PRC: Franzil su situazione e futuro Insiel
(ACON) Trieste, 02 ott - COM/AB - Nelle molte incertezze che
segnano il dibattito su Insiel di questi giorni, crediamo sia
giusto ribadire le uniche due certezze in campo: il decreto
Bersani può avere effetti dirompenti sull'azienda e al
questionario distribuito dal PRC il 69% degli intervistati ha
indicato di non ritenere sicuro il proprio lavoro (perché mancano
notizie certe sull'Azienda, perché il suo futuro appare incerto,
perché ha un lavoro precario).
Lo mette in evidenza, in una nota, il consigliere regionale del
PRC Kristian Franzil che aggiunge:
Le organizzazioni sindacali hanno convocato le assemblee dei
lavoratori, primo passo necessario per fare chiarezza. Affinché
possa realizzarsi la linea fin qui espressa dalla Regione per
voce dell'assessore Pecol Cominotto, contraria alla vendita e
allo "spezzatino", pensiamo sia necessario innanzitutto
continuare la discussione con il Governo nazionale in tutte le
sedi opportune. L'art. 13 del decreto in questione può essere
modificato in sede di finanziaria, come previsto dall'ordine del
giorno presentato da alcuni parlamentari, tra cui quelli di
Rifondazione comunista, che impegna al vaglio delle conseguenze
del decreto stesso e a una sua possibile ricalibratura in base a
dati oggettivi.
I costi che dovrebbe pagare Insiel, in analogia con le aziende
delle altre regioni d'Italia, sembrano una solida base di
discussione.
In ogni caso, vanno valorizzate le professionalità e le
conoscenze presenti in azienda passando attraverso l'assegnazione
di un nuovo ruolo regionale, un piano industriale adatto sia alla
specificità del campo d'intervento che alla proprietà totalmente
pubblica dell'ente. Indispensabile e urgente, a questo scopo, la
stabilizzazione dei contratti di lavoro, la cui attuale
precarietà mina il valore dell'azienda.
In questo quadro va inserita la discussione sugli assetti
proprietari, partendo dall'ipotesi che Insiel resti regionale e
che sia autosufficiente dal punto di vista finanziario
rispondendo alle necessità di sviluppo e innovazione dei servizi
informatici regionale. Per evitare, nel caso peggiore, di
metterla tutta o in parte sul mercato in un momento in cui
sarebbe svalutata, vista l'obbligatorietà della decisione e la
situazione aziendale, ma soprattutto per evitare di perdere, in
mani regionali o extra poco importa, un patrimonio necessario
alla crescita del sistema Regione.