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IV Comm: caccia, illustrato ddl Giunta (1)

14.06.2007
18:54
(ACON) Trieste, 14 giu - DT - Meno accentramento da parte della Regione, meno sovrapposizione di competenze tra pubblico e privato, meno difficoltà nell'applicazione delle sanzioni, più programmazione e meno improvvisazione nella gestione del patrimonio faunistico.

E' questo, in sintesi, lo spirito del disegno di legge della Giunta che riforma la programmazione faunistica e l'esercizio della caccia, presentato dall'assessore Enzo Marsilio alla IV Commissione del Consiglio regionale, presieduta da Uberto Fortuna Drossi (Citt). Un testo che lascia in parte invariato l'impianto della vecchia legge regionale 30 del 1999 e che rivede invece i ruoli tra enti locali sburocratizzando i procedimenti. Un provvedimento comunque corposo, con i suoi 40 articoli, che organizza la tutela e la gestione della fauna in nome di una caccia ecocompatibile.

Regione e Provincia si dividono le funzioni amministrative: la prima conserva le competenze di tutela, programmazione venatoria, indirizzo e coordinamento nonché il monitoraggio sanitario (il che vuol dire anche che le carni degli animali selvatici abbattuti vanno controllate) e quello delle specie tutelate.

Non solo: spetta pure alla Regione determinare il numero di cacciatori presenti in ciascun distretto, modificare l'elenco e le dimensioni degli stessi distretti e delle riserve di caccia, vietare o limitare la caccia a determinate specie (perché numericamente in pericolo per condizioni ambientali o per malattie), verificare i risultati di questa accurata gestione venatoria e creare una banca dati sugli illeciti.

La Provincia acquista alcune competenze proprio dalla Regione: ad esempio, il controllo della fauna e la vigilanza sulla caccia (in attesa della costituzione del Corpo unico forestale e di vigilanza ambientale), il rilascio e il ritiro del tesserino venatorio, tutti quei provvedimenti inerenti le aziende faunistico-venatorie e agrituristiche-venatorie. Anche il rilascio delle autorizzazioni per le gare cinofile o l'addestramento dei cani ricadono sotto la responsabilità della Provincia, di cui fa parte l'Osservatorio faunistico, che studia e fa ricerca tanto sulla fauna stanziale che su quella migratoria.

E poi c'è il Comitato faunistico, organo di consulenza tecnica della Regione per la tutela della fauna e la gestione della caccia. Ne fanno parte rappresentarti delle Università di Trieste e Udine, associazioni venatorie e agricole, ambientalisti, Upi, Anci e Uncem.

Per mantenere la massima biodiversità, perché il rapporto animali-uomo rimanga sostenibile e per rispettare esigenze sociali e tradizioni culturali, la Regione - assieme alle Province - predispone il Piano faunistico regionale (PFR), mai realizzato finora anche se previsto dalla legge del '99: è uno strumento programmatorio (ad esempio, individua il numero di capi da cacciare per ciascuna specie) che costituisce il quadro di riferimento per la redazione dei PVD, Piani venatori distrettuali (di durata triennale, vengono predisposti da ogni distretto venatorio con il supporto tecnico delle Province) che applicano nel dettaglio, su un'area ben definita, strategie e obiettivi individuati dal PFR.

Confermati il Fondo per il miglioramento ambientale e per la copertura dei rischi arrecati dalla fauna selvatica o dall'esercizio dell'attività venatoria all'agricoltura, e le funzioni già previste alle riserve di caccia e ai distretti venatori. All'Associazione dei cacciatori la Regione storna alcune funzioni: il coordinamento delle riserva di caccia e dei distretti venatori, l'organizzazione della caccia nelle riserve e l'esercizio dell'attività disciplinare.

Infine, il disegno di legge ridetermina le tasse di concessione regionale per il rilascio del tesserino (pari al 70%, e non più al 50, della tassa nazionale); inasprisce le sanzioni e gli illeciti amministrativi; istituisce la Scuola di caccia (che si occupa della formazione dei dirigenti delle riserve) a Paluzza, presso il Centro servizi per le foreste e le attività della montagna; vieta la cattura di rane e chiocciole; modifica il calendario per la caccia al cinghiale (anticipata al 15 maggio e fino al 15 gennaio, visto il rapido incremento degli animali) e ripristina al tramonto - e non più sino a un'ora dopo - il termine ultimo per la caccia alle specie acquatiche.

(immagini alle tv)

(segue)