AN: Dressi, soluzioni per la Ferriera di Servola (TS)
(ACON) Trieste, 31 mag - COM/AB - Il consigliere regionale di
AN Sergio Dressi, assieme all'ex consigliere Paris Lippi, firma
la nota che segue sulla Ferriera di Servola (Trieste), nella
quale espone i motivi per i quali egli ritiene assolutamente
impossibile che lo stabilimento possa continuare a esistere dopo
il 2009 senza un piano di investimenti di almeno 60 milioni di
euro.
"Negli ultimi tempi le vicende legate allo stabilimento della
Ferriera di Servola si stanno complicando. A questo punto ha poca
importanza recriminare sulle responsabilità, il gioco dello
scaricabarile non può più essere tollerato né dai lavoratori, che
vedono il loro posto di lavoro a rischio, né dai cittadini di
Servola e di Valmaura, che continuano a sopportare i disagi
recati dall'imbrattamento che i cicli di produzione dello
stabilimento provocano. Il prudente e responsabile atteggiamento
della Magistratura non può essere preso a pretesto per
procrastinare le soluzioni che ancora mancano nonostante gli
insufficienti interventi strutturali effettuati sugli impianti di
lavorazione.
L'Accordo di Programma è ancora l'unico strumento, individuato a
suo tempo, che può unire l'obiettivo finale della riconversione
industriale dell'area, alle responsabilità dei diversi soggetti,
pubblici e privati, coinvolti nell'operazione. A partire dai
ministeri delle Attività produttive, dell'Ambiente, delle
Infrastrutture e del Lavoro che, per ora più volte chiamati in
causa dall'assessore Bertossi, non si sono mai seduti a un serio
tavolo di confronto, di discussione di elaborazione.
Il lavoro dell'ingegner Gambardella e della sua società Omnia,
ormai da tempo concluso e consegnato alla Regione, potrebbe
essere oggetto interessante per il procuratore della Corte dei
Conti, De Luca, tenuto conto che è stato chiuso in un cassetto o,
come credo, gettato nel cestino della carta straccia.
Continua a essere rifiutato da parte della Regione, di là delle
parole, il pieno coinvolgimento di Sviluppo Italia, società
operativa del ministero delle Attività produttive, che ha
l'esperienza e le competenze per definire quello che tutti
vogliono: un piano che contenga tempi certi per le fasi della
riconversione, garanzie sull'occupazione presente e futura, e
individuazione di partner finanziari e operativi di livello
internazionale, che assumano precisi impegni in ordine alle
attività che intendono attivare, su di un'area attualmente tanto
degradata quanto ricca di potenzialità una volta riconvertita.
A questo punto, piaccia o non piaccia, il pallino è in mano alla
Regione che, dopo aver tentato di scaricare le sue
responsabilità, deve recuperare gli anni persi e utilizzati solo
per demolire il lavoro fatto in precedenza, non rendendosi conto
che quel lavoro non aveva una colorazione politica, ma era la
sintesi dei diversi interessi in campo, con un occhio di riguardo
per i temi dell'ambiente, del lavoro e della sicurezza, che erano
i più urgenti, e quelli della reindustrializzazione dell'area
che, appunto nell'Accordo di programma, dovevano trovare la loro
soluzione.
E' di questi giorni la notizia che la Severstal ha aumentato la
sua partecipazione nella Lucchini e ha presentato un piano
industriale che prevede investimenti per oltre 990 milioni di
euro nel triennio 2007 - 2010: peccato che la Regione, le
organizzazioni sindacali e le Istituzioni cittadine stiano ancora
aspettando, da settembre dello scorso anno, di sapere quanto sarà
investito a Trieste per migliorare la sicurezza sul lavoro nello
stabilimento ed eliminare, e non solo attenuare, le emissioni di
gas e quelle di polveri sottili responsabili dell'imbrattamento
dei rioni di Servola e Valmaura, e a quale punto siano le
autorizzazioni di VIA e se sia stato presentato un progetto per
aggiornare gli impianti siderurgici in linea con i principi
elencati nelle BAT (utilizzo della migliore tecnologia
applicabile agli impianti siderurgici).
Per essere chiari, senza giri di parole, si tratta di sapere se
la Severstal è disposta a spendere 60 milioni di euro per
realizzare la copertura dei cumuli di carbone, e a spendere
ulteriori 8 milioni di euro per realizzare nuove linee di
caricamento dell'altoforno, tanto per cominciare.
A fronte dei dichiarati ricavi dell'ordine di 3,3 miliardi di
dollari portati dalla Lucchini a Severstal è solo la garanzia e
la certezza, oggi, di questi investimenti che può legittimare
Mordashov a pensare di ridiscutere il Protocollo d'intesa siglato
nel 2002 a Roma, e avviato in Regione con l'obbiettivo di
sottoscrivere un Accordo di programma che definisse tempi, modi e
garanzie per i lavoratori rispetto alla chiusura definitiva della
Ferriera di Servola nel 2009.
Oggi si è riunito a Trieste il Coordinamento nazionale FIOM della
Lucchini-Severstal, vedremo se agli interessi generali del Gruppo
il sindacato vorrà sacrificare quelli vitali di Trieste.
Se qualcuno si accontenta di meno di quello che abbiamo detto
prima, se qualcuno crede alle suggestive promesse fatte in
comunicati stampa roboanti ma privi di contenuti concreti, più
che un illuso è un irresponsabile, che rischia di far pagare un
prezzo salatissimo, in primis, ai lavoratori, che nel 2009 si
troveranno senza lavoro e senza che, nel tempo, si siano create
garanzie e opportunità per una loro ricollocazione".