CR: pdl politiche giovanili, relatori minoranza (8)
(ACON) Trieste, 23 apr - RC - Il progetto persegue finalità in
linea generale condivisibili - così il relatore di minoranza
dell'UDC - anche se richiede alcune implementazioni per renderlo
coerente con le aspettative dei giovani. Due le esigenze
generali: far prevalere l'attuazione di politiche con i giovani
piuttosto che per i giovani, ovvero evidenziare ruolo,
partecipazione e responsabilità di questi ultimi; verificare la
compiutezza delle previsioni superando gli appesantimenti
burocratici.
E' necessario approfondire le caratteristiche e le capacità dei
gruppi non formalmente costituiti. C'è una eccessiva presenza
della Regione in termini di funzioni da esercitare e, al
contempo, è troppo generico ciò che dovrebbe essere il
riferimento per tutte le politiche giovanili, ovvero il Piano
triennale. Eccessiva anche la codificazione del Comitato tecnico
interdirezionale. I momenti partecipativi previsti (i forum a
livello regionale, provinciale e locale; le assemblee
provinciali; la conferenza regionale) rischiano di promuovere un
assemblearismo fine a sé stesso. E' necessario definire
puntualmente il luogo di verifica delle azioni attuate. La
conferenza regionale, evento periodico di grande importanza, deve
trovare autonoma definizione, con una precisazione degli
obiettivi e delle principali modalità organizzative. Va
assicurata continuità al sostegno delle attività dei centri di
aggregazione giovanile e una responsabilizzazione diretta delle
Province per gli informagiovani.
Una norma di un qualche significato - è stata la volta del
relatore di minoranza di FI - deve attenere ad una sfera più
vasta della mera promozione della rappresentanza giovanile e si
deve allargare a un ambito più articolato. Partecipazione e
aggregazione giovanile, dunque, ma anche sostegno all'accesso al
mondo del lavoro e al reperimento dell'abitazione. L'articolato,
poi, coglie solo parzialmente l'obiettivo di introdurre i ragazzi
alla vita adulta.
Larga parte delle materie disciplinate da norme regionali
riguarda anche i giovani: è impensabile estrapolarla e ricondurla
a un testo unico. Andrebbero rafforzate le partecipazioni di
Province e Comuni per evitare il centralismo regionale; vanno
precisati gli ambiti in cui gli Enti locali hanno autonoma
capacità di programmazione con riferimento ai rispettivi
territori. La famiglia non è considerata nella sua veste di
attore protagonista delle
politiche giovanili. Allo stato attuale non esiste una legge che
disciplini un Informagiovani: gli sportelli operativi sorgono da
iniziative volontarie dei singoli Enti locali. Anche riguardo a
dove sono collocati e alla formazione degli operatori non vi è
alcuna regola; è necessario rafforzare il rapporto con la Scuola
e l'Università per garantire che la loro esistenza sia nota.
Bisogna individuare ulteriori strumenti per la nuova
imprenditorialità. Si possono sviluppare azioni di contrasto alla
disoccupazione giovanile mediante misure che premino le aziende
che utilizzano strumenti come la work experience e che, alla
fine, garantiscono stabile assunzione, oppure premiare le imprese
che attuano programmi di formazione dei propri giovani occupati.
Inadeguato risulta il sostegno alla partecipazione dei giovani
alla cultura informatica; per la lotta al disagio, non si va al
di là della declaratoria di intenti (nulla si fa per bullismo,
anoressia, droga); è scarsamente valorizzato il ruolo degli
oratori e dei ricreatori (su un totale di 217 centri di
aggregazione giovanile, 112 sono oratori e ricreatori
parrocchiali, 82 sono centri comunali, 23 sono promossi da
associazioni ).
Due proposte di Forza Italia, bocciate in Commissione, sono
riproposte in Aula quanto ad accensione di mutui casa da parte
delle giovani coppie e alla creazione di un Fondo di rotazione
che garantisca l'attivazione di misure concrete e non di progetti
inattivabili causa una inadeguata dotazione finanziaria della
legge.
(segue)