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UDC: Molinaro, no al taglio delle ASS

05.11.2007
15:06
(ACON) Trieste, 05 nov - COM/RC - "Constatiamo che il presidente della Regione ha deciso di proseguire con i suoi diktat nel taglio delle Aziende sanitarie, visto che neppure il risicato parere - 6 sì e 4 no - di una dimezzata Conferenza regionale per la programmazione sanitaria lo ha indotto a un ripensamento".

A scrivere queste parole è il capogruppo dell'UDC in Consilio regionale, Roberto Molinaro, che prosegue affermando la conseguente necessità di precisare ulteriormente perché la revisione dell'assetto istituzionale delle ASS è un grave danno per l'intero Servizio sanitario regionale:

"La questione è indispensabile, secondo il presidente della Regione che ha subordinato la sua ricandidatura all'approvazione anche della legge taglia Aziende sanitarie. Per l'UDC, invece, la questione è di merito, come da anni va sostenendo. Si vuole ridurre da sei a tre le Aziende sanitarie territoriali per risparmiare e per una maggiore efficienza del sistema. Si tagliano solo uffici amministrativi, cioè burocrazia non servizi - si va dicendo. Si omette di dire, nel contempo, che si costringono insieme territori con aspirazioni e caratteristiche molto diverse (vedi Trieste e Gorizia, vedi la provincia di Udine, da Lignano a Tarvisio e da San Giovanni al Natisone a Codroipo) che richiederebbero una rappresentanza e una governance specifiche. In secondo luogo, la partecipazione dei Comuni alle decisioni relative al Sistema sanitario regionale è la questione dirimente da affrontare".

"Attiene il livello di democrazia che ci diamo e non può essere barattato con nessun risparmio economico. Le Conferenze dei Sindaci, secondo il progetto regionale, non saranno più partecipate da tutti i Comuni, ma solo dai rappresentanti a livello distrettuale, con una gerarchia tra soggetti che hanno la medesima legittimazione e con la interruzione di quel fondamentale e diretto rapporto tra rappresentanti e rappresentati, tra comunità locali e sindaci. Ma tutto questo per il presidente Illy non ha alcun valore, anzi è un costo in termini di tempi delle decisioni che va tagliato rapidamente".

"In terzo luogo, sempre a proposito di ipotetici risparmi, andrebbe anche valutata la diseconomia derivante dalla dimensione per strutture organizzative relative a servizi alla persona, con dimensioni provinciali o sovra-provinciali: è cosa nota a tutti coloro che con onestà intellettuale si occupano di organizzazione. Evidentemente l'intendimento non dichiarato ma conseguente di una siffatta riorganizzazione è la supremazia della tecnocrazia rispetto alla democrazia rappresentativa, ovvero più potere alla Regione e meno a Comuni e cittadini. Ma non basta, perché il progetto di legge approvato dalla Giunta regionale ha anche la finalità di riordinare ulteriormente la rete ospedaliera regionale, con due scelte che rischiano di mettere in discussione quanto fatto dal 1995 a oggi".

"La prima: tutti i presidi ospedalieri che la legge regioanle 13/1995 aveva individuato come eccedenti e destinati ad altre funzioni, vengono nuovamente considerati a tutti gli effetti ospedali per acuti, con la loro connessione ad altre strutture ospedaliere. Per anni la Regione aveva sostenuto che un ospedale doveva essere una struttura sicura e affidabile per i cittadini per le sue dotazioni tecniche e professionali. Ora, dopo tredici anni, con piena soddisfazione di Rifondazione comunista, torneremo ad avere in Friuli Venezia Giulia ospedali di serie B, con pochi posti letto di ricovero e un pronto soccorso dove durante le ore notturne è meglio girare al largo. Decisamente un bel passo in avanti!"

"Ma c'è anche una seconda previsione sibillina: con provvedimento della Giunta regionale si attuerà l'integrazione della rete ospedaliera con la realizzazione dei dipartimenti interospedalieri. Fuori dai tecnicismi, si vuole arrivare a uniche linee di produzione delle prestazioni settoriali (chirurgia, medicina, ortopedia) creando una connessione tra ospedali di rete e aziende ospedaliere. Che salvaguardia ci sarà per le funzioni dislocate nei singoli territori? Se e come queste potranno mantenere o migliorare le proprie attività non è dato saperlo, ma il rischio di una periferia sottomessa e con professionisti demotivati e che aspirano sempre di più a essere trasferiti ad altri ospedali, è molto forte. Per addolcire l'impatto elettorale, la nuova normativa considera il 2008 come anno sperimentale, mentre nel 2009 si avvierà la nuova organizzazione. Pochi e affannosi mesi di attività affidata ai commissari non consentiranno nessuna valutazione effettiva. D'altronde questo è voluto, le verifiche sono solo di facciata, perché la decisione è quella e non si torna indietro".

"Come UDC continuiamo a pensare che sia una decisione sbagliata, che contrasteremo in ogni sede. Un approfondimento della situazione reale, senza secondi fini, consentirebbe di individuare ben altre soluzioni per migliorare i servizi per la salute dei cittadini del Friuli Venezia Giulia".