PDCI: legge sloveno, intervento in Aula di Bruna Zorzini
(ACON) Trieste, 27 set - COM/AB - Questo l'intervento della
consigliera del PDCI Bruna Zorzini in Consiglio regionale sul
disegno di legge per la tutela della minoranza slovena:
"Stiamo per approvare la legge sulla minoranza slovena e, tra
qualche giorno, quella sul popolo friulano. Personalmente speravo
che la coalizione di Intesa Democratica dimostrasse più coraggio,
ma è dovuta soccombere alle pressioni e ai ricatti della sua ala
destra molto più che all'opposizione di centrodestra. Ci
ritroviamo quindi a votare una legge che non porta grandi novità
né cambiamenti, ma si limita a normare diritti già acquisiti, a
fotografare lo status quo.
Naturalmente ci sono anche articoli positivi.
Fino a oggi la minoranza veniva sostenuta dallo Stato, ora anche
la Regione si assume le sue responsabilità. I contributi di tale
Fondo saranno più efficaci se lo stesso sarà consistente da
subito, in modo da sopperire con tali risorse alle carenze della
legge 38. Penso soprattutto alle trasmissioni in lingua slovena e
agli edifici per le attività culturali. Sono particolarmente
soddisfatta che questa norma porrà definitivamente fine ai
problemi finanziari della scuola bilingue di San Pietro al
Natisone.
La formulazione dell'articolo che riguarda la lingua è stata
particolarmente difficile perchè l'ala destra di Intesa
Democratica ha voluto riesumare antiche asce di guerra proprie
della destra nazionalista contrapponendo alla lingua slovena la
tutela di dialetti e parlate locali. La prova che si tratta di un
dialetto sloveno a tutti gli effetti è data dal fatto che quando
parlo con gli amici della Valli, io li capisco e questo deve pure
voler dire qualcosa. Vuol dire qualcosa se io li capisco anche
quando parlano in Resiano - c'è un minimo comun denominatore che
ci unisce che è la lingua slovena. Ciò significa che le parlate
non devono sparire, ma devono piuttosto arricchire la lingua di
riferimento che per noi è lo Sloveno, la stessa lingua parlata
anche dai nostri vicini che con la prossima caduta dei confini
farà da collante fra di noi - interlocutori privilegiati in
un'interazione europea sempre più stretta.
Contrapporre le parlate alla lingua non ha alcun senso. Prova ne
è il fatto che i sindaci delle Valli, quasi all'unanimità,
incluso il sindaco di Resia Barbarino, hanno convenuto che la
parlata della Val Resia è una variante dello Sloveno. Se per
qualcuno tutto ciò rimane un problema, è un problema politico,
anche in Intesa democratica. Durante il dibattito sul Friulano
c'erano colleghi che di punto in bianco difendevano le parlate
contro il Friulano, lo stesso fanno ora per lo Sloveno, perchè in
realtà ne hanno sempre avversato la tutela, la promozione e si
avvalgono anche di questi argomenti per abbassare il livello
della discussione, per rallentare l'approvazione della legge. Di
questo devono essere consci quelli che in buona fede difendono la
loro parlata.
La verità storica vuole che il richiamo ai dialetti e alle
parlate siano stati sempre bandiera di chi, in provincia di
Udine, si opponeva ai diritti delle minoranze.
Infine, con tutte le riserve e le critiche del caso, voterò a
favore di questa legge. Lo farò soprattutto perché è stata
condivisa con le organizzazioni di riferimento della comunità
slovena e perché, adesso che la legislatura sta finendo, non
abbiamo più il tempo per cercare di trovare soluzioni
migliorative. Quanto fatto rappresenta solo il primo passo e
sarà la pratica futura a dire se dovremo migliorarlo".