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UDC: Molinaro, qualcuno ha paura dell'autonomia

19.12.2005
16:16
(ACON) Trieste, 19 dic - COM/AB - "Indubbiamente la prima volta dell'Assemblea del Friuli in Consiglio regionale sta alimentando un dibattito salutare che, quantomeno, suscita un'operazione verità intorno al tema. Quando, come consiglieri regionali della Casa delle Libertà, abbiamo presentato un emendamento in tal senso, conoscevamo già il peso numerico dei contrari, anche tra le file della CdL stessa. Ciò che non immaginavamo era la reazione stizzita e la chiusura culturale prima e politica poi, emersa nei numerosi interventi che si sono succeduti".

A sostenerlo è il consigliere regionale UDC Roberto Molinaro che aggiunge:

"Tra mercoledì e giovedì scorsi, a Trieste è successo qualcosa cui porre rimedio: gli interventi del consulente del momento sulle questioni istituzionali e la Lettera ai Friulani a firma del presidente della Regione evidenziano, da soli, più che abbondantemente il passaggio. Tra le molte cose dette ve ne sono alcune che non possono essere taciute, in un momento dove le peculiarità dei territori s'impongono".

"Basti pensare - sottolinea Molinaro - a ciò che sta capitando con la questione elettrodotti, per il suo impatto ambientale ed economico, nonché alle prospettive di medio periodo della tutela della salute, dove stiamo rischiando di tornare allo scontro come dieci anni fa, ai tempi della ben nota legge regionale 13 del 1995".

"Alla base di queste prese di posizione - a giudizio del consigliere centrista - vi è una questione: quella dell'autonomia e della capacità di autogoverno dei singoli territori. La maggioranza regionale e i suoi consulenti sostengono che la nuova legge in materia di autonomie locali fa coesistere, al massimo livello, tale possibilità. Purtroppo non è così. Basta ricordare due esempi, tra i molti che si possono fare. Partiamo dal primo: gli ambiti per lo sviluppo economico e sociale, di livello intercomunale (vale a dire il nuovo modello di rappresentanza per i Comuni nei confronti della Regione) agiranno secondo gli obiettivi fissati dalla Giunta Regionale, mentre le risorse che potranno utilizzare dovranno essere oggetto di un apposito accordo. Il secondo riguarda, invece, le risorse finanziarie destinate a Comuni e Province per attuazione degli interventi che, anziché essere assegnate con criteri oggettivi, continueranno a essere gestire dagli assessori del momento, con la tradizionale discrezionalità. Una concessione, quella dell'autonomia locale, molto lontana dal principio costituzionale e più vicina all'esigenza tutta politica (e di parte) di governare l'intero sistema".

"E' in questo contesto - evidenzia Molinaro - che va letto il trattamento riservato alla questione Assemblea del Friuli in merito alla quale, al di là della difesa d'ufficio delle proprie posizioni già note da tempo, il presidente della Regione nella sua lettera manda due messaggi agli addetti ai lavori, piuttosto che ai cittadini. Agli autonomisti friulani manda a dire, indirettamente, che contano poco o nulla, delineando impegni in scenari di modificazioni territoriali regionali, quelli del Friuli storico che, attualmente, nessuno pensa. A quanti vorrebbero diversi assetti istituzionali ricorda, invece, il peso della democrazia. Si vede che il referendum sostenuto e perso per la provincia dell'Alto Friuli ha insegnato qualcosa. Messaggi che esprimono una difficoltà ma non spiegano un comportamento politico in sé inspiegabile, se non con riferimento a emozioni del momento, che fanno dimenticare alcuni riferimenti normativi".

"Nella nuova legge ordinamentale in materia di autonomie locali, anche accogliendo un emendamento presentato dall'UDC, si è cercato di caratterizzare nell'ambito dei principi, il contesto Friuli Venezia Giulia, analogamente a quanto già il Consiglio regionale aveva approvato nel progetto di nuovo Statuto di autonomia speciale. In tale prospettiva, dopo che erano state definite in linea generale le possibilità di associazione tra le Province, si era inteso introdurre una facoltà, e non altro, che le province di Udine, Pordenone e Gorizia potessero riunire congiuntamente, previa comune intesa, i loro Consigli provinciali per la trattazione di problematiche istituzionali, economiche e sociali. Tali enti avrebbero potuto anche dare vita a un'associazione, che poteva assumere o meno la denominazione di Assemblea del Friuli, per l'attuazione di progetti specifici, relativi alle funzioni assegnate alle Province stesse. Per tali progetti, risorse economiche e personale sarebbero state messe a disposizione delle province stesse, senza nessun incremento della spesa pubblica".

"Analoga previsione - conclude Molinaro - era contenuta nella prima bozza di disegno di legge della Giunta Illy, nota come 'Beltrame uno', fatta circolare il mese d'aprile 2004. Mi domando: dove sta la imposizione dall'alto? Dove sta la violazione costituzionale paventata? Era nient'altro che una semplice opportunità, che viceversa avrebbe caratterizzato significativamente una legge in buona parte sbagliata. In altre parole, una previsione normativa da molti caldeggiata, perfettamente coerente con la rimanente parte dell'impianto normativo. Evidentemente le ragioni della contrapposizione sono altre. Il Friuli forse fa paura? La risposta è purtroppo affermativa, perché ciò che Illy e la sua maggioranza vogliono pervicacemente perseguire è altro: una deregulation degli assetti istituzionali del territorio regionale, per continuare come oggi con Trieste caput mundi".