CR: legge friulano, relatore minoranza Molinaro (8)
(ACON) Trieste, 19 ott - ET - La lingua friulana è un valore per
l'intera comunità regionale e un'opportunità da considerare nel
suo sviluppo. È da questi presupposti che prende le mosse la
relazione di minoranza del Capogruppo dell'UDC, Roberto Molinaro.
Dopo undici anni dalla legge 15, era necessario sì aggiornare, ma
sarebbe stato piuttosto il caso di produrre un testo unico. Le
molte proposte al vaglio dell'Aula e il passaggio per un Comitato
ristretto non hanno portato ad un testo omogeneo nella sua
struttura, parzialmente fatto di enunciazioni di principio e
previsioni eccessivamente dettagliate.
Per l'UDC, quattro sono le principali questioni che devono essere
riconsiderate.
Il territorio di applicazione potrebbe avere una doppia
delimitazione. La prima discende dalla legge nazionale 482, la
seconda invece dall'applicazione della previsione del presente
progetto di legge regionale. Per Molinaro sarebbe più opportuno
mantenere l'attuale delimitazione e graduare all'interno il
sistema di tutela previsto.
L'uso pubblico della lingua friulana va perseguito con realismo,
evitando previsioni eccessive che metterebbero in difficoltà i
soggetti che devono adempiere a quest'obbligo e a questo scopo è
stata anche avanzata la richiesta di fondi per i Comuni
interessati. Le previsioni sono comunque troppo generalizzate e
potrebbero investire anche le Aziende dei Servizi Sanitari,
anch'esse enti regionali.
Per quanto riguarda il settore dell'istruzione, buona parte delle
norme previste esulerebbero dalla competenza legislativa
regionale, anche se condivisibili, violando così l'autonomia
delle istituzioni scolastiche. Trattasi della modalità di
comunicare la volontà di avvalersi dell'insegnamento della lingua
friulana, le previsioni di durata dell'insegnamento settimanale e
l'obbligo di attivazione dell'uso veicolare della lingua
friulana. Contrasta con la libertà dell'insegnamento
l'imposizione per legge di un approccio predeterminato in
materia, del tutto estranea alla potestà regionale inoltre, la
previsione di compiti ricognitivi di personale appartenente allo
Stato, di definizione del suo grado di formazione e l'istituzione
di un elenco regionale dei docenti abilitati, con disciplina
d'accesso.
L'UDC ritiene che la Regione debba predisporre risorse per il
riconoscimento economico della ulteriore professionalità
richiesta agli insegnati.
Infine, le risorse finanziarie. Giudicate inadeguate (per
l'istruzione ci sarebbero 400 mila euro annui, tra il 2007 e il
2009) per sostenere gli ambiziosi scopi della legge.
(segue)