CR: ddl urbanistica, relatori di minoranza (6)
(ACON) Trieste, 30 gen - RC - I tempi del cambiamento sono
maturi - ha esordito il relatore di minoranza Daniele Galasso
(FI) - ma la prudenza, prima di rottamare tutto, è d'obbligo.
Buone le intenzioni generali, ma poi le si distrae.
Apparentemente la Regione concede molto ai Comuni, in realtà
determina tutto e concede un'autonomia differenziata: consente
alle città capoluogo di essere protagoniste delle fasi della
pianificazione, mentre obbliga gli altri Comuni a soggiacere alla
pianificazione sovracomunale. Inoltre, rinuncia a specificità
acquisite in anni di esperienza; propone procedure defatiganti
che porteranno al blocco di ogni espansione;
si impongono dall'alto gli Ambiti territoriali ottimali per la
gestione del paesaggio (AGEPA).
Il disegno di legge proposto - così la relatrice di minoranza,
Alessandra Battellino (IpR) - vorrebbe superare il tradizionale
modello gerarchico per un confronto collegiale che si realizza
nella Conferenza di pianificazione, utile ma identificata in modo
generico. Tutto dovrebbe essere a vantaggio dell'autonomia dei
Comuni e del benessere dei cittadini, ma ciò non è garantito in
alcun modo, soprattutto per i Comuni medio-piccoli costretti ad
associarsi per accedere ai contributi. Questa legge prima fissa
principi condivisibili, poi crea enti intermedi che non
risponderanno direttamente al cittadino e gli complicheranno la
vita. Si affidano a commissioni indefinite le strategie e si
promuovono organismi collegiali che non possono essere
controllati, né si vogliono controllare. Il tutto farà crescere
la spesa pubblica e andrà a sostegno di uno sviluppo
difficilmente sostenibile e sicuramente non biocompatibile.
Intenzioni condivisibili anche per l'ultimo relatore di
minoranza, Roberto Molinaro (UDC), che poi però contesta un
modello di co-pianificazione imposto fuori dei principi di
sussidiarietà e di leale collaborazione; pretendere un "atto di
fede" nelle future previsioni del PTR; la mancata previsione di
inserimento delle Province tra i soggetti della pianificazione
dell'area vasta; la violazione dell'autonomia e della
rappresentatività dei Comuni; i Piani strutturali comunali di
durata indeterminata e che non prevedono alcuna flessibilità da
esercitare a livello di Piano operativo comunale. Inoltre, la
pianificazione sovracomunale altera, di fatto, il principio di
uguaglianza istituzionale tra Comuni; si moltiplicano le
istituzioni e le spese pubbliche, nonché le procedure
burocratiche; la fase transitoria dell'applicazione della legge è
fortemente penalizzante.
(segue)