Venezia: Tesini a 10° Conferenza plenaria CALRE (2)
(ACON) Venezia, 30 ott - COM/AB - Molto interessante e vivace
il secondo confronto introdotto dal presidente Alessandro Tesini
alla decima Conferenza plenaria della CARLE di Venezia - quello
sul federalismo fiscale - nel corso del quale, dopo una puntuale
illustrazione tecnica dei diversi modelli a cura del professor
Antonini, membro dell'Alta Commissione sul federalismo fiscale,
c'è stato un utile scambio di vedute tra le principali esperienze
a livello europeo.
Tesini ha esordito con l'affermazione che il federalismo non può
essere sostenuto come un espediente per adattarsi al declino. Là
dove esso è costitutivo dell'ordinamento e là - come nel nostro
caso - invece è l'approdo di una lunga e complessa riforma, il
federalismo è inteso, e così va perseguito, come la forma più
trasparente e responsabilizzante per assicurare la crescita
economica e il benessere dei cittadini secondo i principi di una
avanzata coesione sociale.
In questa accezione, Regioni ed Enti locali non si possono
pensare solo come centri di spesa, ma devono approdare con
lungimiranza e capacità al ruolo di attori dello sviluppo, nella
consapevolezza che la competizione globale si affida sicuramente
a forti strategie unitarie dell'Europa e degli Stati, ma per
l'attuazione a politiche e programmi locali.
Al riguardo, la qualità della legislazione regionale e quella
delle funzioni amministrative devono affinarsi e migliorare
rapidamente e sostanzialmente. Solo così è possibile rispondere
con credibilità ai molti che, dopo gli entusiasmi degli scorsi
anni, oggi denunciano il federalismo come "un lusso che non ci si
può più permettere", sostenendo che il nostro sistema non sarebbe
capace di devolvere ai livelli inferiori competenze e
attribuzioni sopprimendo quelle precedenti, senza alimentare un
circuito perverso di doppioni.
Il federalismo fiscale - ha detto Tesini - oggi priorità assoluta
delle riforme nel nostro Paese, deve essere il propellente per
alimentare il circuito virtuoso che porterà alla crescita in
forza di una maggiore competitività e attrattività dei sistemi
territoriali, dove economia, servizi, ambiente, istruzione,
cultura e pubblica amministrazione perseguono assieme obiettivi
di eccellenza.
Quanto agli strumenti, Tesini ha aggiunto che dopo i molti studi
di questi anni è indispensabile passare alla fase operativa. È
unanime - ha detto - la tesi secondo cui l'art. 119 del nuovo
Titolo V - non toccato nemmeno dalla riforma rigettata dal
referendum del 25 giugno 2006 - è chiaro ed esaustivo. In ragione
di ciò, ogni livello istituzionale, purché adeguato - principio
troppo spesso rimosso - e sulla base di un sistema finanziario
coordinato per iniziativa dello Stato, al riguardo ancora da
assumere, deve poter esercitare la propria competenza in ragione
di tributi propri, risorse trasferite, compartecipazioni ed
eventualmente attingendo al fondo perequativo.
Tesini ha concluso soffermandosi su due questioni.
La prima, che vede le Regioni speciali al momento dotate della
maggiore competenza nel pronunciarsi sull'argomento, riguarda i
limiti del sistema delle compartecipazioni, ovvero della finanza
derivata, sempre esposte al rischio di mantenere spese certe a
fronte di entrate incerte, essendo il modello fiscale competenza
dello Stato.
La seconda riguarda la consapevolezza - che secondo Tesini non
può sfuggire alle Regioni speciali - che la prossima discussione
sul federalismo fiscale vedrà le Regioni ordinarie pretendere
attribuzioni oggi riservate esclusivamente a quelle speciali.
Discussione alla quale, ha chiosato, non si può andare sulla
difensiva o indisponibili al confronto.
(foto in e-mail; immagini alle tv)
(fine)