III Comm: pdl asili nido, dibattito generale
(ACON) Trieste, 22 giu - RC - Dopo un lungo dibattito
sull'opportunità di istituire o meno un comitato ristretto
(chiesto e alla fine ottenuto dalle opposizioni) e dopo che il
presidente Nevio Alzetta (DS) aveva reso nota la ferma intenzione
di Intesa Democratica di portare in Aula una proposta di legge
sugli asili nido, e in generale sui servizi per la prima infanzia
(0-3 anni), nella seconda sessione di luglio, la III Commissione
consiliare ha analizzato in via generale i due testi depositati
sulla materia. Si tratta di quello a firma
Gottardo-Blasoni-Camber-Marini (FI) e del Bassa
Poropat(Citt)-Zorzini(PDCI)-Blazina-Menosso(DS)-Metz(Verdi)-Lupieri(Margh).
Primo a parlare, Paolo Ciani (AN) ha detto che il privato sociale
è previsto nel provvedimento della maggioranza, ma solo quello no
profit, invece troppo spesso in regione ci sono realtà ove non ci
sono i fondi per costruire asili nido pubblici e il privato è
l'unica soluzione possibile. Pensiamo alle esigenze delle
famiglie - ha affermato. Ha quindi espresso una serie di note a
margine di altrettanti articoli, nella speranza che su quei punti
si trovi un'intesa con il centro-sinistra.
Per Roberto Molinaro (UDC), la Regione è troppo presente a
scapito della sussidiarietà. Creare più asili nido e avere più
bambini che li frequentano non è un automatismo, mancano
strategie per garantire alle famiglie un migliore accesso alle
strutture. Attribuire solo ai Comuni la facoltà di fornire
servizi sperimentali è riduttivo. Bisogna trovare proposte
diverse dalle attuali per i finanziamenti perché le risorse a
disposizione non sono illimitate, ma bisogna aiutare le famiglie.
E' sbagliato che l'accreditamento sia automatico per le strutture
pubbliche, ma condizionato per le private.
Entro il 2010 dobbiamo arrivare al 33% di risposta alla domanda -
ha detto Tamara Blazina (DS). Gli articoli sul Sistema educativo
integrato che prevedono la flessibilità degli orari sono
l'esigenza più sentita dai genitori che, pur in presenza di asili
nido, non possono utilizzarli, ma flessibilità non significa
mancanza di qualità dei servizi psico-pedagogici offerti. Altro
problema affrontato nella proposta, le rette troppo alte per le
famiglie, mentre sugli accreditamenti si possono trovare delle
intese.
Per l'assessore regionale alla Salute, Ezio Beltrame, il welfare
prevede una forte destinazione di fondi all'infanzia e l'urgenza
di legiferare sulla materia in luglio esiste. La rete dei servizi
oggi è carente, l'approccio degli Enti locali è disomogeneo e
l'investimento sulla qualità dei servizi è passato in secondo
piano rispetto all'emergenza. L'apporto dei privati è
indispensabile, ma bisogna stimolare il privato all'offerta
diversificata dei servizi, andando oltre i nidi tradizionali.
Non parliamo di servizi di sorveglianza, ma socio-educativi - ha
aggiunto - perciò la qualità, anche se non si tratta di scuola
dell'obbligo, è una sicurezza per le famiglie. L'abbattimento
delle rette prevede un percorso di programmazione sociale e non
si esclude una retta di riferimento; pensiamo per la Finanziaria
a un raddoppio dell'attuale finanziamento, pari a circa 5 milioni
di euro, oggi destinato quasi tutto ai nidi pubblici. Gli Ambiti
sociali dei Comuni e i Piani di zona sono le aree per definire
cosa sia la sperimentazione e come si possa procedere.
Piero Camber (FI) ha chiesto di avere la bozza del regolamento
che l'assessore sta preparando e ha suggerito che alcuni articoli
inerenti localizzazione, caratteristiche e assicurazioni delle
strutture rientrino in quest'ultimo e non siano posti in legge.
Altri punti dovrebbero, invece, essere esplicitati meglio.
Dove troviamo le risorse economiche - ha chiesto Adriano Ritossa
(AN) - perché già in variazioni di bilancio queste sono risicate.
Non facciamo l'ennesimo spot elettorale, perché tutto quello che
questa legge offre causa un aumento delle richieste e delle
aspettative da parte delle famiglie che porteranno a una
necessaria maggiore dotazione finanziaria.
Per Nevio Alzetta (DS), non solo si norma, ma si mette ordine al
sistema. La Regione non deve, è vero, essere troppo presente, ma
deve garantire omogeneità e pluralità del servizio sul
territorio. Si possono rinviare a regolamenti le questioni
tecniche, ma le scelte di pianificazione, di requisiti minimi, di
piani educativi no. La norma dovrebbe rafforzare il ruolo dei
Comuni associati, mentre la sperimentazione è l'elemento
innovativo. Un punto che dovrebbe essere valutato è il
suggerimento della Commissione speciale di controllo, di inserire
una clausola valutativa nella legge.
L'autonomia degli Enti locali è l'unica che evita un
appiattimento del servizio, per Paolo Menis (Margh). Si deve
trovare una formula, nei servizi integrativo e sperimentale, per
recuperare lo spazio genitori-bambini; va specificata la
copertura della spesa e quanto non coperto, ciò soprattutto per i
privati, così come va esplicitato ciò che va in regolamento e ciò
che vale come indirizzo. Il Comitato di coordinamento pedagogico
e organizzativo non può essere contemporaneamente organo
consultivo e organo gestore di iniziative.
Da ultima, Maria Teresa Bassa Poropat (Citt) ha ripresentato i
punti salienti della proposta di legge che la vede prima
firmataria e ha confermato che l'urgenza di legiferare c'è, come
c'è una differenza di fondo tra un servizio di asilo nido dove è
necessario un operatore professionalmente formato e un servizio
sperimentale dove non si impone una figura specifica di
educatore. In effetti, i piccoli Comuni vanno aiutati
economicamente, come si dovrà inserire una clausola valutativa.
Anche gli ambiti dovranno, poi, svolgere un lavoro importante.
(immagini alle tv)