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CR: no mozione CdL accesso agli atti, fine lavori (10)

01.06.2005
17:19
(ACON) Trieste, 01 giu - RC - La mozione sul diritto di accesso agli atti è stata respinta con i voti contrari di Intesa Democratica e con i sì di FI, LN, AN e Salvador (Misto).

Così il dibattito prima del voto: Roberto Asquini (FI): la nuova impalcatura della struttura regionale, per quanto riguarda le partecipate regionali e la loro unione in una holding, rischia di diventare un freno al controllo del denaro pubblico. Non si tratta di introdurre nuovi criteri di chiarezza, ma di regolamentare il diritto d'accesso per garantire i cittadini e non vi sia un intasamento delle procedure; c'è necessità di trasparenza.

Renzo Petris (DS): sulla partecipazione della Regione alle società, essa non deve essere considerata diversamente da un soggetto privato e questo limita il diritto generale di accesso del controllo, anche sulla base della legge nazionale 241/1990 e ripreso dalle nostre leggi regionali. Non ci deve, poi, essere un trattamento differente tra il consigliere eletto dal popolo e il privato che ha quota parte nella società. Gli atti dei CdA sono sempre controllabili e si tutela sempre il diritto di accesso verso la società madre.

Maurizio Paselli (Citt): rivendico a ID la cultura della trasparenza e dell'accesso, infatti a nessuno è negato l'accesso a qualsivoglia atto. Il problema non è questo, ma quello del controllo, specie verso società importanti e a partecipazione regionale. Condividiamo la necessità di riempire il vuoto legislativo con una proposta di legge per valutare le azioni che queste aziende compiono, incluso verificare a posteriori se hanno adempiuto al mandato loro affidato.

Massimo Blasoni (FI): per noi consiglieri regionali c'è la sensazione che non è sempre facile esercitare il potere del controllo: ad esempio le Commissioni consiliari sempre più di rado esprimono i loro pareri e gli assessori regionali sono degli "esterni". C'è una discrasia troppo forte tra il Consiglio e chi decide, e quest'ultimo pare espressione di un'oligarchia. Ci vogliono regole comuni per un controllo da parte tanto della maggioranza quanto della minoranza.

Maurizio Salvador (Misto): i rapporti semestrali non sono la soluzione al controllo di una holding. Abbiamo bisogno di conoscere le delibere della Giunta e, grazie all'informatica, oggi ciò avviene nel giro di un paio di giorni, ma più di un anno fa avevo chiesto con un ordine del giorno, accolto dal presidente Illy, di avere non solo l'accesso agli atti amministrativi, ma anche ai decreti dei direttori generali entro 10 giorni dalla loro emanazione, dovere al quale però la Giunta non ha ancora adempiuto.

Piero Camber (FI): non trovo tutta la trasparenza sbandierata dalla maggioranza, mi è capitato di persona non trovarla ad esempio con documenti chiesti ad Autovie Venete, verso la quale ho dovuto fare un atto di diffida presso l'autorità giudiziaria; questo è un atteggiamento che deve finire.

Gaetano Valenti (FI): non ci saranno veri controllori perché anche questi, vedi il collegio dei revisori dei conti, saranno nominati dall'amministratore di maggioranza.

Infine, l'assessore alle Finanze, Michela Del Piero, ha fatto presente quanto il codice civile e il codice bancario consentono al socio di controllare e quanto no, ricordando anche lo strumento degli organi di vigilanza e i dati che non possono essere rivelati per tutela dei soggetti terzi, come ad esempio le banche, che prendono parte alle partecipate. Vi sono, poi, degli atti che vanno oltre l'attività specifica delle società e anche questi non possono essere svelati.

I lavori sono terminati senza che l'Aula inizi a dibattere il disegno di legge sul lavoro.

(fine)