Verdi: presentato a Roma da Metz esposto Agenzia entrate
(ACON) Trieste, 13 set - COM/AB - Secondo quanto sancito
dall'articolo 37 del decreto Bersani dello scorso luglio, a
partire dall'1 ottobre 2006, i soggetti titolari di partita IVA
sono tenuti a utilizzare, anche tramite intermediari, modalità di
pagamento telematiche delle imposte, dei contributi, dei premi e
delle entrate spettanti agli enti e alle casse previdenziali.
A seguito di queste disposizione, l'Agenzia delle entrate ha
tempestivamente messo a disposizione dei cittadini un software
dedicato all'operazione di pagamento telematico, scaricabile
gratuitamente dal sito dell'Agenzia.
Tutto ciò è stato puntualizzato oggi a Roma dal consigliere
regionale dei Verdi Alessandro Metz in una conferenza stampa
tenuta assieme ad altri esponenti della Comunità del software
libero italiani, nel corso della quale ha illustrato le ragioni
dell'esposto presentato al ministro Bersani contestualmente a una
lettera aperta sottoscritta da decine di personalità.
Il software, ha aggiunto Metz, funziona solo ed esclusivamente su
piattaforme proprietarie. Di conseguenza, un cittadino titolare
di partita IVA non solo è costretto ad acquistare un computer, ma
soprattutto è costretto ad acquistare anche le costose licenze di
software proprietario, sebbene vi siano in circolazione delle
validissime alternative libere, facilmente scaricabili dalla
rete.
Metz ha precisato che anche nell'ipotesi in cui il privato
cittadino titolare di partita IVA si rivolgesse al fine
dell'espletamento dell'operazione a un intermediario,
quest'ultimo non potrebbe che effettuare l'operazione tramite un
software proprietario.
Inoltre, con una circolare del 6 settembre scorso, l'Agenzia
delle entrate ha precisato che il pagamento per via telematica è
possibile tramite servizio home-banking; questa ulteriore
alternativa finisce però per incidere egualmente nei confronti
del cittadino, in quanto tale servizio ha un costo anche
relativamente a un conto già disponibile presso la banca.
Tutto ciò, a giudizio di Metz, risulta indiscutibilmente in
contraddizione con la "direttiva Stanca per l'open source", che
fissa regole e criteri tecnici per l'acquisto e per il riuso del
software nella Pubblica Amministrazione imponendo che le stesse,
nell'acquisto dei programmi informatici, debbano privilegiare le
soluzioni che:
- assicurino interoperabilità e cooperazione applicativa tra i
diversi sistemi informatici della PA, salvo che ricorrano
peculiari ed eccezionali esigenze di sicurezza e di segreto;
- rendano i sistemi informatici non dipendenti da un unico
fornitore o da un'unica tecnologia proprietaria;
- garantiscano la disponibilità del codice sorgente per
l'ispezione e la tracciabilità da parte delle PA;
- esportino dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di
tipo aperto.
Al consigliere dei Verdi appare evidente anche la contraddizione
rispetto alla normativa europea sulla concorrenza, dal momento
che l'iniziativa istituzionale avvantaggia in maniera assoluta
alcuni venditori di software senza tenere conto del mercato nella
sua complessità e gravando ingiustificatamente a livello
economico sul cittadino. Non da ultimo, appare palese la
violazione di principi sanciti a livello costituzionale e di
norme previste dal Codice dell'amministrazione digitale.
Tutto questo, ha concluso Metz, rischia di essere un ulteriore
piccolo tassello contro l'auspicata civiltà tecnologica.
L'esposto e la lettera aperta tendono a mettere un freno a queste
pratica a favore di una vera pluralità digitale.