CR: pdl asili nido, dibattito (7)
(ACON) Trieste, 26 lug - RC - C'è il bisogno di una materia
organica sull'offerta alla prima infanzia e alla famiglia, per
Bruna Zorzini (PDCI), specie per consentire alle donne di essere
madri e al contempo lavoratrici, nonché essere aiutate
economicamente dalle strutture pubbliche.
Non si diventa grandi per caso, ma grazie a come ci è stato
consentito essere piccoli - così Annamaria Menosso (DS). Si
registrano ancora troppe diseguaglianze tra i bambini e tra le
famiglie: è necessario pensare a costruire una società di pari
opportunità. Con questa legge si apre una nuova stagione di
diritti, si sperimentano nuovi servizi educativi, si offrono
centri di libero accesso ove sono presenti anche educatori. Con
l'opposizione non siamo d'accordo sul ruolo di Comuni e Province,
e sui concetti di contribuzione e autonomia.
Per Luigi Ferone (Part.Pens), la società è cambiata negli ultimi
decenni, le famiglie necessitano di strutture con personale
idoneo per far crescere i loro figli, le donne lavoratrici hanno
aumentato la necessità di avere servizi per la prima infanzia che
le aiutino nella gestione della prole e delle loro esigenze di
lavoro. Questa legge è la risposta pubblica a tutte queste
esigenze.
Roberto Asquini (FI) ha sottolineato l'importanza della norma e
ha detto che sempre più le famiglie si devono riferire a
strutture che seguano i bambini nella loro primissima infanzia.
Sorge, però, il problema di scegliere a chi affidarli, un
criterio - quello della scelta - che è fondamentale. Se si
sostengono economicamente solo le strutture pubbliche e non anche
le private, si lede il principio della libera ed equa scelta di
ciò che è meglio, in favore di ciò che semplicemente meno grava
sul budget familiare.
Per una reale libertà di scelta, ci vuole un numero adeguato di
posti negli asili - così Massimo Blasoni (FI). I livelli di
qualità di un servizio non possono dipendere dalle lungaggini
burocratiche, lungaggini che questa legge non elimina. I
finanziamenti previsti sono purtroppo condizionati da un
controllo dei Comuni (che, tra l'altro, diventano controllori di
sé stessi) e non solamente dal bisogno delle famiglie di avere un
servizio.
(segue)