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CR: legge tutela friulano, dibattito generale (7)

24.10.2007
17:38
(ACON) Trieste, 24 ott - ET - Roberto De Gioia (Aut.Soc), ribadendo un atteggiamento positivo nei confronti delle diversità linguistiche, ha però rilevato che il tema del friulano è sorto all'improvviso, una mossa elettorale. Il friulano ha ben altra dignità e andrebbe trattato altrimenti. Si è ceduto alle richieste dei friulanisti, a una loro battaglia per fare in modo che la specialità della Regione sia caratterizzata dalla presenza delle minoranze e non da vicissitudini storiche. Un messaggio fuorviante, secondo De Gioia, che fomenta la contrapposizione tra le diverse aree che compongono la regione. Secondo il consigliere si dovrebbe trovare il coraggio di percorrere la via dell'autonomia tra Udine e Trieste.

Un deciso richiamo al buonsenso è giunto da Alessandro Carmi (Margh-PD). C'erano delle criticità, c'è stato un percorso condiviso e allargato e il prodotto finale potrà essere equilibrato perché sono giunte proposte intelligenti, idee buone, da tutti. Il lavoro di sintesi deve continuare anche in Aula, augurandosi di arrivare a un modello funzionale anche per le pubbliche amministrazioni. Protagoniste di questa nuova disposizione devono comunque essere le famiglie e le scuole, con le loro libertà e autonomie. Le leggi del FVG sono un esempio di innovazione. Ora, questa legge, è forte anche di tradizioni.

Bruno Marini (FI), trova che vi sia una pericolosa commistione tra la questione autonomista e quella della difesa della lingua. Se si perseguisse questa via, si arretrerebbe a modelli ottocenteschi e ciò potrebbe provocare spaccature anche all'interno della comunità friulana stessa. Se si vuole salvare una lingua, il compito va delegato agli insegnanti e alla libera scelta delle persone, favorendo così coesione e unità. Viceversa si emarginerebbero altre realtà della regione, dividendola. La legge in discussione, se mantenesse un eccessivo richiamo etnico, porterebbe a un arretramento di tutti.

Maurizio Franz (LN) sottolinea che finalmente si dà attuazione ai principi della 482. L'identità di un popolo è definita dalla lingua. La maggioranza della popolazione regionale è friulana e la presenza di questa minoranza è la radice stessa della specialità della Regione. Insegnare il friulano non è in contrapposizione con l'insegnamento delle altre lingue. In questo senso la famiglia non basta più, ci vogliono le scuole, ma non si tratta di voler imporre una dittatura linguistica. Piuttosto si tratta di preparare i giovani all'Europa dei popoli. I friulani sono un popolo, con una lingua e una cultura, che affonda nella tradizione del Patriarcato di Aquileia e questo portava in sé già i semi dell'Europa di oggi.

Luca Ciriani (AN) ha denunciato quello che secondo lui è un tentativo di trasformare la natura della specialità regionale: essa deriva dalla perdita di territori nazionali e non dalla presenza di etnie diverse. Quello che sta avendo luogo è un processo involutivo, assecondato per motivi elettorali. L'esasperazione del localismo è l'opposto della valorizzazione della cultura. Il friulano deve essere insegnato a chi vuole ed è inaccettabile la sua ideoligicizzazione e la proliferazione della burocrazia che verrà con questa legge. Nascerà una lingua artificiale, un piccolo progetto culturale di una minoranza che vuole imporre una scelta retriva. I friulani, se interpellati, sceglierebbero piuttosto una via più moderna, un rafforzamento dell'insegnamento di altre lingue.

(segue)