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PDCI: Zorzini a giornata parlamentare contro violenza donne

23.11.2006
15:02
(ACON) Trieste, 23 nov - COM/AB - Sulla sua partecipazione alla Giornata parlamentare contro la violenza alle donne, che si è tenuta a Roma, a palazzo Montecitorio e che si inserisce nella specifica Campagna del Consiglio d'Europa, si registra la seguente nota della consigliera regionale del PDCI Bruna Zorzini:

"Ho aderito con convinzione all'invito a partecipare a una tavola rotonda nell'ambito di questo evento, in qualità di consigliera regionale prima firmataria di una proposta di legge, diventata poi la legge regionale 17/2000 del Friuli Venezia Giulia sulla realizzazione di progetti antiviolenza e l'istituzione di centri per donna in difficoltà.

E' da sottolineare anche la valenza della manifestazione organizzata dalle massime Istituzioni dello Stato che ci fa vedere come nella realtà italiana, negli ultimi anni, soprattutto grazie al lavoro delle donne nella società e nelle Assemblee elettive si vada affermando l'idea di attuare politiche di contrasto al fenomeno della violenza intra ed extra familiare.

A livello regionale indubbiamente la legge 17/2000 ha significato un importantissimo passo su questo versante. Ancor di più oggi, a più di cinque anni dalla sua approvazione, posso essere soddisfatta quando mi sento dire dalle donne delle associazioni, dalle operatrici sociali che lavorano negli Enti locali su progetti comuni, come esse ritengano tale legge estremamente innovativa e di livello europeo, una delle poche leggi esistenti in Italia in merito alla violenza, a cui altre regioni guardano con interesse.

Pur tuttavia, non tutti i centri antiviolenza fondati dalle associazioni femminili sono arrivati ad attuare stabili forme di collaborazione con Comuni, Aziende sanitarie, Forze dell'ordine, Tribunali, soggetti principalmente coinvolti nel fronteggiare la violenza contro donne e bambini. E il fenomeno è così drammatico ed emergente per cui il numero annuale di donne che si rivolgono a centri per una richiesta di aiuto è sempre alto e sono sempre più presenti sui giornali episodi in cui la violenza arriva alle sue estreme conseguenze, come in questi giorni in provincia di Trieste.

I fondi che la Regione mette a disposizione, tuttavia, hanno permesso alle Associazioni di gestire a Trieste due comunità per mamme e figli (una casa segreta e un centro di accoglienza) con un'affluenza media di 200 casi all'anno. Emerge però forte il bisogno di disporre di una casa di transizione, nella quale le donne potrebbero sostare (dopo i 4 mesi di accoglienza nella casa segreta) fino a quando non siano in grado (6 mesi) di procurarsi un'abitazione propria. Si evidenzia quindi il bisogno di poter instaurare un dialogo istituzionale con l'Ater. Analogo discorso va fatto per quanto riguarda l'assistenza legale, visto che il gratuito patrocinio può essere usufruito in minima parte.

A Udine invece esistono 2 sportelli, uno gestito da un'associazione e una dal Comune. A Gorizia non si è invece ancora riusciti ad aprire la casa di accoglienza e a Pordenone l'associazione ha una struttura, ma il Comune non collabora come dovrebbe.

In provincia di Trieste, i Comuni minori hanno delegato il comune di Trieste a occuparsi di tutti i casi del territorio e la collaborazione con l'associazione GOAP è ben avviata e consolidata, restano da risolvere le collaborazioni con gli altri soggetti (forze dell'ordine, ma soprattutto l'azienda sanitaria). Nei Piani di zona, ad esempio, non ci sono progetti per contrastare la violenza sulle donne. Non esistono protocolli operativi e l'efficacia dell'azione dipende solamente dalle singole figure professionali presenti nei servizi.

E' quindi necessario coordinare gli interventi, monitorare gli effetti della legge e assicurare alla stessa finanziamenti adeguati. Sappiamo bene che la presenza di una buona legge non ci deve esimere dal vigilare costantemente sulla sua puntuale applicazione e finanziamento che purtroppo nel tempo non ha avuto quel progressivo aumento che io stessa avevo auspicato".