IV Comm: caccia, illustrato ddl Giunta (1)
(ACON) Trieste, 14 giu - DT - Meno accentramento da parte della
Regione, meno sovrapposizione di competenze tra pubblico e
privato, meno difficoltà nell'applicazione delle sanzioni, più
programmazione e meno improvvisazione nella gestione del
patrimonio faunistico.
E' questo, in sintesi, lo spirito del disegno di legge della
Giunta che riforma la programmazione faunistica e l'esercizio
della caccia, presentato dall'assessore Enzo Marsilio alla IV
Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Uberto Fortuna
Drossi (Citt). Un testo che lascia in parte invariato l'impianto
della vecchia legge regionale 30 del 1999 e che rivede invece i
ruoli tra enti locali sburocratizzando i procedimenti. Un
provvedimento comunque corposo, con i suoi 40 articoli, che
organizza la tutela e la gestione della fauna in nome di una
caccia ecocompatibile.
Regione e Provincia si dividono le funzioni amministrative: la
prima conserva le competenze di tutela, programmazione venatoria,
indirizzo e coordinamento nonché il monitoraggio sanitario (il
che vuol dire anche che le carni degli animali selvatici
abbattuti vanno controllate) e quello delle specie tutelate.
Non solo: spetta pure alla Regione determinare il numero di
cacciatori presenti in ciascun distretto, modificare l'elenco e
le dimensioni degli stessi distretti e delle riserve di caccia,
vietare o limitare la caccia a determinate specie (perché
numericamente in pericolo per condizioni ambientali o per
malattie), verificare i risultati di questa accurata gestione
venatoria e creare una banca dati sugli illeciti.
La Provincia acquista alcune competenze proprio dalla Regione: ad
esempio, il controllo della fauna e la vigilanza sulla caccia (in
attesa della costituzione del Corpo unico forestale e di
vigilanza ambientale), il rilascio e il ritiro del tesserino
venatorio, tutti quei provvedimenti inerenti le aziende
faunistico-venatorie e agrituristiche-venatorie. Anche il
rilascio delle autorizzazioni per le gare cinofile o
l'addestramento dei cani ricadono sotto la responsabilità della
Provincia, di cui fa parte l'Osservatorio faunistico, che studia
e fa ricerca tanto sulla fauna stanziale che su quella
migratoria.
E poi c'è il Comitato faunistico, organo di consulenza tecnica
della Regione per la tutela della fauna e la gestione della
caccia. Ne fanno parte rappresentarti delle Università di Trieste
e Udine, associazioni venatorie e agricole, ambientalisti, Upi,
Anci e Uncem.
Per mantenere la massima biodiversità, perché il rapporto
animali-uomo rimanga sostenibile e per rispettare esigenze
sociali e tradizioni culturali, la Regione - assieme alle
Province - predispone il Piano faunistico regionale (PFR), mai
realizzato finora anche se previsto dalla legge del '99: è uno
strumento programmatorio (ad esempio, individua il numero di capi
da cacciare per ciascuna specie) che costituisce il quadro di
riferimento per la redazione dei PVD, Piani venatori distrettuali
(di durata triennale, vengono predisposti da ogni distretto
venatorio con il supporto tecnico delle Province) che applicano
nel dettaglio, su un'area ben definita, strategie e obiettivi
individuati dal PFR.
Confermati il Fondo per il miglioramento ambientale e per la
copertura dei rischi arrecati dalla fauna selvatica o
dall'esercizio dell'attività venatoria all'agricoltura, e le
funzioni già previste alle riserve di caccia e ai distretti
venatori. All'Associazione dei cacciatori la Regione storna
alcune funzioni: il coordinamento delle riserva di caccia e dei
distretti venatori, l'organizzazione della caccia nelle riserve e
l'esercizio dell'attività disciplinare.
Infine, il disegno di legge ridetermina le tasse di concessione
regionale per il rilascio del tesserino (pari al 70%, e non più
al 50, della tassa nazionale); inasprisce le sanzioni e gli
illeciti amministrativi; istituisce la Scuola di caccia (che si
occupa della formazione dei dirigenti delle riserve) a Paluzza,
presso il Centro servizi per le foreste e le attività della
montagna; vieta la cattura di rane e chiocciole; modifica il
calendario per la caccia al cinghiale (anticipata al 15 maggio e
fino al 15 gennaio, visto il rapido incremento degli animali) e
ripristina al tramonto - e non più sino a un'ora dopo - il
termine ultimo per la caccia alle specie acquatiche.
(immagini alle tv)
(segue)