CR: legge friulano, relatore minoranza Violino (10)
(ACON) Trieste, 23 ott - DT - Una norma inadeguata anche se il
provvedimento è di quelli importanti. Anzi, fondamentale dato che
si fonda sulla presenza in regione di una delle minoranze
storiche riconosciute dalla stessa Costituzione (il che ha
permesso al Friuli Venezia Giulia quello status di specialità e
di attribuzione di maggiori poteri rispetto alle Regioni a
statuto ordinario).
Claudio Violino (LN) ribadisce: il testo sulla tutela della
lingua friulana che approda in Aula è condivisile, ma permangono
alcuni aspetti deficitari. Come la possibilità di modificare la
delimitazione territoriale di applicazione della legge.
Delimitazione che, secondo la Lega, dovrebbe dipendere
automaticamente dall'accertamento della presenza della minoranza
linguistica friulana sul territorio e non dalla volontà politica.
Ma il tema di maggiore scontro rimane quello dell'insegnamento
del friulano nelle scuole, che dovrebbe essere obbligatorio e non
opzionale se si intende davvero garantire una reale tutela della
lingua minoritaria.
Per quanto riguarda le modalità di insegnamento, poi, le scuole
dovrebbero offrire almeno un'ora di educazione linguistica del
friulano, che diverrebbe così materia scolastica al pari di tutte
le altre. Ma non essendo soli 60 minuti comunque sufficienti a
perfezionare le competenze linguistiche, è necessario che il
friulano sia presente anche nell'ambito di altre discipline in
parallelo all'italiano o alla lingua straniera in un'ottica di
plurilinguismo.
Inoltre, risulta limitativa l'attuale configurazione
dell'utilizzo veicolare del friulano nelle scuole del primo e
secondo ciclo, un utilizzo relegato alle sole classi che abbiano
aderito a tale iniziativa.
Violino infine critica i contenuti - nebulosi - della
programmazione pluriennale (che per la Lega dovrebbe individuare
la progressione per livelli dell'apprendimento della lingua, il
numero di ore destinate all'insegnamento, le materie curricolari
in cui verrà svolto lo stesso insegnamento e il numero di
insegnanti necessario oltre a quelli già presenti in organico) e
annuale (che dovrebbe indicare invece in modo dettagliato le
modalità di attuazione delle previsioni e degli obiettivi del
piano pluriennale) degli istituti scolastici.
La Regione, conclude il consigliere, non può dimenticarsi della
sua funzione di indirizzo della quota dei piani di studio (pari
al 20% del monte ore annuale obbligatorio) rimessa alle
istituzioni scolastiche. Ecco perché la Regione deve permettere
agli studenti di seguire un percorso formativo completo in grado
di assicurare una corretta conoscenza del friulano al pari di
tutte le altre materie curricolari.
(segue)