CR: legge tutela friulano, dibattito generale (8)
(ACON) Trieste, 24 ott - DT - Nessuno vuole costituire una
sorta di nazione-Friuli, non c'è scritto da nessuna parte in
questa legge. Per Kristian Franzil (PRC-SE) quel che si intende
fare, invece, è elevare il friulano a dignità di lingua e non
imporre nulla a nessuno, prendendo il meglio che c'è in Europa in
materia e facendo qualcosa in più rispetto a quanto disposto
dalla legge nazionale 482. E chi è contrario al provvedimento,
vada pure nelle tante scuole, nei tanti Comuni, perfino alle
Aziende sanitarie (anche in quella di Trieste) che hanno fatto
domanda per aderirvi.
Un provvedimento sensato, costruttivo, ma con qualche
perplessità. Mirio Bolzan (DS-PD) avverte: c'è qualche timore sul
voler creare, dopo questo passo, la superprovincia friulana. Noi
dobbiamo essere consapevoli della delicatezza della struttura,
politica e storica, di questa Regione - ha sostenuto - che deve
avere come primo obiettivo l'integrazione, la convivenza, il
rispetto del diverso. Questo territorio ha bisogno, insomma, di
una gestione attenta. La legge sul friulano la dobbiamo fare, ma
guai a tradire la missione di una politica responsabile che vuole
mantenere la complessità del Friuli Venezia Giulia. Che è poi la
vera ragione della nostra specialità.
Che la nostra sia una Regione martoriata, geopoliticamente
particolare, è un dato di fatto, riflette Giancarlo Tonutti
(Margh-PD). Oggi, però, abbiamo perso un patrimonio culturale,
tant'è che a Gorizia e a Trieste si parlavano quattro lingue.
Questa complessità deve essere il motivo, storico, per
ricostruire quella che era la fortunata situazione di un tempo
che oggi si ripresenta. I friulani sono perfettamente bilingui, e
ciò significa che questa legge ha un altro sapore: riconoscere,
cioé, non più una lingua intesa come luogo dell'emarginazione ma
come portatrice di cultura, e ridare dignità alla forma
espressiva di un popolo che si riconosce in essa. Questa legge,
infine, può esser l'occasione per lavorare sulle vicende
dell'ultimo secolo, per far diventare il Friuli Venezia Giulia
una terra dove gli scontri si trasformano in incontri.
E' paradossale che la questione della lingua friulana venga
affrontata a fine legislatura grazie a una scelta precisa di un
presidente triestino quale Riccardo Illy, fa notare la capogruppo
della LN, Alessandra Guerra. Ricordo - ha detto - che oggi si
sono iscritti a parlare 28 consiglieri: per fortuna che questa
legge era una sciocchezza, era provincialismo. Eppure il tasso di
cultura democratica di un Paese si rivela dalla pari dignità data
ai diritti della maggioranza e delle minoranze. Il problema è che
il veleno del nazionalismo fascista, che qui è sempre stato
storicamente forte, ha contaminato moltissimi di quelli che sono
stati gli interventi di questi mesi, di destra e di sinistra. Che
dire poi del riconoscimento del diritto a parlare e imparare
friulano nella scuola? E' un diritto che discende dalla nostra
Costituzione, noi oggi solo applichiamo questo diritto
rivendicato da 40 anni mentre in Italia è prevalsa la cultura
nazionalista che identifica cittadinanza e nazionalità.
(segue)