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CR: divieto cumulo indennità di carica, Kocijancic (3)

21.11.2006
12:30
(ACON) Trieste, 21 nov - AB - La proposta di legge sul divieto di cumulo delle indennità di carica, a firma Alessandra Battellino e Luigi Ferone entrambi del gruppo IpR, giunge in Aula con il voto contrario della V Commissione e anche, a larghissima maggioranza, del Consiglio delle autonomie locali, oltre ai i pareri non favorevoli resi dalla presidente della Commissione regionale per le Pari opportunità e dalla consigliera regionale di parità. I relatori sono di maggioranza Igor Kocijancic (PRC) e di minoranza Roberto Molinaro (UDC) e Alessandra Battellino (IpR).

La proposta, ha affermato Kocijancic, è sicuramente ispirata da motivazioni condivisibili, ma rischierebbe, nell'attuazione pratica, di penalizzare eccessivamente migliaia di amministratori locali, nella fattispecie la stragrande maggioranza di coloro i quali si dedicano all'attività istituzionale percependo indennità modestissime, il più delle volte esigui rimborsi spese corrisposti in forma di gettoni di presenza che sicuramente non compensano il tempo impiegato e messo a disposizione delle collettività che rappresentano a livello istituzionale. Moltissimi di questi amministratori, inoltre, proprio in ragione delle realtà locali di dimensione ridotte, molto spesso non possono sottrarsi all'obbligo di ricoprire svariate cariche di rappresentanza retribuite, quando sono retribuite.

Ritengo - ha concluso Kocijancic, di interpretare la maggioranza delle sensibilità presenti all'interno della Commissione, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, nel dire che questa proposta di legge, se applicata, rischierebbe più di mortificare che di rivalutare il ruolo degli amministratori eletti, sostanzialmente perché interviene, in maniera eccessivamente restrittiva su un terreno che è già stato disciplinato a monte dal decreto legislativo 267/2000 e che anche nella nostra regione è stato regolamentato a sufficienza, sicuramente per quanto attiene consiglieri e assessori regionali, provinciali e comunali delle città capoluogo e dei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, perché sembra quasi la norma sia rivolta alle tipologie di amministratore citate, senza pensare agli altri, che rappresentano la maggioranza assoluta del corpo di elette ed eletti di questa regione e per i quali non si comprende davvero perché dovrebbero essere ulteriormente penalizzati anche rispetto ai loro omologhi di altre regioni.

(segue)