CR: legge Tocai, dibattito (8)
(ACON) Trieste, 25 set - RC - Per il diessino Mirio Bolzan, il
provvedimento può anche essere accolto, ma si augura che ciò
aiuti ad uscire dalla situazione, decisamente complicata. Né
Tocai né Friulano, per lui, il nome che può essere utilizzato
oggi, ma solo incertezza su come poter chiamare il vino in
questione. Il problema non è solo amministrativo-giuridico, ma è
legato al territorio e l'articolo unico di Malattia doveva
passare al vaglio dei produttori in Commissione consiliare, cosa
che si è evitata. Ci sono delle diversità politiche locali che
impediscono di trovare un accordo: vanno rimosse o ci rimetterà
la qualità del vino.
Ha ripreso i temi già sottolineati dal suo capogruppo, Maurizio
Paselli dei Cittadini, affermando che quanto si sta facendo è un
serio e preciso chiedere di vedersi tuteli i propri diritti, e ha
fatto presente i costi di affermare un marchio, oggi, sul
mercato. Tutelare il Tocai significa tutelare una storia e una
cultura.
Bruno Di Natale ha sostenuto che AN era stata la prima ad
affermare che, se la battaglia fosse stata persa, si doveva
pensare ad un nome alternativo. Ha quindi sostenuto che il Tocai
ungherese è cosa completamente differente da quello friulano; che
per certe cose si deve sfidare lo Stato italiano (per il Tocai i
tempi c'erano); che si deve salvaguardare la nostra tradizione
perché possiamo dimostrare che storicamente il monovitigno del
Tocai è friulano.
Per Giorgio Venier Romano (UDC), la soluzione è sempre stata far
collaborare i produttori friulani e quelli ungheresi nel
promuovere insieme i rispettivi Tocai, vini dal nome simile ma
dalle caratteristiche differenti. L'11 novembre '99, a Villa
Manin si decise per il nome Tocai Friulano affinché i fruitori si
abituassero a veder pian piano scomparire la scritta Tocai per il
solo Friulano. La cosa non andò avanti. Oggi, per il consigliere
la cosa migliore è mandare la legge alla Commissione di merito e
sentire in audizione il mondo vitivinicolo.
(segue)