CR: no mozione CdL accesso agli atti, fine lavori (10)
(ACON) Trieste, 01 giu - RC - La mozione sul diritto di accesso
agli atti è stata respinta con i voti contrari di Intesa
Democratica e con i sì di FI, LN, AN e Salvador (Misto).
Così il dibattito prima del voto:
Roberto Asquini (FI): la nuova impalcatura della struttura
regionale, per quanto riguarda le partecipate regionali e la loro
unione in una holding, rischia di diventare un freno al controllo
del denaro pubblico. Non si tratta di introdurre nuovi criteri di
chiarezza, ma di regolamentare il diritto d'accesso per garantire
i cittadini e non vi sia un intasamento delle procedure; c'è
necessità di trasparenza.
Renzo Petris (DS): sulla partecipazione della Regione alle
società, essa non deve essere considerata diversamente da un
soggetto privato e questo limita il diritto generale di accesso
del controllo, anche sulla base della legge nazionale 241/1990 e
ripreso dalle nostre leggi regionali. Non ci deve, poi, essere un
trattamento differente tra il consigliere eletto dal popolo e il
privato che ha quota parte nella società. Gli atti dei CdA sono
sempre controllabili e si tutela sempre il diritto di accesso
verso la società madre.
Maurizio Paselli (Citt): rivendico a ID la cultura della
trasparenza e dell'accesso, infatti a nessuno è negato l'accesso
a qualsivoglia atto. Il problema non è questo, ma quello del
controllo, specie verso società importanti e a partecipazione
regionale. Condividiamo la necessità di riempire il vuoto
legislativo con una proposta di legge per valutare le azioni che
queste aziende compiono, incluso verificare a posteriori se hanno
adempiuto al mandato loro affidato.
Massimo Blasoni (FI): per noi consiglieri regionali c'è la
sensazione che non è sempre facile esercitare il potere del
controllo: ad esempio le Commissioni consiliari sempre più di
rado esprimono i loro pareri e gli assessori regionali sono degli
"esterni". C'è una discrasia troppo forte tra il Consiglio e chi
decide, e quest'ultimo pare espressione di un'oligarchia. Ci
vogliono regole comuni per un controllo da parte tanto della
maggioranza quanto della minoranza.
Maurizio Salvador (Misto): i rapporti semestrali non sono la
soluzione al controllo di una holding. Abbiamo bisogno di
conoscere le delibere della Giunta e, grazie all'informatica,
oggi ciò avviene nel giro di un paio di giorni, ma più di un anno
fa avevo chiesto con un ordine del giorno, accolto dal presidente
Illy, di avere non solo l'accesso agli atti amministrativi, ma
anche ai decreti dei direttori generali entro 10 giorni dalla
loro emanazione, dovere al quale però la Giunta non ha ancora
adempiuto.
Piero Camber (FI): non trovo tutta la trasparenza sbandierata
dalla maggioranza, mi è capitato di persona non trovarla ad
esempio con documenti chiesti ad Autovie Venete, verso la quale
ho dovuto fare un atto di diffida presso l'autorità giudiziaria;
questo è un atteggiamento che deve finire.
Gaetano Valenti (FI): non ci saranno veri controllori perché
anche questi, vedi il collegio dei revisori dei conti, saranno
nominati dall'amministratore di maggioranza.
Infine, l'assessore alle Finanze, Michela Del Piero, ha fatto
presente quanto il codice civile e il codice bancario consentono
al socio di controllare e quanto no, ricordando anche lo
strumento degli organi di vigilanza e i dati che non possono
essere rivelati per tutela dei soggetti terzi, come ad esempio le
banche, che prendono parte alle partecipate. Vi sono, poi, degli
atti che vanno oltre l'attività specifica delle società e anche
questi non possono essere svelati.
I lavori sono terminati senza che l'Aula inizi a dibattere il
disegno di legge sul lavoro.
(fine)