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V Comm: pdl nomine, dibattito generale e voto a settembre

11.07.2007
17:49
(ACON) Trieste, 11 lug - DT - Se ne riparlerà a settembre, sempre in V Commissione (presidente Antonio Martini, Margh). La proposta di legge a firma dei Cittadini Bruno Malattia, Pietro Colussi, Uberto Fortuna Drossi, Carlo Monai e Maurizio Paselli (e, prima di diventare presidente della Provincia di Trieste, sottoscritta anche da Maria Teresa Bassa Poropat) sulla nuova disciplina delle nomine di competenza regionale in enti di qualunque tipo - siano associazioni o società pubbliche e private - non è andata oltre alla discussione generale. Maggioranza e opposizione si sono presi un po' di tempo per qualche limatura al provvedimento.

E' stato Malattia a illustrare (ed era presente anche l'assessore al Personale Gianni Pecol Cominotto) il progetto di legge: nessuna espropriazione alla politica, ha sottolineato subito, piuttosto la volontà di essere di ausilio al Consiglio sul controllo delle nomine. Una proposta che, secondo Malattia, apre la politica ai cittadini, ne consente la partecipazione e dà, infine, trasparenza.

A caratterizzare il testo (che prevede la disciplina solo delle nomine e delle designazioni dei vertici), innanzitutto la non cumulabilità degli incarichi, il limite massimo di due mandati, la possibilità per ogni cittadino che ritenga di possedere i requisiti di proporsi per un incarico presentando il proprio curriculum, l'indicazione dell'entità minima e massima dei compensi per ciascun incarico (avendo come riferimento quelli praticati sul mercato in società con dimensioni e patrimoni simili), la costituzione - ed è il punto più dibattuto - di un'autorità di garanzia alla quale affidare il compito di esaminare i curricula e la relativa predisposizione di un elenco - suddiviso per fasce di merito - dei candidati idonei, la possibilità di compiere - sempre da parte dell'autorità - verifiche imparziali sull'operato e l'efficacia della gestione della società o dell'ente.

Nettamente contrario all'autorità di garanzia si è dichiarato, durante la discussione generale, Antonio Pedicini (FI): la politica, ha spiegato, deve saper rispondere delle sue scelte, questo organismo equivale a mettersi a posto la coscienza. Se la scelta del candidato è sbagliata, non si può gettare la croce sull'autorità di garanzia. Piuttosto sarebbe più funzionale che un tale ruolo venisse assunto dalla Giunta per le nomine.

Per Alessandra Battellino (IpR) il provvedimento ha delle grosse incongruenze: di fatto gli incarichi diventano cumulabili visto che riguardano soltanto le posizioni di vertice e si innesta una corsia privilegiata, per chi intende far parte dell'autorità di garanzia, ad avvocati e laureati in economia. In più, i candidati scartati non possono fare ricorso. E la scelta di creare l'autorità di garanzia deresponsabilizza comunque la politica.

Autorità di garanzia messa in discussione pure da Igor Kocijancic (PRC-SE) per il quale la semplice iscrizione a un partito non può portare alle preclusione nella composizione della stessa autorità.

Carlo Monai (Citt) ha sottolineato invece come l'attuale modello sulla scelta delle nomine evidentemente non soddisfi maggioranza e opposizione. Ha difeso poi l'autorità di garanzia, che consentirebbe una maggiore conoscenza e trasparenza. E sempre grazie all'autorità, quelle indicazioni sulle nomine della Regione sarebbero vincolanti, seppur con una certa discrezionalità.

Fulvio Follegot (LN) ha auspicato che la legge venga licenziata entro l'autunno, un atto dovuto in nome della trasparenza e dell'efficienza. E alla fine, così come suggerito anche da Maurizio Salvador (UDC) e da Mauro Travanut (DS), si è deciso per il rinvio dell'esame dell'articolato a settembre.

(fine)