CR: DPEFR, relatore minoranza, Ritossa (4)
(ACON) Trieste, 17 ott - DT - Non considerare le prospettive,
non tenere conto nemmeno della situazione in essere del mercato
del Friuli Venezia Giulia a livello internazionale, non
interessarsi a quelle aree di riferimento tradizionali (Paesi ex
Peco, ovvero quegli Stati dell'Europa centrale e orientale
associati all'UE ma anche, oggi, sudest asiatico) significa non
avere presente quale sia, a breve e medio termine, il futuro
dell'economia regionale.
Adriano Ritossa (AN) critica fortemente l'impianto del Documento
di programmazione economica e finanziaria presentato dalla
Giunta. E lo fa definendolo assolutamente precario. Tanto nelle
proiezioni economiche, appunto, che in quelle demografiche.
Manca, cioè, qualsiasi indicazione riferibile alla popolazione
scolastica (con particolare attenzione agli asili nido
necessari), a quella ultrasettantacinquenne (e quindi non c'è
traccia dei bisogni di un'eventuale istituzionalizzazione in
centri protetti), manca un prospetto dedicato a invalidi civili o
ammalati di Alhzaimer per verificare la necessità di posti letto
in residenze sanitario-assistenziali (le Rsa) attrezzate.
In più, secondo il consigliere di AN, non corrisponde l'analisi
relativa agli investimenti e ai consumi delle famiglie, non si
accenna alla questione lavoro-rosa (il tasso di occupazione
femminile è irrisorio in quanto spesso precario e occasionale) o
alla lotta al lavoro nero che colloca il Friuli Venezia Giulia ai
primi posti nella tragica classifica tra regioni degli infortuni
sul lavoro in Italia.
Né tanto meno si legge qualche parola sulla questione energetica
e sulle carenze nella logistica e trasportistica (infrastrutture
stradali, ferroviarie e portuali), cause principali della
retrocessione economica del nostro territorio. Manca persino,
sottolinea Ritossa, una banca regionale a sostegno della nostra
economia.
Quello che aumenta, invece, è il debito che si attesta a 1.617
milioni di euro (+128% dal 2002 al 2006) con un fabbisogno futuro
di cassa che rimane elevato e che vede pertanto comprimere gli
stanziamenti destinati a sanità e protezione sociale, settori
questi invece - alla luce dell'analisi delle fasce demografiche -
di certa espansione nella spesa.
(segue)