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CR: DPEFR, relatore minoranza, Ritossa (4)

17.10.2007
11:49
(ACON) Trieste, 17 ott - DT - Non considerare le prospettive, non tenere conto nemmeno della situazione in essere del mercato del Friuli Venezia Giulia a livello internazionale, non interessarsi a quelle aree di riferimento tradizionali (Paesi ex Peco, ovvero quegli Stati dell'Europa centrale e orientale associati all'UE ma anche, oggi, sudest asiatico) significa non avere presente quale sia, a breve e medio termine, il futuro dell'economia regionale.

Adriano Ritossa (AN) critica fortemente l'impianto del Documento di programmazione economica e finanziaria presentato dalla Giunta. E lo fa definendolo assolutamente precario. Tanto nelle proiezioni economiche, appunto, che in quelle demografiche. Manca, cioè, qualsiasi indicazione riferibile alla popolazione scolastica (con particolare attenzione agli asili nido necessari), a quella ultrasettantacinquenne (e quindi non c'è traccia dei bisogni di un'eventuale istituzionalizzazione in centri protetti), manca un prospetto dedicato a invalidi civili o ammalati di Alhzaimer per verificare la necessità di posti letto in residenze sanitario-assistenziali (le Rsa) attrezzate.

In più, secondo il consigliere di AN, non corrisponde l'analisi relativa agli investimenti e ai consumi delle famiglie, non si accenna alla questione lavoro-rosa (il tasso di occupazione femminile è irrisorio in quanto spesso precario e occasionale) o alla lotta al lavoro nero che colloca il Friuli Venezia Giulia ai primi posti nella tragica classifica tra regioni degli infortuni sul lavoro in Italia.

Né tanto meno si legge qualche parola sulla questione energetica e sulle carenze nella logistica e trasportistica (infrastrutture stradali, ferroviarie e portuali), cause principali della retrocessione economica del nostro territorio. Manca persino, sottolinea Ritossa, una banca regionale a sostegno della nostra economia.

Quello che aumenta, invece, è il debito che si attesta a 1.617 milioni di euro (+128% dal 2002 al 2006) con un fabbisogno futuro di cassa che rimane elevato e che vede pertanto comprimere gli stanziamenti destinati a sanità e protezione sociale, settori questi invece - alla luce dell'analisi delle fasce demografiche - di certa espansione nella spesa.

(segue)