IpR: Battellino su modifiche legge commercio
(ACON) Trieste, 27 mar - COM/AB - La consigliera regionale di
IpR Alessandra Battellino così commenta il provvedimento sul
commercio approvato dall'Aula:
"Con questo testo si introducono modifiche che non mutano la
legge 29. Se è giusto favorire le liberalizzazioni, sul fatto che
le aperture domenicali servano o siano addirittura indispensabili
non sono d'accordo. Ritengo che per una famiglia non ci sia nulla
di peggio che passare la domenica al supermercato. E se ciò
accade è perché la famiglia non ha alternative: o è troppo
impegnata nel lavoro e quindi alla spesa è costretta a dedicare
la domenica, oppure il territorio regionale non offre alternative
per un miglior impiego del tempo libero.
L'apertura domenicale dei pubblici esercizi porta solo a favorire
i centri commerciali e non contribuisce alla crescita reale della
regione. Infatti, la legge sul commercio sta provocando la
chiusura di migliaia di negozi e, come avvenne per la legge sulla
minimun tax, il danno sarà per tutti. Tenere aperto oggi un
negozio in uno dei centri della regione significa sostenere costi
altissimi, con la conseguenza che i centri storici continueranno
a svuotarsi. Chi ne guadagna sono solo i centri commerciali, cioè
gli immobiliaristi e le multinazionali.
Si doveva rivedere complessivamente la legge così da inserirvi
opportuni sostegni per chi opera nei centri storici e garantire
la vivacità degli stessi. Ma non si va in questo senso,
tutt'altro. Senza attrattive che permettano ai piccoli negozianti
di sostenere i costi delle aperture domenicali dimostriamo non
solo un'insensibilità nei confronti della piccola impresa, ma
anche e soprattutto nei confronti di tutta la popolazione: un
danno per tutta la regione.
Non si possono inoltre dimenticare gli operatori dei centri
commerciali: nella maggior parte donne, costrette a lavorare
anche la domenica, con tutto ciò che questo comporta. Si tratta
di personale femminile che è già sottoposto a turni pesanti, a
fronte dei quali non corrisponde alcun miglioramento retributivo.
Posti di lavoro che le donne occupano con l'alternativa non del
part-time, ma del licenziamento.
Una legge monca, che ha il difetto di non entrare nel merito di
questioni importanti, che non propone modifiche migliorative e si
dimentica di dare sostegni alla piccola impresa e al personale
femminile. Un' occasione persa, che si limita a recepire il
concetto di prevalenza come richiesto dalla sentenza del TAR
455/2006, invece di guardare allo sviluppo economico e sociale
della regione, che dovrebbero essere intesi come sviluppo
sostenibile".