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UDC: Molinaro, referendum e cambiamenti in regione

27.06.2006
15:55
(ACON) Trieste, 27 giu - COM/AB - "Il referendum costituzionale dei giorni scorsi, al di là degli effetti prodotti su scala nazionale, ha invece confermato l'orientamento politico presente tra gli elettori della nostra regione, che rimane sostanzialmente di centro destra".

Così si esprime il capogruppo consiliare regionale UDC, Roberto Molinaro, secondo il quale "il lieve margine a favore del no registratosi nel nostro ambito regionale è da attribuirsi al forte sentimento nazionalistico storicamente radicato nella città di Trieste. Per il resto, nella stragrande maggioranza dei comuni del Friuli Venezia Giulia ha vinto il sì e, dove è stato battuto, il distacco con il no è veramente minimo - continua l'esponente centrista - per cui si rende necessario e urgente un rafforzamento della coesione tra le forze politiche che compongono la CDL in vista delle elezioni regionali del 2008".

"Riguardo al referendum - prosegue Molinaro - restano in ogni caso irrisolti i nodi provocati dalla precedente riforma del Titolo V approvata nel 2001 dal centrosinistra, che continueranno a causare conflitti costituzionali tra lo Stato e le Regioni, motivo in più per dare l'avvio veloce a un nuovo percorso di revisione costituzionale, cosa che appare però difficile e lontana dopo la vittoria dei no, contrassegnata da entusiasmi di stampo conservatore".

"Il centrosinistra si dimostra in ogni modo ancora distante dalle questioni che interessano il Nord Italia, ancora aperte nella loro problematicità e inammissibili per un'area così dinamica e produttiva - prosegue l'esponente UDC - mentre per quanto riguarda la nostra regione si attendono ora cambiamenti di carattere istituzionale, primo fra tutti l'approvazione statale del nuovo Statuto. In questa fase non ci sono più alibi - afferma - dato che il centrosinistra è al potere sia localmente che al governo nazionale; da qui l'urgenza di accelerare le modifiche costituzionali necessarie all'approvazione della Carta statutaria di autonomia regionale, tanto più che dopo questo risultato referendario non sarà nemmeno necessaria l'intesa con la Regione sulle nuove norme da varare, ma basterà solo un semplice parere non vincolante".

Da ultimo, Molinaro si domanda come mai Illy, in un'intervista a un quotidiano nazionale, sostenga che, in futuro, i poteri del presidente del Consiglio dei Ministri non debbano prevedere lo scioglimento delle Camere. "Perché allora - si chiede retoricamente il capogruppo UDC - non ha accettato che nella proposta di Statuto all'esame del nostro Consiglio regionale ci fosse una norma del genere (quella del non scioglimento in caso di dimissioni del presidente) e ha diffidato l'Aula dall'approvarla, pena gravi conseguenze, scrivendo così in quella occasione una delle più brutte pagine della nostra Assemblea legislativa?"