Verdi: Metz su Finanziaria nazionale e regionale
(ACON) Trieste, 26 ott - COM/AB - Sul dibattito in Consiglio
regionale sulla finanziaria dello Stato si registra la seguente
nota del consigliere dei Verdi Alessandro Metz:
"Ho firmato la mozione presentata dalla maggioranza in Consiglio
regionale non perché condivido in toto le premesse, anzi, molte
da parte mia rappresentano motivo di critica alla finanziaria
nazionale, ma perché condivido l'impegno finale al presidente
della Regione a continuare nel dialogo con il Governo Prodi, per
ottenere ulteriori risorse al nostro Sistema Regione.
Ma anche e soprattutto perché ritengo essere un impegno, quanto
sostenuto come punti di premessa, che "la finanziaria regionale
per il 2007 non provvederà ad alcuna riduzione delle risorse
assegnate agli Enti locali" e che "la Regione non ha all'ordine
del giorno alcuna manovra sui ticket sanitari".
Detto questo, le mie critiche alla finanziaria nazionale sono
molteplici e sicuramente partono da presupposti diversi, tanto da
quelli del presidente Illy, quanto da quelli degli esponenti del
centrodestra espressi in Aula.
Un certo consenso trasversale, dalla Confindustria al sindacato,
rivela come le misure previste rischino in realtà di scontentare
tutti, salvo quelle che potremmo definire come le "grandi
corporazioni fordiste". Ma le rappresentanze della grande impresa
e del lavoro dipendente tradizionale oggi, in una società che
negli ultimi trent'anni si è profondamente trasformata, non
possono certo incarnare il vero interesse generale.
Oggi, in Consiglio regionale si è parlato di piccola o grande
industria di ceto medio o famiglia; assenti, come spesso accade
nel dibattito politico, piccoli e grandi interessi ambientali,
giovani o vecchi precari. Soggetti evidentemente esclusi anche
dal Governo Prodi, basti pensare alle briciole riservate al
finanziamento dell'Università e della ricerca scientifica, con
cui ci si rassegna al declino culturale e produttivo e si avviano
decine di migliaia di giovani ricercatori a un'esistenza
precaria. Basti pensare a come, di fronte alle tante emergenze
ecologiche, manchi una vera svolta delle politiche energetiche
verso le fonti pulite e rinnovabili, manchi un corposo programma
di misure antinquinamento e a incentivo di una mobilità
sostenibile, e risultino del tutto inadeguati i primi
stanziamenti per la tutela dell'assetto idrogeologico.
Eppure, le risorse per grandi opere devastanti e rifiutate dalle
comunità locali, per quanto ridimensionate rispetto al libro dei
sogni berlusconiano, sono state trovate.
Ma due ulteriori aspetti risultano molto critici.
Innanzitutto l'attacco pesantissimo portato ai Comuni. Non si
tratta solo del drastico taglio di risorse ad amministrazioni che
oggi assicurano oltre il settanta per cento delle prestazioni di
welfare. E' in questione un'articolazione federalista tra
differenti livelli di governo, in particolare gli spazi di
autonomia e autogoverno della dimensione locale e municipale, in
cui spesso sono state sperimentate politiche innovative e
partecipate. In secondo luogo, se guardiamo agli aspetti fiscali
e previdenziali della manovra, a risultare penalizzate dai
meccanismi di redistribuzione, sono le nuove figure sociali
emerse in questi anni dalla grande metamorfosi
dell'organizzazione sociale del lavoro: quelle del lavoro
intermittente e precario, del lavoro autonomo e delle nuove
professioni, della microimpresa innovativa o contoterzista che
sia. Per queste figure la pressione fiscale e contributiva viene
appesantita, senza che siano previste contropartite in termini di
nuovi istituti di welfare, di riprogettazione di una rete di
protezione sociale adeguata ai tempi.
Sono però convinto che i tratti salienti di questa finanziaria
colpiscano più in generale alcuni tra gli impegni programmatici
che sostanziavano la coalizione di centrosinistra: l'ispirazione
federalista e il ruolo dell'autogoverno locale, la necessità di
una svolta nelle politiche ambientali, il superamento della
logica delle grandi opere e della Legge Obiettivo, un nuovo
welfare fondato su nuovi diritti finalmente adeguati alle forme
contemporanee del lavoro e della cittadinanza.
Su questi punti quindi siamo chiamati come Giunta e Consiglio
regionale a esprimerci tra pochissimo, quando saremo noi a
tentare di rispondere a questi bisogni e queste necessità con la
nostra finanziaria, sinceramente spero che saremo capaci di
slanci ben diversi e innovazione maggiore, anche perché non
abbiamo alibi di buchi ereditati da Governi precedenti da sanare
in soli sei mesi".