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IpR: Battellino su modifiche legge commercio

27.03.2007
17:42
(ACON) Trieste, 27 mar - COM/AB - La consigliera regionale di IpR Alessandra Battellino così commenta il provvedimento sul commercio approvato dall'Aula:

"Con questo testo si introducono modifiche che non mutano la legge 29. Se è giusto favorire le liberalizzazioni, sul fatto che le aperture domenicali servano o siano addirittura indispensabili non sono d'accordo. Ritengo che per una famiglia non ci sia nulla di peggio che passare la domenica al supermercato. E se ciò accade è perché la famiglia non ha alternative: o è troppo impegnata nel lavoro e quindi alla spesa è costretta a dedicare la domenica, oppure il territorio regionale non offre alternative per un miglior impiego del tempo libero.

L'apertura domenicale dei pubblici esercizi porta solo a favorire i centri commerciali e non contribuisce alla crescita reale della regione. Infatti, la legge sul commercio sta provocando la chiusura di migliaia di negozi e, come avvenne per la legge sulla minimun tax, il danno sarà per tutti. Tenere aperto oggi un negozio in uno dei centri della regione significa sostenere costi altissimi, con la conseguenza che i centri storici continueranno a svuotarsi. Chi ne guadagna sono solo i centri commerciali, cioè gli immobiliaristi e le multinazionali.

Si doveva rivedere complessivamente la legge così da inserirvi opportuni sostegni per chi opera nei centri storici e garantire la vivacità degli stessi. Ma non si va in questo senso, tutt'altro. Senza attrattive che permettano ai piccoli negozianti di sostenere i costi delle aperture domenicali dimostriamo non solo un'insensibilità nei confronti della piccola impresa, ma anche e soprattutto nei confronti di tutta la popolazione: un danno per tutta la regione.

Non si possono inoltre dimenticare gli operatori dei centri commerciali: nella maggior parte donne, costrette a lavorare anche la domenica, con tutto ciò che questo comporta. Si tratta di personale femminile che è già sottoposto a turni pesanti, a fronte dei quali non corrisponde alcun miglioramento retributivo. Posti di lavoro che le donne occupano con l'alternativa non del part-time, ma del licenziamento.

Una legge monca, che ha il difetto di non entrare nel merito di questioni importanti, che non propone modifiche migliorative e si dimentica di dare sostegni alla piccola impresa e al personale femminile. Un' occasione persa, che si limita a recepire il concetto di prevalenza come richiesto dalla sentenza del TAR 455/2006, invece di guardare allo sviluppo economico e sociale della regione, che dovrebbero essere intesi come sviluppo sostenibile".