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Verdi: Metz su Finanziaria nazionale e regionale

26.10.2006
15:09
(ACON) Trieste, 26 ott - COM/AB - Sul dibattito in Consiglio regionale sulla finanziaria dello Stato si registra la seguente nota del consigliere dei Verdi Alessandro Metz:

"Ho firmato la mozione presentata dalla maggioranza in Consiglio regionale non perché condivido in toto le premesse, anzi, molte da parte mia rappresentano motivo di critica alla finanziaria nazionale, ma perché condivido l'impegno finale al presidente della Regione a continuare nel dialogo con il Governo Prodi, per ottenere ulteriori risorse al nostro Sistema Regione.

Ma anche e soprattutto perché ritengo essere un impegno, quanto sostenuto come punti di premessa, che "la finanziaria regionale per il 2007 non provvederà ad alcuna riduzione delle risorse assegnate agli Enti locali" e che "la Regione non ha all'ordine del giorno alcuna manovra sui ticket sanitari".

Detto questo, le mie critiche alla finanziaria nazionale sono molteplici e sicuramente partono da presupposti diversi, tanto da quelli del presidente Illy, quanto da quelli degli esponenti del centrodestra espressi in Aula.

Un certo consenso trasversale, dalla Confindustria al sindacato, rivela come le misure previste rischino in realtà di scontentare tutti, salvo quelle che potremmo definire come le "grandi corporazioni fordiste". Ma le rappresentanze della grande impresa e del lavoro dipendente tradizionale oggi, in una società che negli ultimi trent'anni si è profondamente trasformata, non possono certo incarnare il vero interesse generale.

Oggi, in Consiglio regionale si è parlato di piccola o grande industria di ceto medio o famiglia; assenti, come spesso accade nel dibattito politico, piccoli e grandi interessi ambientali, giovani o vecchi precari. Soggetti evidentemente esclusi anche dal Governo Prodi, basti pensare alle briciole riservate al finanziamento dell'Università e della ricerca scientifica, con cui ci si rassegna al declino culturale e produttivo e si avviano decine di migliaia di giovani ricercatori a un'esistenza precaria. Basti pensare a come, di fronte alle tante emergenze ecologiche, manchi una vera svolta delle politiche energetiche verso le fonti pulite e rinnovabili, manchi un corposo programma di misure antinquinamento e a incentivo di una mobilità sostenibile, e risultino del tutto inadeguati i primi stanziamenti per la tutela dell'assetto idrogeologico.

Eppure, le risorse per grandi opere devastanti e rifiutate dalle comunità locali, per quanto ridimensionate rispetto al libro dei sogni berlusconiano, sono state trovate.

Ma due ulteriori aspetti risultano molto critici.

Innanzitutto l'attacco pesantissimo portato ai Comuni. Non si tratta solo del drastico taglio di risorse ad amministrazioni che oggi assicurano oltre il settanta per cento delle prestazioni di welfare. E' in questione un'articolazione federalista tra differenti livelli di governo, in particolare gli spazi di autonomia e autogoverno della dimensione locale e municipale, in cui spesso sono state sperimentate politiche innovative e partecipate. In secondo luogo, se guardiamo agli aspetti fiscali e previdenziali della manovra, a risultare penalizzate dai meccanismi di redistribuzione, sono le nuove figure sociali emerse in questi anni dalla grande metamorfosi dell'organizzazione sociale del lavoro: quelle del lavoro intermittente e precario, del lavoro autonomo e delle nuove professioni, della microimpresa innovativa o contoterzista che sia. Per queste figure la pressione fiscale e contributiva viene appesantita, senza che siano previste contropartite in termini di nuovi istituti di welfare, di riprogettazione di una rete di protezione sociale adeguata ai tempi.

Sono però convinto che i tratti salienti di questa finanziaria colpiscano più in generale alcuni tra gli impegni programmatici che sostanziavano la coalizione di centrosinistra: l'ispirazione federalista e il ruolo dell'autogoverno locale, la necessità di una svolta nelle politiche ambientali, il superamento della logica delle grandi opere e della Legge Obiettivo, un nuovo welfare fondato su nuovi diritti finalmente adeguati alle forme contemporanee del lavoro e della cittadinanza.

Su questi punti quindi siamo chiamati come Giunta e Consiglio regionale a esprimerci tra pochissimo, quando saremo noi a tentare di rispondere a questi bisogni e queste necessità con la nostra finanziaria, sinceramente spero che saremo capaci di slanci ben diversi e innovazione maggiore, anche perché non abbiamo alibi di buchi ereditati da Governi precedenti da sanare in soli sei mesi".