III Comm: dibattito su Fondo immobiliare sanità (2)
(ACON) Trieste, 18 ott - DT - Nessuna attenzione
all'indebitamento, patto di stabilità aggirato, e il perché
dell'istituzione del Fondo immobiliare è presto detto: la Giunta
ha bisogno di reperire denaro. Massimo Blasoni (FI), che ha
aperto la discussione generale in III Commissione, non nasconde
le sue critiche e chiede chiarimenti. Siamo certi, si domanda, di
non agire in frode a quella norma nazionale per cui la Regione
non può, per quanto concerne i fondi immobiliari, essere
controllore e controllato? Come si fa a sostenere, si chiede
ancora, che sulle Aziende sanitarie non graverebbero dei pesanti
costi (70, 80 milioni di euro all'anno le stime del consigliere,
e per i prossimi trent'anni) connessi ai canoni di locazione? E
poi: a leggere bene il regolamento del fondo, esso richiede che
le Aziende sanitarie eroghino allo stesso fondo ed entro i primi
18 mesi qualcosa come 80 milioni di euro. Altrimenti,
interverrebbe la Regione, e sarebbero 170 i milioni da sborsare.
Di chiaro, qui, c'è solo la certezza degli oneri.
Alla Finanziaria 2007, sottolinea invece Roberto Molinaro (UDC),
è stata apportata una modifica con un emendamento della sinistra
di non poco conto: e cioè che struttura e strumenti del Fondo
rimanessero in mano pubblica. Quindi, lo sforzo della Giunta si è
vanificato del tutto, le potenzialità della delibera oggi sono
assai limitate. Allora a cosa serve, quando poi l'efficacia di un
tale provvedimento è solo dichiarata e non provata? Il controllo
della Regione è formale, non sostanziale. Questa operazione
finanziaria dovrebbe portare forti vantaggi gestionali, ma
l'utilità dichiarata ridurrà i costi dell'1-2%. Alla fine,
centralizzando il sistema, su 110 lavoratori ne risparmieremmo
44. Ma sono costi che restano, mica si possono convertire degli
amministrativi in infermieri. E' un'operazione ai danni del
Servizio sanitario regionale.
Ci deve essere una valutazione seria e trasparente per
comprendere costi e benefici. Non sono soddisfatta delle
rassicurazioni sulla convenienza economica e finanziaria: non si
comprende come da qui a trent'anni potrebbero essere reali i
benefici per i cittadini. Si dichiara perplessa Bruna Zorzini
(PDCI) che ha infatti espresso parere contrario al provvedimento.
E' fondamentale, ha aggiunto, garantire il carattere pubblico del
SSR: forse era meglio prendere in considerazione l'ipotesi
consorzio.
Contro la delibera pure Pio De Angelis (PRC-SE). Non sono
d'accordo sul metodo, evidentemente non si è ritenuta necessaria
la condivisione su argomenti per i quali, invece, si deve andare
avanti a qualunque costo. E il Fondo ne è un esempio. In questa
delibera, fa notare, si fanno unicamente tante ipotesi. E a
fronte di ulteriori approfondimenti, non è stata data alcuna
risposta. Siamo al punto di dover dare un parere senza un
confronto pubblico con i dirigenti delle ASS o con le
organizzazioni sindacali. Il rischio maggiore è la perdita del
controllo pubblico sulla sanità.
Sull'aumento delle spese correnti è intervenuto anche Adriano
Ritossa (AN): gli affitti che dovranno pagare le ASS porranno un
pesante vincolo economico per i prossimi tre decenni. La Giunta
non vuole mostrare quale sia il reale indebitamento della Regione
e in più si stanno bloccando per altri 15 anni i bilanci della
stessa Regione dato che sulle spese correnti non si possono
aprire mutui.
Sergio Lupieri (Margh-PD) ha spiegato come la ricerca di modelli
alternativi per la gestione del patrimonio immobiliare stia
investendo altre Regioni italiane. E poi ha formulato
all'assessore Beltrame, che le ha accolte, tre raccomandazioni:
che venga salvaguardata la programmazione socio-sanitaria della
Regione e che a svolgere il ruolo di governo programmatorio e a
garantire il raccordo tra le attività del fondo e la
programmazione sanitaria regionale sia la Direzione centrale
Salute. Seconda e terza raccomandazione, che le attrezzature
biomedicali restino fuori dalla gestione del patrimonio
immobiliare (e quindi di proprietà del SSR) e che in caso di
delega all'esterno di alcune funzioni vada tenuto
prioritariamente in considerazione l'utilizzo del Consorzio tra
Aziende sanitarie e ospedaliere, il CSC, già operante.
Ultimo a intervenire, il presidente della Commissione Nevio
Alzetta (DS-PD), per il quale solo attraverso forme come il fondo
si riesce a rispondere alle necessità del sistema sanitario,
leggi infrastrutture. La delibera, ha ribattuto a De Angelis,
nasce sulle valutazioni delle ASS, dei territori, sulla scorta di
incontri e dibattiti. Certamente questo è uno strumento nuovo,
cha va attentamente valutato, ma rinviare ancora non sarebbe
utile ai cittadini. Il trasferimento del debito da una parte
all'altra? Non è un trucco contabile, ma una procedura prevista
che, nel rispetto della legge, permetterà di dare corso a
investimenti nel socio-sanitario nei tempi previsti.
Infine, la replica dell'assessore Beltrame. Abbiamo intrapreso un
percorso serio, abbiamo chiesto informazioni, delucidazioni,
approfondimenti. Abbiamo sentito tutti: sindaci, sindacati, i
direttori delle ASS, la stessa maggioranza. Il Fondo non sarà la
panacea di tutti i mali, e il percorso verso la sua costituzione
è ancora lungo. Ma è un percorso di sostanza e di garanzia,
perché il Fondo è soggetto all'autorizzazione della Banca
d'Italia. Se la Regione vuole mantenere i suoi impegni sugli
investimenti, deve intervenire sui finanziamenti: la forma
migliore sul come ottenerli è il Fondo. E poi c'è debito e
debito: quello che ammoderna il sistema sanitario è da fare.
Questo centralismo servirà a valorizzare ogni singola
responsabilità e a migliorare - e a diminuire - gli sprechi.
(fine)