UDC: Molinaro e Fasan su legge risorse idriche
(ACON) Trieste, 01 giu - COM/AB - "La legge regionale per la
disciplina del servizio idrico integrato approvata dal Consiglio
regionale non è adeguata alle esigenze del Friuli Venezia Giulia,
avvierà un processo di riorganizzazione lungo e faticoso, con una
unica certezza: i cittadini pagheranno di più l'acqua che
consumano e la disponibilità della stessa non sarà assicurata a
tutti i cittadini alle stesse condizioni, con disparità
inaccettabili".
Spiegano così i consiglieri regionali dell' UDC Roberto Molinaro
e Gina Fasan il voto contrario sulla nuova disciplina relativa al
servizio idrico integrato.
"La salvaguardia del bene acqua e la garanzia della sua
disponibilità qualitativa e quantitativa per tutti i cittadini è
una priorità assoluta per ogni comunità civile - sottolineano gli
esponenti centristi - e per questo, come UDC, avvalendoci del
supporto di esperti del settore, avevamo puntualmente evidenziato
le carenze del disegno di legge dell'assessore Moretton che,
nonostante ampie consultazioni e gli emendamenti approvati su
proposta della stessa maggioranza, sono in parte rimaste ancora
da superare, rinunciando a perseguire gli interessi generali
della comunità regionale".
"Si è voluto confermare la previsione di un unico ambito
territoriale regionale a medio termine - precisano i consiglieri
Molinaro e Fasan - come scelta della Regione dall'alto e con una
tempistica prestabilita e non come decisione condivisa dalle
quattro autorità d'ambito, che si istituiscono da subito e che
vedono, fin dall'origine, limitato temporalmente il loro mandato,
con le inevitabili ricadute negative sulle tariffe che i
cittadini saranno chiamati a pagare. Questo perché gli
investimenti devono essere pagati in un arco di tempo ristretto e
non nel medio-lungo periodo".
"In secondo luogo, l'individuazione di zone territoriali omogenee
e della relativa rappresentanza elettiva in particolare per
l'area dei pozzi e per la montagna, non sarà di nessun vantaggio
nella riorganizzazione del sistema, perché quelle zone nulla
potranno decidere autonomamente, avendo un ruolo meramente
consultivo all'interno dell'Assemblea d'ambito".
"Nelle future decisioni per le riorganizzazioni dei servizi, per
i nuovi investimenti e per le nuove tariffe, inevitabilmente più
alte di quelle ora in vigore, i Comuni minori, e anche quelli
della Bassa Friulana e della montagna, conteranno ben poco -
precisano ulteriormente i due consiglieri centristi - dal momento
che le decisioni saranno assunte a maggioranza delle quote di
rappresentanza e dei soggetti costituenti l'ambito, mentre quorum
più alti e con la presenza di quei Comuni, almeno per talune
decisioni, sarebbero stati necessari per contare in un
cambiamento che non sarà indolore, né per le casse pubbliche, né
per il portafoglio dei contribuenti".
"Non è stata, poi, compiutamente risolta la questione dei pozzi
presenti, per aver voluto rincorrere il non lungimirante
populismo dei comitati - precisano Molinaro e Fasan - perché non
basta statuire che i titolari dell'approvvigionamento dovranno
corrispondere solo la tariffa relativa alle fognature e alla
depurazione e che l'ARPA dovrà esercitare un monitoraggio
periodico dei corpi idrici sotterranei e superficiali, in quanto
l'accertamento dell'uso potabile dell'acqua resta a carico e
nella responsabilità del soggetto titolare del singolo pozzo,
secondo le prescrizioni dell'Azienda sanitaria. Ma soprattutto
non è stato previsto che le decine di migliaia di captazioni per
uso domestico ora esistenti facciano parte definitivamente del
sistema idrico integrato. La conseguenza si vedrà alle prime
avvisaglie di inquinamento, quando tornerà di attualità e a furor
di popolo la richiesta di completamento delle reti
acquedottistiche anche nella Bassa Friulana, con spesa a carico
delle tariffe e, quindi, dei cittadini".