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III Comm: pdl asili nido, dibattito generale

22.06.2005
13:52
(ACON) Trieste, 22 giu - RC - Dopo un lungo dibattito sull'opportunità di istituire o meno un comitato ristretto (chiesto e alla fine ottenuto dalle opposizioni) e dopo che il presidente Nevio Alzetta (DS) aveva reso nota la ferma intenzione di Intesa Democratica di portare in Aula una proposta di legge sugli asili nido, e in generale sui servizi per la prima infanzia (0-3 anni), nella seconda sessione di luglio, la III Commissione consiliare ha analizzato in via generale i due testi depositati sulla materia. Si tratta di quello a firma Gottardo-Blasoni-Camber-Marini (FI) e del Bassa Poropat(Citt)-Zorzini(PDCI)-Blazina-Menosso(DS)-Metz(Verdi)-Lupieri(Margh).

Primo a parlare, Paolo Ciani (AN) ha detto che il privato sociale è previsto nel provvedimento della maggioranza, ma solo quello no profit, invece troppo spesso in regione ci sono realtà ove non ci sono i fondi per costruire asili nido pubblici e il privato è l'unica soluzione possibile. Pensiamo alle esigenze delle famiglie - ha affermato. Ha quindi espresso una serie di note a margine di altrettanti articoli, nella speranza che su quei punti si trovi un'intesa con il centro-sinistra.

Per Roberto Molinaro (UDC), la Regione è troppo presente a scapito della sussidiarietà. Creare più asili nido e avere più bambini che li frequentano non è un automatismo, mancano strategie per garantire alle famiglie un migliore accesso alle strutture. Attribuire solo ai Comuni la facoltà di fornire servizi sperimentali è riduttivo. Bisogna trovare proposte diverse dalle attuali per i finanziamenti perché le risorse a disposizione non sono illimitate, ma bisogna aiutare le famiglie. E' sbagliato che l'accreditamento sia automatico per le strutture pubbliche, ma condizionato per le private.

Entro il 2010 dobbiamo arrivare al 33% di risposta alla domanda - ha detto Tamara Blazina (DS). Gli articoli sul Sistema educativo integrato che prevedono la flessibilità degli orari sono l'esigenza più sentita dai genitori che, pur in presenza di asili nido, non possono utilizzarli, ma flessibilità non significa mancanza di qualità dei servizi psico-pedagogici offerti. Altro problema affrontato nella proposta, le rette troppo alte per le famiglie, mentre sugli accreditamenti si possono trovare delle intese.

Per l'assessore regionale alla Salute, Ezio Beltrame, il welfare prevede una forte destinazione di fondi all'infanzia e l'urgenza di legiferare sulla materia in luglio esiste. La rete dei servizi oggi è carente, l'approccio degli Enti locali è disomogeneo e l'investimento sulla qualità dei servizi è passato in secondo piano rispetto all'emergenza. L'apporto dei privati è indispensabile, ma bisogna stimolare il privato all'offerta diversificata dei servizi, andando oltre i nidi tradizionali.

Non parliamo di servizi di sorveglianza, ma socio-educativi - ha aggiunto - perciò la qualità, anche se non si tratta di scuola dell'obbligo, è una sicurezza per le famiglie. L'abbattimento delle rette prevede un percorso di programmazione sociale e non si esclude una retta di riferimento; pensiamo per la Finanziaria a un raddoppio dell'attuale finanziamento, pari a circa 5 milioni di euro, oggi destinato quasi tutto ai nidi pubblici. Gli Ambiti sociali dei Comuni e i Piani di zona sono le aree per definire cosa sia la sperimentazione e come si possa procedere.

Piero Camber (FI) ha chiesto di avere la bozza del regolamento che l'assessore sta preparando e ha suggerito che alcuni articoli inerenti localizzazione, caratteristiche e assicurazioni delle strutture rientrino in quest'ultimo e non siano posti in legge. Altri punti dovrebbero, invece, essere esplicitati meglio.

Dove troviamo le risorse economiche - ha chiesto Adriano Ritossa (AN) - perché già in variazioni di bilancio queste sono risicate. Non facciamo l'ennesimo spot elettorale, perché tutto quello che questa legge offre causa un aumento delle richieste e delle aspettative da parte delle famiglie che porteranno a una necessaria maggiore dotazione finanziaria.

Per Nevio Alzetta (DS), non solo si norma, ma si mette ordine al sistema. La Regione non deve, è vero, essere troppo presente, ma deve garantire omogeneità e pluralità del servizio sul territorio. Si possono rinviare a regolamenti le questioni tecniche, ma le scelte di pianificazione, di requisiti minimi, di piani educativi no. La norma dovrebbe rafforzare il ruolo dei Comuni associati, mentre la sperimentazione è l'elemento innovativo. Un punto che dovrebbe essere valutato è il suggerimento della Commissione speciale di controllo, di inserire una clausola valutativa nella legge.

L'autonomia degli Enti locali è l'unica che evita un appiattimento del servizio, per Paolo Menis (Margh). Si deve trovare una formula, nei servizi integrativo e sperimentale, per recuperare lo spazio genitori-bambini; va specificata la copertura della spesa e quanto non coperto, ciò soprattutto per i privati, così come va esplicitato ciò che va in regolamento e ciò che vale come indirizzo. Il Comitato di coordinamento pedagogico e organizzativo non può essere contemporaneamente organo consultivo e organo gestore di iniziative.

Da ultima, Maria Teresa Bassa Poropat (Citt) ha ripresentato i punti salienti della proposta di legge che la vede prima firmataria e ha confermato che l'urgenza di legiferare c'è, come c'è una differenza di fondo tra un servizio di asilo nido dove è necessario un operatore professionalmente formato e un servizio sperimentale dove non si impone una figura specifica di educatore. In effetti, i piccoli Comuni vanno aiutati economicamente, come si dovrà inserire una clausola valutativa. Anche gli ambiti dovranno, poi, svolgere un lavoro importante.

(immagini alle tv)