Legge elettorale: capigruppo con Autonomie locali
(ACON) Trieste, 27 giu - AB - Trascorsi i tre mesi di attesa
per un eventuale referendum confermativo (che non c'è stato), da
oggi è in vigore la nuova legge statutaria su forma di governo e
sistema elettorale del Friuli Venezia Giulia. E dando seguito a
un accordo già preso, i capigruppo consiliari hanno incontrato i
rappresentanti delle autonomie locali, che in questo periodo
hanno contestato la norma che ha introdotto il regime
dell'ineleggibilità alla carica di consigliere regionale per i
presidenti delle Province e i sindaci dei Comuni con popolazione
superiore ai 3.000 abitanti, alla quale l'interessato potrà porre
rimedio solo dimettendosi almeno 3 mesi prima della data delle
elezioni regionali.
E' mancato un raccordo tra Consiglio delle autonomie locali e
Consiglio regionale, ha esordito il presidente dell'ANCI (Comuni)
Gianfranco Pizzolito. E' stato un problema di metodo che non ha
tenuto conto del fatto che Regione, Province, Comuni fanno parte
di un sistema equiordionato dove è ovvio che ognuno ha competenze
ben precise. Avremmo voluto essere coinvolti nella fase di
dibattito sulla norma in questione, invece questo dialogo non c'è
stato.
Gli hanno fatto eco Maria Teresa Bassa Poropat, presidente
dell'UPI (Province) e Marzio Strassoldo, sempre dell'UPI, che si
è detto sorpreso di come il Consiglio delle autonomie locali
venga coinvolto per ogni questione di dettaglio ma sia stato
tagliato fuori da questa importante questione. La norma
sull'ineleggibilità è inutile, perché in tre mesi la popolarità
di un sindaco non cala, e dannosa, perché si aumenta il rischio
di elezioni anticipate con conseguenti costi aggiuntivi della
politica.
Sulla mancanza di raccordo, come metodo generale, si sono detti
d'accordo praticamente tutti i capigruppo. Mauro Travanut (DS) ha
affermato che la norma sull'ineleggibilità va nella strada della
trasparenza, perché costringe il candidato a esplicitare la
volontà di essere consigliere regionale per 5 anni e non lo mette
nella condizione di potersi eventualmente dimettere a elezione
avvenuta per tornare a fare l'amministratore locale. E' la scelta
per un corretto rapporto con l'elettore.
Per Forza Italia ci sarebbero diversi punti che andrebbero
chiariti, ha detto Gaetano Valenti, e questo bisognava farlo in
un tavolo che non si è voluto mettere in piedi ma che la sua
parte politica aveva proposto.
E' stato un emendamento trasversale, ha ricordato Cristiano
Degano (Margh), una scelta già adottata in altre Regioni e che ha
il suo fondamento nella chiarezza nel rapporto
elettore-candidato. Disponibilità al confronto su soglia del
numero di abitanti e tempistica delle dimissioni.
Contro l'ineleggibilità di è espressa Alessandra Battellino
(IpR). La norma nasconde la voglia di autotutela del Consiglio
regionale, ma non ha senso (e per questo si era attivata per
promuovere il referendum raccogliendo oltre 7.000 firme) e
andrebbe eliminata nella sua totalità.
Non ci sono le condizioni per cambiare una scelta adottata solo
tre mesi fa, ha affermato Roberto Molinaro (UDC), senza contare i
rischi tecnici e di tempo che potrebbero esserci intraprendendo
il percorso della modifica a una legge statutaria, con scenari
oggi indefinibili.
Abbiamo votato quella norma pur non avendola sottoscritta, ha
ricordato Igor Kocijancic (PRC-SE) dopo aver fatto una
riflessione, ma abbiamo la disponibilità a ragionare sul rapporto
con il Consiglio delle autonomie locali.
I Cittadini non hanno voluto né votato quella norma, così Bruno
Malattia, ma il rischio è che la correzione sia peggiore di
quanto in vigore. Se revisione dev'esserci, sia fatta anche su
altre parti controverse della legge.
La legge elettorale non è la migliore ma quella possibile, ha
evidenziato Alessandra Guerra (LN), perché frutto di un difficile
dialogo tra maggioranza e opposizioni. Riaprire la questione
significa ridiscutere tutto daccapo e ciò appare onestamente
velleitario.
La necessità di individuare un raccordo non può, a giudizio di
Alessandro Metz (Verdi) essere agitata solo per risolvere il
problema specifico, deve andare avanti comunque.
Norma sbagliata nel metodo e nei contenuti. Ma se si riapre la
discussione su questa disposizione, ha ammonito Luca Ciriani
(AN), si scopre il vaso di Pandora e si riapre la discussione su
tutto il contenitore, ossia sull'intera legge.
Al termine, le parti hanno concordato di non interrompere il
confronto e di proseguirlo sulle basi individuate.
(immagini alle tv)