V Comm: pdl nomine, dibattito generale e voto a settembre
(ACON) Trieste, 11 lug - DT - Se ne riparlerà a settembre,
sempre in V Commissione (presidente Antonio Martini, Margh). La
proposta di legge a firma dei Cittadini Bruno Malattia, Pietro
Colussi, Uberto Fortuna Drossi, Carlo Monai e Maurizio Paselli
(e, prima di diventare presidente della Provincia di Trieste,
sottoscritta anche da Maria Teresa Bassa Poropat) sulla nuova
disciplina delle nomine di competenza regionale in enti di
qualunque tipo - siano associazioni o società pubbliche e private
- non è andata oltre alla discussione generale. Maggioranza e
opposizione si sono presi un po' di tempo per qualche limatura al
provvedimento.
E' stato Malattia a illustrare (ed era presente anche l'assessore
al Personale Gianni Pecol Cominotto) il progetto di legge:
nessuna espropriazione alla politica, ha sottolineato subito,
piuttosto la volontà di essere di ausilio al Consiglio sul
controllo delle nomine. Una proposta che, secondo Malattia, apre
la politica ai cittadini, ne consente la partecipazione e dà,
infine, trasparenza.
A caratterizzare il testo (che prevede la disciplina solo delle
nomine e delle designazioni dei vertici), innanzitutto la non
cumulabilità degli incarichi, il limite massimo di due mandati,
la possibilità per ogni cittadino che ritenga di possedere i
requisiti di proporsi per un incarico presentando il proprio
curriculum, l'indicazione dell'entità minima e massima dei
compensi per ciascun incarico (avendo come riferimento quelli
praticati sul mercato in società con dimensioni e patrimoni
simili), la costituzione - ed è il punto più dibattuto - di
un'autorità di garanzia alla quale affidare il compito di
esaminare i curricula e la relativa predisposizione di un elenco
- suddiviso per fasce di merito - dei candidati idonei, la
possibilità di compiere - sempre da parte dell'autorità -
verifiche imparziali sull'operato e l'efficacia della gestione
della società o dell'ente.
Nettamente contrario all'autorità di garanzia si è dichiarato,
durante la discussione generale, Antonio Pedicini (FI): la
politica, ha spiegato, deve saper rispondere delle sue scelte,
questo organismo equivale a mettersi a posto la coscienza. Se la
scelta del candidato è sbagliata, non si può gettare la croce
sull'autorità di garanzia. Piuttosto sarebbe più funzionale che
un tale ruolo venisse assunto dalla Giunta per le nomine.
Per Alessandra Battellino (IpR) il provvedimento ha delle grosse
incongruenze: di fatto gli incarichi diventano cumulabili visto
che riguardano soltanto le posizioni di vertice e si innesta una
corsia privilegiata, per chi intende far parte dell'autorità di
garanzia, ad avvocati e laureati in economia. In più, i candidati
scartati non possono fare ricorso. E la scelta di creare
l'autorità di garanzia deresponsabilizza comunque la politica.
Autorità di garanzia messa in discussione pure da Igor Kocijancic
(PRC-SE) per il quale la semplice iscrizione a un partito non può
portare alle preclusione nella composizione della stessa
autorità.
Carlo Monai (Citt) ha sottolineato invece come l'attuale modello
sulla scelta delle nomine evidentemente non soddisfi maggioranza
e opposizione. Ha difeso poi l'autorità di garanzia, che
consentirebbe una maggiore conoscenza e trasparenza. E sempre
grazie all'autorità, quelle indicazioni sulle nomine della
Regione sarebbero vincolanti, seppur con una certa
discrezionalità.
Fulvio Follegot (LN) ha auspicato che la legge venga licenziata
entro l'autunno, un atto dovuto in nome della trasparenza e
dell'efficienza. E alla fine, così come suggerito anche da
Maurizio Salvador (UDC) e da Mauro Travanut (DS), si è deciso per
il rinvio dell'esame dell'articolato a settembre.
(fine)