CR: DPEFR, dibattito generale (9)
(ACON) Trieste, 17 ott - RC - Documento frettoloso, per Paolo
Ciani (AN), che trova diverse cose irrealizzabili, scritte solo
per riempire pagine, non per dare una reale prospettiva al
territorio (ad esempio allargare a tutti i Comuni il sistema
tavolare). Il consigliere ha quindi accusato la maggioranza di
non utilizzare la potestà primaria che il Friuli Venezia Giulia
ha quanto ad Enti locali e trasferimenti finanziari, se non per
creare enti doppione come le Comunità montane che vanno a
sovrapporsi alle ASTER. Duro l'attacco anche alle politiche per
le imprese (il sistema non è aiutato) e per il turismo (Turismo
FVG è uno sperpero di denaro pubblico).
Renzo Petris (DS-PD) ha affermato che la Regione non ha il potere
di aumentare o creare nuove tasse; l'IRAP è al minimo, lo 0,9%, e
la montagna ha ottenuto il massimo sostegno che poteva ottenere;
è strumentale parlare di aumenti causa ticket sanitari che sono
solo nella testa del centro-destra. Quanto alla parità
scolastica, non risulta che le scuole private e quelle
confessionali non siano state sostenute tanto quanto quelle
statali. L'affermazione di principio espressa nel Documento sugli
Enti locali non va modificata e si sostiene l'aspetto
sperequativo tra Comuni piccoli e Comuni grandi. Ambiente e
tutela delle acque sono un capitolo che, in effetti, andrebbe
approfondito.
DPEFR perfettibile, per Uberto Fortuna Drossi (Citt), che ritorna
a chiedere, dopo averlo già fatto in I Commissione, che sui siti
di bonifica nazionale si possano insediare solo le imprese con
emissioni tendenti a zero e non quelle che presentano criticità:
solo così si andrà verso un'industria pulita, senza camini. Per
le ATER e l'edilizia pubblica popolare non si prevedono nuovi
percorsi come gli investimenti chiusi che permettono che
l'inquilino sia anche finanziatore del fondo immobiliare, cosa
che già avviene in Germania. Inesistente un Piano dei rifiuti
regionale: ci sono solo quelli provinciali, che però andrebbero
aboliti in favore di accordi per tutto il territorio, magari con
altre Regioni e anche con realtà confinanti.
Scarsa la stima del fabbisogno complessivo, per Massimo Blasoni
(FI). Si legge che l'indebitamento non sarà aumentato, però poi
la Giunta si contraddice istituendo un fondo per la sanità di 1,7
miliardi costituito dai beni immobili della sanità al fine di
fare un indebitamento di 1,4 miliardi per fare altri
investimenti: d'accordo, ma si ammetta che la manovra rientra
nell'indebitamento. Si afferma che si è bravi in sanità, ma si
evita di dire che le liste di attesa sono più lunghe da noi che
in altre regioni vicine. Per la Carta Famiglia, in due anni non
si è speso un solo euro; si dice che a gennaio si metteranno 10
milioni, ma i conti parlano di un bisogno minimo di 69 milioni.
(segue)