UDC: cittadinanza italiana, mozione condivisa
(ACON) Trieste, 03 ott - COM/AB - "Esprimiamo soddisfazione
perché sulla nostra mozione c'è stato il voto positivo di Forza
Italia, Alleanza nazionale e Lega Nord e l'astensione del gruppo
della Margherita".
Lo affermano i Consiglieri regionali dell'UDC Roberto Molinaro,
Gina Fasan, Maurizio Salvador e Giorgio Venier Romano al termine
della discussione sulla loro mozione "Per una cittadinanza nel
rispetto dell'identità italiana".
Il documento, che impegnava il presidente della Regione a
rappresentare al Governo nazionale e al Parlamento la necessità
che la nuova legislazione statale in materia di cittadinanza
comprenda misure volte a una effettiva integrazione delle persone
immigrate quale precondizione per la concessione della
cittadinanza italiana, in particolare subordinando la concessione
della cittadinanza non solo a un congruo periodo di regolare
permanenza, ma anche alla conoscenza della lingua, della cultura
e dei principali valori e precetti della Costituzione italiana e
l'affiancamento alle persone immigrate dei facilitatori
dell'integrazione con funzione di accompagnamento degli stessi,
alla fine non è stato accolto per un voto.
"Abbiamo presentato una mozione autonoma per ribadire
l'attenzione ai diritti umani, al diritto di ogni persona a
vivere e integrarsi con la propria famiglia in Italia nel
rispetto delle nostre leggi, della nostra cultura e delle nostre
tradizioni. Non riteniamo giusto un atteggiamento di chiusura
estrema, ma neppure un'apertura incondizionata che non tenga
conto di tutte le conseguenze dirette e indirette".
"E' indispensabile un'assunzione di responsabilità da parte delle
istituzioni nell'affrontare questi nuovi fenomeni con
provvedimenti che favoriscano sia l'integrazione sia il
mantenimento di un'identità prevalentemente cristiana presente
nel sistema Paese, che connota ancora peculiarmente la condizione
dell'essere cittadino italiano. Abbiamo dichiarato il nostro no a
una legge sulla cittadinanza basata sullo 'Ius soli' (è italiano
chi nasce in Italia) anziché il nostro tradizionale 'Ius
sanguinis' (invece chi nasce da almeno un genitore italiano)".
"La legge sulla cittadinanza così modificata - aggiungono
Molinaro, Fasan, Salvador e Venier Romano - letta in combinato
disposto con la Bossi-Fini, introdurrebbe un meccanismo perverso
di sanatoria per tanti clandestini, che si regolarizzerebbero
solo per il fatto di mettere al mondo un figlio in Italia. Dire
che è italiano chi nasce in Italia significherebbe legittimare
sbarchi o ingressi clandestini di donne incinte, legittimare la
regolarizzazione di entrambi i genitori di tutti i parenti entro
il quarto grado, e invogliare i clandestini già in Italia ad
avere figli per ottenere indirettamente la sanatoria della loro
posizione".
"Riteniamo indispensabile che la nuova legislazione nazionale
disciplini, contestualmente, peculiari forme di rassicurazione
per le comunità coinvolte per garantire più sicurezza ai
cittadini, indicando i nuovi requisiti relativi all'ottenimento
della cittadinanza, improntati a una reale volontà di
integrazione verificabile, unica condizione in grado di evitare
fenomeni di nuova emarginazione".
"Per questo motivo - concludono i consiglieri regionali dell'UDC
- riteniamo di dover continuare a subordinare l'acquisto della
cittadinanza a un congruo periodo di permanenza in Italia, che
permetta di acquisire conoscenza delle nostre leggi e della
nostra cultura".