozzo, secondo le prescrizioni dell'Azienda sanitaria. Ma soprattutto non è stato previsto che le decine di migliaia di captazioni per uso domestico ora esistenti facciano parte definitivamente del sistema idrico integrato. La conseguenza si vedrà alle prime avvisaglie di inquinamento, quando tornerà di attualità e a furor di popolo la richiesta di completamento delle reti acquedottistiche anche nella Bassa Friulana, con spesa a carico delle tariffe e, quindi, dei cittadini".