V Comm: sistema Autonomie locali, fine dibattito generale
(ACON) Trieste, 18 ott - RC - E' terminata, in V commissione
consiliare presieduta da Antonio Martini (Margh), la discussione
generale sul disegno di legge della Giunta sul sistema
Regione-Autonomie locali.
Mauro Travanut (DS) ha parlato di risposta a un'esigenza nata 12
anni fa e oggi finalmente giunta al termine; da parte di Intesa
Democratica, il lavoro é iniziato già nel 2003. Obiettivo di
fondo é che la Regione deve essere più competitiva anche nei suoi
strumenti istituzionali. Il sistema concepito presenta segmenti
di pari grado dove, se uno è fallace, lo diventano anche tutti
gli altri; si attua un vero decentramento e si crea una
legge-quadro sulla materia. Gli Ambiti per lo sviluppo
territoriale (ASTER) non sono altro che uno strumento in più per
i Comuni.
Giancarlo Tonutti (Margh) ha detto del decentramento ma non a
cascata, bensì riforma dei poteri con un rapporto tra le
Autonomie locali e la Regione che diventa di natura negoziale,
dove questa rimane il soggetto principale dello sviluppo e alle
Province resta quanto hanno oggi. Area vasta in effetti è un
termine labile perché non omogeneo, ma questa legge deve tener
conto della nostra realtà territoriale, formata da quattro
Province ognuna diversa dall'altra e non è possibile pensare a
quattro leggi differenti. Le Province potrebbero esercitare un
ruolo di coordinamento degli ASTER. Peccato che il disegno non
elimini gli enti inutili.
Se si avesse a cuore una riforma seria del sistema, il primo
passaggio da fare sarebbe la riforma della Regione intesa come
soggetto amministrativo; si è fatto solo finta creando una
Direzione generale e alcuni prepensionamenti, ma non c'è stata
una volontà reale con l'eliminazione dei suoi ritardi, delle sue
storture e pesantezze. Così Maurizio Salvador (Misto), che ha poi
ricordato le critiche al testo giunte anche da UPI, ANCI e UNCEM.
Gli ASTER nel tempo sviliranno il sistema delle Autonomie locali;
va rivisto il ruolo delle Comunità montane; le Province devono
restare quattro; va data dignità ai piccoli Comuni.
Per Roberto Asquini (FI), sono due gli elementi maggiormente
negativi: la riduzione della potenzialità delle Province (fatta
in maniera subdola perché sono portate ad operare con i poteri
più limitati possibili, spesso demandandoli ad altri; invece
dovrebbero essere considerate una risorsa da sfruttare) e la
creazione degli ASTER (voluta per governare in modo dirigistico
il riparto dei contributi ai Comuni, ricattandoli politicamente).
Chiudendo il dibattito generale, l'assessore Franco Iacop ha
detto che la legge é dovuta in quanto si vuol dare risposta a
mutate esigenze e azioni che la pubblica amministrazione ha e
deve fare. Non è la rappresentanza dei Comuni che va cambiata, ma
gli strumenti ad essa utili. Si é deciso di operare la riforma
partendo dal basso, pur prevedendo cambiamenti anche per la
"testa"; ai Comuni è data la titolarità della rappresentanza; si
identificano livelli organizzativi ottimali che consentono di
accedere alla fase progettuale del territorio e l'ASTER è il
riconoscimento di questa capacità organizzativa; lo sviluppo è
concertato tra il protagonismo locale e quello regionale, senza
nulla togliere alle Province; gli ASTER non sono nuovi enti, ma
unione di Comuni ove esercitare l'organizzazione territoriale.
La Commissione ha quindi stabilito di entrare nel merito
dell'articolato la prossima settimana, martedì 25 ottobre.
(immagini alle tv)
(segue)