UDC: Molinaro, no al taglio delle ASS
(ACON) Trieste, 05 nov - COM/RC - "Constatiamo che il
presidente della Regione ha deciso di proseguire con i suoi
diktat nel taglio delle Aziende sanitarie, visto che neppure il
risicato parere - 6 sì e 4 no - di una dimezzata Conferenza
regionale per la programmazione sanitaria lo ha indotto a un
ripensamento".
A scrivere queste parole è il capogruppo dell'UDC in Consilio
regionale, Roberto Molinaro, che prosegue affermando la
conseguente necessità di precisare ulteriormente perché la
revisione dell'assetto istituzionale delle ASS è un grave danno
per l'intero Servizio sanitario regionale:
"La questione è indispensabile, secondo il presidente della
Regione che ha subordinato la sua ricandidatura all'approvazione
anche della legge taglia Aziende sanitarie. Per l'UDC, invece, la
questione è di merito, come da anni va sostenendo. Si vuole
ridurre da sei a tre le Aziende sanitarie territoriali per
risparmiare e per una maggiore efficienza del sistema. Si
tagliano solo uffici amministrativi, cioè burocrazia non servizi
- si va dicendo. Si omette di dire, nel contempo, che si
costringono insieme territori con aspirazioni e caratteristiche
molto diverse (vedi Trieste e Gorizia, vedi la provincia di
Udine, da Lignano a Tarvisio e da San Giovanni al Natisone a
Codroipo) che richiederebbero una rappresentanza e una governance
specifiche. In secondo luogo, la partecipazione dei Comuni alle
decisioni relative al Sistema sanitario regionale è la questione
dirimente da affrontare".
"Attiene il livello di democrazia che ci diamo e non può essere
barattato con nessun risparmio economico. Le Conferenze dei
Sindaci, secondo il progetto regionale, non saranno più
partecipate da tutti i Comuni, ma solo dai rappresentanti a
livello distrettuale, con una gerarchia tra soggetti che hanno la
medesima legittimazione e con la interruzione di quel
fondamentale e diretto rapporto tra rappresentanti e
rappresentati, tra comunità locali e sindaci. Ma tutto questo per
il presidente Illy non ha alcun valore, anzi è un costo in
termini di tempi delle decisioni che va tagliato rapidamente".
"In terzo luogo, sempre a proposito di ipotetici risparmi,
andrebbe anche valutata la diseconomia derivante dalla dimensione
per strutture organizzative relative a servizi alla persona, con
dimensioni provinciali o sovra-provinciali: è cosa nota a tutti
coloro che con onestà intellettuale si occupano di
organizzazione. Evidentemente l'intendimento non dichiarato ma
conseguente di una siffatta riorganizzazione è la supremazia
della tecnocrazia rispetto alla democrazia rappresentativa,
ovvero più potere alla Regione e meno a Comuni e cittadini. Ma
non basta, perché il progetto di legge approvato dalla Giunta
regionale ha anche la finalità di riordinare ulteriormente la
rete ospedaliera regionale, con due scelte che rischiano di
mettere in discussione quanto fatto dal 1995 a oggi".
"La prima: tutti i presidi ospedalieri che la legge regioanle
13/1995 aveva individuato come eccedenti e destinati ad altre
funzioni, vengono nuovamente considerati a tutti gli effetti
ospedali per acuti, con la loro connessione ad altre strutture
ospedaliere. Per anni la Regione aveva sostenuto che un ospedale
doveva essere una struttura sicura e affidabile per i cittadini
per le sue dotazioni tecniche e professionali. Ora, dopo tredici
anni, con piena soddisfazione di Rifondazione comunista,
torneremo ad avere in Friuli Venezia Giulia ospedali di serie B,
con pochi posti letto di ricovero e un pronto soccorso dove
durante le ore notturne è meglio girare al largo. Decisamente un
bel passo in avanti!"
"Ma c'è anche una seconda previsione sibillina: con provvedimento
della Giunta regionale si attuerà l'integrazione della rete
ospedaliera con la realizzazione dei dipartimenti
interospedalieri. Fuori dai tecnicismi, si vuole arrivare a
uniche linee di produzione delle prestazioni settoriali
(chirurgia, medicina, ortopedia) creando una connessione tra
ospedali di rete e aziende ospedaliere. Che salvaguardia ci sarà
per le funzioni dislocate nei singoli territori? Se e come queste
potranno mantenere o migliorare le proprie attività non è dato
saperlo, ma il rischio di una periferia sottomessa e con
professionisti demotivati e che aspirano sempre di più a essere
trasferiti ad altri ospedali, è molto forte. Per addolcire
l'impatto elettorale, la nuova normativa considera il 2008 come
anno sperimentale, mentre nel 2009 si avvierà la nuova
organizzazione. Pochi e affannosi mesi di attività affidata ai
commissari non consentiranno nessuna valutazione effettiva.
D'altronde questo è voluto, le verifiche sono solo di facciata,
perché la decisione è quella e non si torna indietro".
"Come UDC continuiamo a pensare che sia una decisione sbagliata,
che contrasteremo in ogni sede. Un approfondimento della
situazione reale, senza secondi fini, consentirebbe di
individuare ben altre soluzioni per migliorare i servizi per la
salute dei cittadini del Friuli Venezia Giulia".