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CR: legge friulano, relatore minoranza Molinaro (8)

23.10.2007
17:25
(ACON) Trieste, 19 ott - ET - La lingua friulana è un valore per l'intera comunità regionale e un'opportunità da considerare nel suo sviluppo. È da questi presupposti che prende le mosse la relazione di minoranza del Capogruppo dell'UDC, Roberto Molinaro.

Dopo undici anni dalla legge 15, era necessario sì aggiornare, ma sarebbe stato piuttosto il caso di produrre un testo unico. Le molte proposte al vaglio dell'Aula e il passaggio per un Comitato ristretto non hanno portato ad un testo omogeneo nella sua struttura, parzialmente fatto di enunciazioni di principio e previsioni eccessivamente dettagliate.

Per l'UDC, quattro sono le principali questioni che devono essere riconsiderate.

Il territorio di applicazione potrebbe avere una doppia delimitazione. La prima discende dalla legge nazionale 482, la seconda invece dall'applicazione della previsione del presente progetto di legge regionale. Per Molinaro sarebbe più opportuno mantenere l'attuale delimitazione e graduare all'interno il sistema di tutela previsto.

L'uso pubblico della lingua friulana va perseguito con realismo, evitando previsioni eccessive che metterebbero in difficoltà i soggetti che devono adempiere a quest'obbligo e a questo scopo è stata anche avanzata la richiesta di fondi per i Comuni interessati. Le previsioni sono comunque troppo generalizzate e potrebbero investire anche le Aziende dei Servizi Sanitari, anch'esse enti regionali.

Per quanto riguarda il settore dell'istruzione, buona parte delle norme previste esulerebbero dalla competenza legislativa regionale, anche se condivisibili, violando così l'autonomia delle istituzioni scolastiche. Trattasi della modalità di comunicare la volontà di avvalersi dell'insegnamento della lingua friulana, le previsioni di durata dell'insegnamento settimanale e l'obbligo di attivazione dell'uso veicolare della lingua friulana. Contrasta con la libertà dell'insegnamento l'imposizione per legge di un approccio predeterminato in materia, del tutto estranea alla potestà regionale inoltre, la previsione di compiti ricognitivi di personale appartenente allo Stato, di definizione del suo grado di formazione e l'istituzione di un elenco regionale dei docenti abilitati, con disciplina d'accesso. L'UDC ritiene che la Regione debba predisporre risorse per il riconoscimento economico della ulteriore professionalità richiesta agli insegnati.

Infine, le risorse finanziarie. Giudicate inadeguate (per l'istruzione ci sarebbero 400 mila euro annui, tra il 2007 e il 2009) per sostenere gli ambiziosi scopi della legge.

(segue)