CPO: 25 novembre, giornata contro la violenza alle donne
(ACON) Trieste, 23 nov - COM/AB - La mancata previsione di
norme di garanzia per la rappresentanza femminile nella legge
elettorale nazionale è una forma di violenza contro le donne
italiane, tanto più insulsa in quanto così l'Italia spreca
energie e potenzialità.
L'affermazione è contenuta in una nota della Commissione
regionale pari opportunità del Friuli Venezia Giulia in
riferimento al prossimo 25 novembre, Giornata mondiale contro la
violenza alle donne.
Le donne in politica - prosegue la nota - possono portare
esperienza, sensibilità, impegno: la loro presenza nei luoghi
decisionali fa maturare scelte più eque per tutti sul tema della
casa, dell'istruzione, della sanità, del sostegno alle famiglie,
del lavoro, delle pensioni.
Sulla scorta di quanto suggerisce l'Europa (40% almeno di donne
nelle liste) chiediamo:
l'attuazione dell'art. 51 della Costituzione attraverso un
vincolo obbligatorio per tutti i partiti;
l'irricevibilità delle liste non rispettose dell'art. 51;
la partecipazione di donne ai tavoli dove i partiti decidono le
candidature e le liste;
pari opportunità per le candidature nella campagna elettorale
2006.
Facciamo nostro l'appello della Marcia mondiale delle donne,
conclude la nota riportando integralmente il documento:
"La violenza contro le donne commessa dal partner, marito,
fidanzato o padre è la prima causa di morte e invalidità
permanente per le donne fra i 16 e 44 anni, ancora prima del
cancro, incidenti stradali e guerra. E' quanto emerge da
un'indagine del Consiglio d'Europa resa pubblica nei giorni
scorsi. La violenza contro le donne ha molte facce e molti
tentacoli che non sempre, per fortuna, conducono alla morte.
Secondo uno studio basato su 50 ricerche svolte in tutto il
mondo, almeno una donna su tre nella vita è stata picchiata,
costretta a rapporti sessuali o ha subito altri tipi di abuso. La
violenza contro le donne è una piaga globale che continua ad
uccidere, torturare e mutilare, sia fisicamente che
psicologicamente; nonostante esista in tutti i Paesi, attraversi
tutte le culture, le classi, i livelli d'istruzione, di reddito e
tutte le fasce di età è purtroppo un fenomeno ancora poco
denunciato e/o documentato. Molte donne non hanno la
consapevolezza di essere vittime di un abuso, altre non
denunciano per paura perché minacciate, per proteggere e
difendere se stesse e i propri figli, per la frustrazione e
l'umiliazione di essere picchiate, abusate proprio dalla persona
con cui hanno pensato di avere un rapporto d'amore. La politica,
l'opinione pubblica, è sorda se non compiacente. Si allarma e
scandalizza solo quando a commettere gli abusi sono gli 'altri':
i nomadi, gli immigrati. Allora si invocano misure repressive
contro gli stranieri irregolari, si inneggia a misure cruente
come la castrazione fisica o chimica. Ma la violenza alle donne
non è una questione di ordine pubblico, è un problema storico e
culturale. E' la manifestazione di una disparità storica nei
rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio
dell'uno e all'oppressione dell'altra. Per queste ragioni la
violenza, in particolare quella domestica, è ancor oggi un
fenomeno molto sommerso, nascosto, occultato".