CR: legge tutela friulano, discussione generale (4)
(ACON) Trieste, 24 ott - ET - Il Consiglio regionale ha ripreso
l'esame della legge sulla tutela del friulano con il dibattito
generale.
È giusto difendere la cultura friulana, ma questo valore non può
divenire un cavillo per spendere soldi nelle scuole senza
efficacia, non pareggiando le differenze sociali che vanno a
discapito della preparazione dei ragazzi e del loro futuro
lavorativo. Per Roberto Asquini (FI) i problemi riguardano la
destinazione delle risorse, i progetti scolastici e le questioni
d'identità, soprattutto nelle comunità che devono poter decidere
in autonomia. Le radici vanno sì difese, ma nelle famiglie,
invece si inventa un nuovo curriculum scolastico non spendibile
nella vita professionale.
Per Gaetano Valenti (FI) la legge non risponde ai più ampi
interessi dei cittadini della nostra regione. Si appesantiscono
gli oneri finanziari a carico degli enti locali e si rende
difficile l'adesione ad un progetto culturale quale quello della
valorizzazione di una lingua minoritaria da parte dei Comuni.
Politicizzando eccessivamente la questione si potrebbe incorrere
in situazioni poco chiare, dove il pronunciamento delle forze
politiche nelle sedi istituzionali potrebbe non essere scontato.
Il friulano è un valore e quindi il suo insegnamento deve avere
una costestualizzazione culturale. Per Massimo Blasoni (FI) non
vi sono dubbi, la legge sul friulano non va contrastata, ma va
emendata e la sua portata deve essere contenuta dal punto di
vista dell'uso pubblico della lingua. Ai Comuni deve essere
facilitato il meccanismo di scelta, anche se c'è il rischio della
doppia perimetrazione. Manca poi una maggiore definizione del
ruolo delle associazioni e il ruolo dell'università è troppo
compresso.
La legge di tutela nazionale, la 482, ha portato conseguenze che
contraddicono la sua impostazione primaria, aperta e con un
richiamo a grandi valori, e ha portato alla nascita di piccole
identità, rafforzando polemiche, divisioni, posizioni estreme.
Adriano Ritossa (AN) trova che dietro la norma regionale di
tutela vi sia un mare magnum di interessi particolari, lontani
dalla promozione della cultura e della lingua. La legge 15 del
1996 ha avuto delle ricadute positive sul territorio, ma ha anche
facilitato la nascita di associazioni di dubbio valore
scientifico e creato un notevole indotto attorno alle traduzioni
ufficiali e forti spinte autonomistiche.
(segue)