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CR: legge friulano, relatore minoranza Violino (10)

23.10.2007
17:52
(ACON) Trieste, 23 ott - DT - Una norma inadeguata anche se il provvedimento è di quelli importanti. Anzi, fondamentale dato che si fonda sulla presenza in regione di una delle minoranze storiche riconosciute dalla stessa Costituzione (il che ha permesso al Friuli Venezia Giulia quello status di specialità e di attribuzione di maggiori poteri rispetto alle Regioni a statuto ordinario).

Claudio Violino (LN) ribadisce: il testo sulla tutela della lingua friulana che approda in Aula è condivisile, ma permangono alcuni aspetti deficitari. Come la possibilità di modificare la delimitazione territoriale di applicazione della legge. Delimitazione che, secondo la Lega, dovrebbe dipendere automaticamente dall'accertamento della presenza della minoranza linguistica friulana sul territorio e non dalla volontà politica.

Ma il tema di maggiore scontro rimane quello dell'insegnamento del friulano nelle scuole, che dovrebbe essere obbligatorio e non opzionale se si intende davvero garantire una reale tutela della lingua minoritaria.

Per quanto riguarda le modalità di insegnamento, poi, le scuole dovrebbero offrire almeno un'ora di educazione linguistica del friulano, che diverrebbe così materia scolastica al pari di tutte le altre. Ma non essendo soli 60 minuti comunque sufficienti a perfezionare le competenze linguistiche, è necessario che il friulano sia presente anche nell'ambito di altre discipline in parallelo all'italiano o alla lingua straniera in un'ottica di plurilinguismo.

Inoltre, risulta limitativa l'attuale configurazione dell'utilizzo veicolare del friulano nelle scuole del primo e secondo ciclo, un utilizzo relegato alle sole classi che abbiano aderito a tale iniziativa.

Violino infine critica i contenuti - nebulosi - della programmazione pluriennale (che per la Lega dovrebbe individuare la progressione per livelli dell'apprendimento della lingua, il numero di ore destinate all'insegnamento, le materie curricolari in cui verrà svolto lo stesso insegnamento e il numero di insegnanti necessario oltre a quelli già presenti in organico) e annuale (che dovrebbe indicare invece in modo dettagliato le modalità di attuazione delle previsioni e degli obiettivi del piano pluriennale) degli istituti scolastici.

La Regione, conclude il consigliere, non può dimenticarsi della sua funzione di indirizzo della quota dei piani di studio (pari al 20% del monte ore annuale obbligatorio) rimessa alle istituzioni scolastiche. Ecco perché la Regione deve permettere agli studenti di seguire un percorso formativo completo in grado di assicurare una corretta conoscenza del friulano al pari di tutte le altre materie curricolari.

(segue)