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V Comm: sistema Autonomie locali, fine dibattito generale

18.10.2005
12:53
(ACON) Trieste, 18 ott - RC - E' terminata, in V commissione consiliare presieduta da Antonio Martini (Margh), la discussione generale sul disegno di legge della Giunta sul sistema Regione-Autonomie locali.

Mauro Travanut (DS) ha parlato di risposta a un'esigenza nata 12 anni fa e oggi finalmente giunta al termine; da parte di Intesa Democratica, il lavoro é iniziato già nel 2003. Obiettivo di fondo é che la Regione deve essere più competitiva anche nei suoi strumenti istituzionali. Il sistema concepito presenta segmenti di pari grado dove, se uno è fallace, lo diventano anche tutti gli altri; si attua un vero decentramento e si crea una legge-quadro sulla materia. Gli Ambiti per lo sviluppo territoriale (ASTER) non sono altro che uno strumento in più per i Comuni.

Giancarlo Tonutti (Margh) ha detto del decentramento ma non a cascata, bensì riforma dei poteri con un rapporto tra le Autonomie locali e la Regione che diventa di natura negoziale, dove questa rimane il soggetto principale dello sviluppo e alle Province resta quanto hanno oggi. Area vasta in effetti è un termine labile perché non omogeneo, ma questa legge deve tener conto della nostra realtà territoriale, formata da quattro Province ognuna diversa dall'altra e non è possibile pensare a quattro leggi differenti. Le Province potrebbero esercitare un ruolo di coordinamento degli ASTER. Peccato che il disegno non elimini gli enti inutili.

Se si avesse a cuore una riforma seria del sistema, il primo passaggio da fare sarebbe la riforma della Regione intesa come soggetto amministrativo; si è fatto solo finta creando una Direzione generale e alcuni prepensionamenti, ma non c'è stata una volontà reale con l'eliminazione dei suoi ritardi, delle sue storture e pesantezze. Così Maurizio Salvador (Misto), che ha poi ricordato le critiche al testo giunte anche da UPI, ANCI e UNCEM. Gli ASTER nel tempo sviliranno il sistema delle Autonomie locali; va rivisto il ruolo delle Comunità montane; le Province devono restare quattro; va data dignità ai piccoli Comuni.

Per Roberto Asquini (FI), sono due gli elementi maggiormente negativi: la riduzione della potenzialità delle Province (fatta in maniera subdola perché sono portate ad operare con i poteri più limitati possibili, spesso demandandoli ad altri; invece dovrebbero essere considerate una risorsa da sfruttare) e la creazione degli ASTER (voluta per governare in modo dirigistico il riparto dei contributi ai Comuni, ricattandoli politicamente).

Chiudendo il dibattito generale, l'assessore Franco Iacop ha detto che la legge é dovuta in quanto si vuol dare risposta a mutate esigenze e azioni che la pubblica amministrazione ha e deve fare. Non è la rappresentanza dei Comuni che va cambiata, ma gli strumenti ad essa utili. Si é deciso di operare la riforma partendo dal basso, pur prevedendo cambiamenti anche per la "testa"; ai Comuni è data la titolarità della rappresentanza; si identificano livelli organizzativi ottimali che consentono di accedere alla fase progettuale del territorio e l'ASTER è il riconoscimento di questa capacità organizzativa; lo sviluppo è concertato tra il protagonismo locale e quello regionale, senza nulla togliere alle Province; gli ASTER non sono nuovi enti, ma unione di Comuni ove esercitare l'organizzazione territoriale.

La Commissione ha quindi stabilito di entrare nel merito dell'articolato la prossima settimana, martedì 25 ottobre.

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(segue)