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CR: pdl asili nido, dibattito (7)

26.07.2005
12:15
(ACON) Trieste, 26 lug - RC - C'è il bisogno di una materia organica sull'offerta alla prima infanzia e alla famiglia, per Bruna Zorzini (PDCI), specie per consentire alle donne di essere madri e al contempo lavoratrici, nonché essere aiutate economicamente dalle strutture pubbliche.

Non si diventa grandi per caso, ma grazie a come ci è stato consentito essere piccoli - così Annamaria Menosso (DS). Si registrano ancora troppe diseguaglianze tra i bambini e tra le famiglie: è necessario pensare a costruire una società di pari opportunità. Con questa legge si apre una nuova stagione di diritti, si sperimentano nuovi servizi educativi, si offrono centri di libero accesso ove sono presenti anche educatori. Con l'opposizione non siamo d'accordo sul ruolo di Comuni e Province, e sui concetti di contribuzione e autonomia.

Per Luigi Ferone (Part.Pens), la società è cambiata negli ultimi decenni, le famiglie necessitano di strutture con personale idoneo per far crescere i loro figli, le donne lavoratrici hanno aumentato la necessità di avere servizi per la prima infanzia che le aiutino nella gestione della prole e delle loro esigenze di lavoro. Questa legge è la risposta pubblica a tutte queste esigenze.

Roberto Asquini (FI) ha sottolineato l'importanza della norma e ha detto che sempre più le famiglie si devono riferire a strutture che seguano i bambini nella loro primissima infanzia. Sorge, però, il problema di scegliere a chi affidarli, un criterio - quello della scelta - che è fondamentale. Se si sostengono economicamente solo le strutture pubbliche e non anche le private, si lede il principio della libera ed equa scelta di ciò che è meglio, in favore di ciò che semplicemente meno grava sul budget familiare.

Per una reale libertà di scelta, ci vuole un numero adeguato di posti negli asili - così Massimo Blasoni (FI). I livelli di qualità di un servizio non possono dipendere dalle lungaggini burocratiche, lungaggini che questa legge non elimina. I finanziamenti previsti sono purtroppo condizionati da un controllo dei Comuni (che, tra l'altro, diventano controllori di sé stessi) e non solamente dal bisogno delle famiglie di avere un servizio.

(segue)