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Anno europeo Pari opportunità: intervento Pollastrini (4)

13.02.2007
19:38
(ACON) Trieste, 13 feb - AB - Dopo gli interventi della consigliera di parità Maria Grazia Vendrame e dei presidenti delle Amministrazioni provinciali - Maria Teresa Bassa Poropat (Trieste), Enrico Gherghetta (Gorizia), Elio De Anna (Pordenone) e Marzio Strassoldo (Udine) - a concludere i lavori è stata l'on. Barbara Pollastrini, ministro per le Pari opportunità.

Sono venuta qui e tornerò qui - ha detto la Pollastrini -perché ho visto e conosciuto una realtà, una classe dirigente che ho avuto modo di apprezzare. Con il mio ministero farò in modo che il 2007, anno europeo delle pari opportunità, non sia celebrativo e tanto meno commemorativo: voglio che sia qualcosa di serio, di partecipato, che ci metta anche a rischio, ma che possa dare dei frutti concreti.

Un anno europeo delle pari opportunità che il Governo ha interpretato mantenendo un impegno che aveva preso per presentare un disegno di legge sui diritti delle persone conviventi che proprio in questi giorni ha visto la luce. Spero che sulla legge sui DICO nessuno metta davanti un no aprioristico e che si possa discuterne con il contributo di cultura, di storia che ciascuno si porta dietro.

Così l'anno europeo delle pari opportunità si apre con questo primo risultato, dopo intere legislature e Governi che si erano dati questo obiettivo e non lo avevano raggiunto. Abbiamo aperto una porta e ora la parola spetterà al Parlamento.

Un anno europeo per i diritti delle pari opportunità che dev'essere soprattutto per le donne, perché ce n'é proprio bisogno, ha aggiunto l'on. Pollastrini che ha quindi anticipato le politiche e gli impegni che vengono portati avanti dal suo ministero e, dopo un'attenta disamina della situazione occupazionale del Paese e una difesa al presidente Napolitano dalle accuse mosse da Mesic, ha concluso affermando che per il vero salto di qualità servirà predisporre un piano straordinario a tre/cinque anni per le pari opportunità delle donne in termini sociali, di lavoro, di rispetto, di autonomia, di dignità, di rappresentanza, di libertà femminile e di leadership, senza il quale il rischio di declino del Paese e della sua democrazia è reale ed elevato.

(fine)