Anno europeo Pari opportunità: intervento Pollastrini (4)
(ACON) Trieste, 13 feb - AB - Dopo gli interventi della
consigliera di parità Maria Grazia Vendrame e dei presidenti
delle Amministrazioni provinciali - Maria Teresa Bassa Poropat
(Trieste), Enrico Gherghetta (Gorizia), Elio De Anna (Pordenone)
e Marzio Strassoldo (Udine) - a concludere i lavori è stata l'on.
Barbara Pollastrini, ministro per le Pari opportunità.
Sono venuta qui e tornerò qui - ha detto la Pollastrini -perché
ho visto e conosciuto una realtà, una classe dirigente che ho
avuto modo di apprezzare. Con il mio ministero farò in modo che
il 2007, anno europeo delle pari opportunità, non sia celebrativo
e tanto meno commemorativo: voglio che sia qualcosa di serio, di
partecipato, che ci metta anche a rischio, ma che possa dare dei
frutti concreti.
Un anno europeo delle pari opportunità che il Governo ha
interpretato mantenendo un impegno che aveva preso per presentare
un disegno di legge sui diritti delle persone conviventi che
proprio in questi giorni ha visto la luce. Spero che sulla legge
sui DICO nessuno metta davanti un no aprioristico e che si possa
discuterne con il contributo di cultura, di storia che ciascuno
si porta dietro.
Così l'anno europeo delle pari opportunità si apre con questo
primo risultato, dopo intere legislature e Governi che si erano
dati questo obiettivo e non lo avevano raggiunto. Abbiamo aperto
una porta e ora la parola spetterà al Parlamento.
Un anno europeo per i diritti delle pari opportunità che
dev'essere soprattutto per le donne, perché ce n'é proprio
bisogno, ha aggiunto l'on. Pollastrini che ha quindi anticipato
le politiche e gli impegni che vengono portati avanti dal suo
ministero e, dopo un'attenta disamina della situazione
occupazionale del Paese e una difesa al presidente Napolitano
dalle accuse mosse da Mesic, ha concluso affermando che per il
vero salto di qualità servirà predisporre un piano straordinario
a tre/cinque anni per le pari opportunità delle donne in termini
sociali, di lavoro, di rispetto, di autonomia, di dignità, di
rappresentanza, di libertà femminile e di leadership, senza il
quale il rischio di declino del Paese e della sua democrazia è
reale ed elevato.
(fine)