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UDC: cittadinanza italiana, mozione condivisa

03.10.2006
18:13
(ACON) Trieste, 03 ott - COM/AB - "Esprimiamo soddisfazione perché sulla nostra mozione c'è stato il voto positivo di Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord e l'astensione del gruppo della Margherita".

Lo affermano i Consiglieri regionali dell'UDC Roberto Molinaro, Gina Fasan, Maurizio Salvador e Giorgio Venier Romano al termine della discussione sulla loro mozione "Per una cittadinanza nel rispetto dell'identità italiana".

Il documento, che impegnava il presidente della Regione a rappresentare al Governo nazionale e al Parlamento la necessità che la nuova legislazione statale in materia di cittadinanza comprenda misure volte a una effettiva integrazione delle persone immigrate quale precondizione per la concessione della cittadinanza italiana, in particolare subordinando la concessione della cittadinanza non solo a un congruo periodo di regolare permanenza, ma anche alla conoscenza della lingua, della cultura e dei principali valori e precetti della Costituzione italiana e l'affiancamento alle persone immigrate dei facilitatori dell'integrazione con funzione di accompagnamento degli stessi, alla fine non è stato accolto per un voto.

"Abbiamo presentato una mozione autonoma per ribadire l'attenzione ai diritti umani, al diritto di ogni persona a vivere e integrarsi con la propria famiglia in Italia nel rispetto delle nostre leggi, della nostra cultura e delle nostre tradizioni. Non riteniamo giusto un atteggiamento di chiusura estrema, ma neppure un'apertura incondizionata che non tenga conto di tutte le conseguenze dirette e indirette".

"E' indispensabile un'assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni nell'affrontare questi nuovi fenomeni con provvedimenti che favoriscano sia l'integrazione sia il mantenimento di un'identità prevalentemente cristiana presente nel sistema Paese, che connota ancora peculiarmente la condizione dell'essere cittadino italiano. Abbiamo dichiarato il nostro no a una legge sulla cittadinanza basata sullo 'Ius soli' (è italiano chi nasce in Italia) anziché il nostro tradizionale 'Ius sanguinis' (invece chi nasce da almeno un genitore italiano)".

"La legge sulla cittadinanza così modificata - aggiungono Molinaro, Fasan, Salvador e Venier Romano - letta in combinato disposto con la Bossi-Fini, introdurrebbe un meccanismo perverso di sanatoria per tanti clandestini, che si regolarizzerebbero solo per il fatto di mettere al mondo un figlio in Italia. Dire che è italiano chi nasce in Italia significherebbe legittimare sbarchi o ingressi clandestini di donne incinte, legittimare la regolarizzazione di entrambi i genitori di tutti i parenti entro il quarto grado, e invogliare i clandestini già in Italia ad avere figli per ottenere indirettamente la sanatoria della loro posizione". "Riteniamo indispensabile che la nuova legislazione nazionale disciplini, contestualmente, peculiari forme di rassicurazione per le comunità coinvolte per garantire più sicurezza ai cittadini, indicando i nuovi requisiti relativi all'ottenimento della cittadinanza, improntati a una reale volontà di integrazione verificabile, unica condizione in grado di evitare fenomeni di nuova emarginazione".

"Per questo motivo - concludono i consiglieri regionali dell'UDC - riteniamo di dover continuare a subordinare l'acquisto della cittadinanza a un congruo periodo di permanenza in Italia, che permetta di acquisire conoscenza delle nostre leggi e della nostra cultura".