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CR: ddl urbanistica, relatori di minoranza (6)

30.01.2007
16:44
(ACON) Trieste, 30 gen - RC - I tempi del cambiamento sono maturi - ha esordito il relatore di minoranza Daniele Galasso (FI) - ma la prudenza, prima di rottamare tutto, è d'obbligo. Buone le intenzioni generali, ma poi le si distrae. Apparentemente la Regione concede molto ai Comuni, in realtà determina tutto e concede un'autonomia differenziata: consente alle città capoluogo di essere protagoniste delle fasi della pianificazione, mentre obbliga gli altri Comuni a soggiacere alla pianificazione sovracomunale. Inoltre, rinuncia a specificità acquisite in anni di esperienza; propone procedure defatiganti che porteranno al blocco di ogni espansione; si impongono dall'alto gli Ambiti territoriali ottimali per la gestione del paesaggio (AGEPA).

Il disegno di legge proposto - così la relatrice di minoranza, Alessandra Battellino (IpR) - vorrebbe superare il tradizionale modello gerarchico per un confronto collegiale che si realizza nella Conferenza di pianificazione, utile ma identificata in modo generico. Tutto dovrebbe essere a vantaggio dell'autonomia dei Comuni e del benessere dei cittadini, ma ciò non è garantito in alcun modo, soprattutto per i Comuni medio-piccoli costretti ad associarsi per accedere ai contributi. Questa legge prima fissa principi condivisibili, poi crea enti intermedi che non risponderanno direttamente al cittadino e gli complicheranno la vita. Si affidano a commissioni indefinite le strategie e si promuovono organismi collegiali che non possono essere controllati, né si vogliono controllare. Il tutto farà crescere la spesa pubblica e andrà a sostegno di uno sviluppo difficilmente sostenibile e sicuramente non biocompatibile.

Intenzioni condivisibili anche per l'ultimo relatore di minoranza, Roberto Molinaro (UDC), che poi però contesta un modello di co-pianificazione imposto fuori dei principi di sussidiarietà e di leale collaborazione; pretendere un "atto di fede" nelle future previsioni del PTR; la mancata previsione di inserimento delle Province tra i soggetti della pianificazione dell'area vasta; la violazione dell'autonomia e della rappresentatività dei Comuni; i Piani strutturali comunali di durata indeterminata e che non prevedono alcuna flessibilità da esercitare a livello di Piano operativo comunale. Inoltre, la pianificazione sovracomunale altera, di fatto, il principio di uguaglianza istituzionale tra Comuni; si moltiplicano le istituzioni e le spese pubbliche, nonché le procedure burocratiche; la fase transitoria dell'applicazione della legge è fortemente penalizzante.

(segue)