Tutore minori su nuova legge sulla famiglia
(ACON) Trieste, 05 mag - COM/AB - Intervento del Tutore
pubblico dei minori, Francesco Milanese, sulla nuova legge sulla
famiglia.
"Seguo, a livello tecnico e da diverso tempo, il percorso che sta
portando alla definizione di una legge regionale sulla famiglia.
Seguo anche il modo con il quale si sta sviluppando il dibattito
politico sul tema, che mi pare caratterizzato da posizioni
ideologicamente radicalizzate che impediscono di cogliere il
senso delle proposte avanzate.
Stando alle dichiarazioni e alla lettura dei giornali, il
dibattito è bloccato sulla questione se la legge debba o no
riconoscere le coppie di fatto. Non se ne può uscire perché è un
dibattito assolutamente inutile, sterile e fuori luogo, per la
evidente e banale considerazione che non è nella competenza del
legislatore regionale modificare né la norma né lo spirito della
costituzione e dunque riconoscere come famiglia realtà diverse da
quelle previste nella Costituzione e nella interpretazione della
Corte costituzionale.
Fine del dibattito.
Diversamente, è competenza regionale la definizione dell'accesso
a prestazioni o servizi che essa eroga. Su questo il legislatore
ha fatto una scelta chiara, che è quella contenuta nel testo
unico uscito dal Comitato ristretto della Commissione consiliare,
non pura espressione di maggioranza dunque. In esso la Regione
propone una serie di servizi e prestazioni a carattere
universalistico in cui privilegia l'azione di sostegno alla
genitorialità senza entrare nel merito, come per altro si legge
nella Costituzione (art. 30), se tale genitorialità sia espressa
dentro o fuori del matrimonio.
È questa l'unica strada possibile consentita dal vincolo
costituzionale.
Ciò che più turba dunque è che i partiti e certe forze sociali
che si sono così impegnati a mobilitare il dibattito tra i
cittadini denunciando gli uni una visione poco moderna della
famiglia, gli altri il tentativo di sfaldare la famiglia stessa,
non spendano una parola sul merito dei provvedimenti che da
questa legge verrebbero. Oggi la donna che fa un figlio e, come
la quasi totalità delle persone sotto i 35 anni vive di mille
contratti precari, non ha diritto alle provvidenze garantite in
ambito lavorativo a chi ha un lavoro dipendente stabile, che se
ne fa di un bonus bebè se quel bebè non gli consentirà di
mantenere un lavoro stabile? In una casa dove vive una coppia
con due figli che vanno a scuola sono accese tutte le luci e la
lavatrice viaggia a ritmo pieno, così come il riscaldamento e
l'acqua calda. La famiglia, costituita o no con il matrimonio, è
innanzitutto un grande utente dei servizi a tariffa: acqua, luce,
gas, trasporti pubblici, tasse scolastiche, rifiuti, etc. e forse
su questo costo fisso dell'essere famiglia che deve incidere una
politica di sostegno a natalità e genitorialità responsabile.
È su questi costi che inciderebbe la proposta di realizzare una
Carta Famiglia che renderebbe i nuclei in cui siano presenti
figli a carico in grado di acquisire sconti su tariffe e servizi
in modo graduato per reddito e numero dei figli. Questa proposta
è assolutamente innovativa nel panorama nazionale, ma forse non
ce ne rendiamo conto perché apparentemente il dibattito si avvita
su questioni di principio; anche se proprio il fatto di averle
rese tali, le sottrae alla competenza regionale.
La scelta di fondo dunque non è quella tra coppie di fatto e
famiglie coniugali, bensì è quella su quale sia il modo corretto
per sostenere chi ha responsabilità genitoriali, se con un
semplice trasferimento di denaro o incidendo sui fattori che
rendono oggi oneroso il fatto di essere una famiglia e di avere
dei figli. Queste sono tematiche ricorrenti nell'utenza
quotidiana che si rivolge ai servizi e ora anche all'Organo di
garanzia regionale che io rappresento. A questo mi pare, che la
proposta fatta cerca di dare coerenza e risposta".