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III Comm: dibattito su Fondo immobiliare sanità (2)

18.10.2007
16:44
(ACON) Trieste, 18 ott - DT - Nessuna attenzione all'indebitamento, patto di stabilità aggirato, e il perché dell'istituzione del Fondo immobiliare è presto detto: la Giunta ha bisogno di reperire denaro. Massimo Blasoni (FI), che ha aperto la discussione generale in III Commissione, non nasconde le sue critiche e chiede chiarimenti. Siamo certi, si domanda, di non agire in frode a quella norma nazionale per cui la Regione non può, per quanto concerne i fondi immobiliari, essere controllore e controllato? Come si fa a sostenere, si chiede ancora, che sulle Aziende sanitarie non graverebbero dei pesanti costi (70, 80 milioni di euro all'anno le stime del consigliere, e per i prossimi trent'anni) connessi ai canoni di locazione? E poi: a leggere bene il regolamento del fondo, esso richiede che le Aziende sanitarie eroghino allo stesso fondo ed entro i primi 18 mesi qualcosa come 80 milioni di euro. Altrimenti, interverrebbe la Regione, e sarebbero 170 i milioni da sborsare. Di chiaro, qui, c'è solo la certezza degli oneri.

Alla Finanziaria 2007, sottolinea invece Roberto Molinaro (UDC), è stata apportata una modifica con un emendamento della sinistra di non poco conto: e cioè che struttura e strumenti del Fondo rimanessero in mano pubblica. Quindi, lo sforzo della Giunta si è vanificato del tutto, le potenzialità della delibera oggi sono assai limitate. Allora a cosa serve, quando poi l'efficacia di un tale provvedimento è solo dichiarata e non provata? Il controllo della Regione è formale, non sostanziale. Questa operazione finanziaria dovrebbe portare forti vantaggi gestionali, ma l'utilità dichiarata ridurrà i costi dell'1-2%. Alla fine, centralizzando il sistema, su 110 lavoratori ne risparmieremmo 44. Ma sono costi che restano, mica si possono convertire degli amministrativi in infermieri. E' un'operazione ai danni del Servizio sanitario regionale.

Ci deve essere una valutazione seria e trasparente per comprendere costi e benefici. Non sono soddisfatta delle rassicurazioni sulla convenienza economica e finanziaria: non si comprende come da qui a trent'anni potrebbero essere reali i benefici per i cittadini. Si dichiara perplessa Bruna Zorzini (PDCI) che ha infatti espresso parere contrario al provvedimento. E' fondamentale, ha aggiunto, garantire il carattere pubblico del SSR: forse era meglio prendere in considerazione l'ipotesi consorzio.

Contro la delibera pure Pio De Angelis (PRC-SE). Non sono d'accordo sul metodo, evidentemente non si è ritenuta necessaria la condivisione su argomenti per i quali, invece, si deve andare avanti a qualunque costo. E il Fondo ne è un esempio. In questa delibera, fa notare, si fanno unicamente tante ipotesi. E a fronte di ulteriori approfondimenti, non è stata data alcuna risposta. Siamo al punto di dover dare un parere senza un confronto pubblico con i dirigenti delle ASS o con le organizzazioni sindacali. Il rischio maggiore è la perdita del controllo pubblico sulla sanità.

Sull'aumento delle spese correnti è intervenuto anche Adriano Ritossa (AN): gli affitti che dovranno pagare le ASS porranno un pesante vincolo economico per i prossimi tre decenni. La Giunta non vuole mostrare quale sia il reale indebitamento della Regione e in più si stanno bloccando per altri 15 anni i bilanci della stessa Regione dato che sulle spese correnti non si possono aprire mutui.

Sergio Lupieri (Margh-PD) ha spiegato come la ricerca di modelli alternativi per la gestione del patrimonio immobiliare stia investendo altre Regioni italiane. E poi ha formulato all'assessore Beltrame, che le ha accolte, tre raccomandazioni: che venga salvaguardata la programmazione socio-sanitaria della Regione e che a svolgere il ruolo di governo programmatorio e a garantire il raccordo tra le attività del fondo e la programmazione sanitaria regionale sia la Direzione centrale Salute. Seconda e terza raccomandazione, che le attrezzature biomedicali restino fuori dalla gestione del patrimonio immobiliare (e quindi di proprietà del SSR) e che in caso di delega all'esterno di alcune funzioni vada tenuto prioritariamente in considerazione l'utilizzo del Consorzio tra Aziende sanitarie e ospedaliere, il CSC, già operante.

Ultimo a intervenire, il presidente della Commissione Nevio Alzetta (DS-PD), per il quale solo attraverso forme come il fondo si riesce a rispondere alle necessità del sistema sanitario, leggi infrastrutture. La delibera, ha ribattuto a De Angelis, nasce sulle valutazioni delle ASS, dei territori, sulla scorta di incontri e dibattiti. Certamente questo è uno strumento nuovo, cha va attentamente valutato, ma rinviare ancora non sarebbe utile ai cittadini. Il trasferimento del debito da una parte all'altra? Non è un trucco contabile, ma una procedura prevista che, nel rispetto della legge, permetterà di dare corso a investimenti nel socio-sanitario nei tempi previsti.

Infine, la replica dell'assessore Beltrame. Abbiamo intrapreso un percorso serio, abbiamo chiesto informazioni, delucidazioni, approfondimenti. Abbiamo sentito tutti: sindaci, sindacati, i direttori delle ASS, la stessa maggioranza. Il Fondo non sarà la panacea di tutti i mali, e il percorso verso la sua costituzione è ancora lungo. Ma è un percorso di sostanza e di garanzia, perché il Fondo è soggetto all'autorizzazione della Banca d'Italia. Se la Regione vuole mantenere i suoi impegni sugli investimenti, deve intervenire sui finanziamenti: la forma migliore sul come ottenerli è il Fondo. E poi c'è debito e debito: quello che ammoderna il sistema sanitario è da fare. Questo centralismo servirà a valorizzare ogni singola responsabilità e a migliorare - e a diminuire - gli sprechi.

(fine)