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UDC: legge comunitaria inadeguata

03.05.2006
16:58
(ACON) Trieste, 03 mag - COM/AB - "La Regione non può rinunciare alla difesa della sua specialità, neppure quando deve adeguare la propria legislazione alle direttive dell'Unione europea operando tempestivamente per assicurare a Comuni e imprese certezze di operatività. Questo manca nella legge comunitaria regionale 2005, approvata dal Consiglio regionale, che non tutela adeguatamente Comuni e imprese che operano in Friuli Venezia Giulia".

Lo affermano i consiglieri regionali dell'UDC Roberto Molinaro, Maurizio Salvador, Gina Fasan e Giorgio Venier Romano in merito all'approvazione della legge comunitaria 2005.

"L'appuntamento annuale con le disposizioni comunitarie è importante per comprendere la direzione verso la quale la legislazione regionale va indirizzata - sottolineato gli esponenti dell'UDC - ma non può essere un momento di riduzione della specialità regionale, che nel settore degli appalti non è un privilegio ma solo la possibilità di adeguare le procedure alle peculiarità del territorio regionale".

"Con la legge regionale comunitaria 2005 si risponde in maniera inadeguata alla procedura di infrazione aperta dalla Commissione dell'Unione europea rispetto ai contenuti della legge regionale 14/2002 in materia di opere pubbliche - precisano i consiglieri dell'UDC - dal momento che non sono considerati anche gli obblighi derivanti da due ulteriori direttive comunitarie nel frattempo emanate. Da ciò il perdurare dell'intercertezza operativa che ricade soprattutto sulle stazioni appaltanti e sulle imprese. L'ANCI e l'Associazione Piccole Imprese sono rimaste ancora una volta inascoltate".

"Le modifiche approvate innovano profondamente le procedure di affidamento dei lavori e degli incarichi di progettazione, di direzione lavori e di collaudo - chiariscono ulteriormente i consiglieri UDC - restringendo gli ambiti di operatività e assoggettando sempre a gara anche gli incarichi per i servizi, con conseguente allungamento di tempi e di aggravio di spese e nessuna conseguente decisione su base fiduciaria dei Comuni".

"Ciò che colpisce negativamente è che tutte queste scelte sono state approvate senza sentire - come l'UDC aveva chiesto - i rappresentanti delle categorie interessate, imprese, professionisti e Comuni. Davvero un bell'esempio di legislazione regionale partecipata da dimenticare e da superare, quanto prima, con una nuova legge regionale di settore".