UDC: no alla Finanziaria
(ACON) Trieste, 20 dic - COM/AB - "Le sollecitazioni
dell'intero centro-destra, UDC compreso, hanno portato a numerosi
miglioramenti per un progetto di finanziaria regionale 2008-2010,
ma non bastano per superare le criticità in esso contenute,
soprattutto il carattere elettoralistico pregnante dello stesso.
Da ciò il voto contrario da parte dell'UDC".
Lo affermano i consiglieri regionali dell'UDC Roberto Molinaro,
Maurizio Salvador, Gina Fasan e Giorgio Venier-Romano al termine
della seduta del Consiglio regionale che ha affrontato il
bilancio di previsione.
"Sono rimaste tutte quelle norme nella legge strumentale di
accelerazione della spesa per esigenze preelettorali - precisano
- mentre su alcune questioni cruciali, come l'intervento
regionale per l'abbattimento dell'onere dei mutui per la prima
casa gravante sulle famiglie, nulla è stato fatto, con il rischio
che si diffondano nuove povertà.
Esprimiamo soddisfazione perché alcune delle sollecitazioni che
avevamo proposto, come maggiori fondi per gli interventi in
materia di sicurezza e legalità e a sostegno degli interventi in
agricoltura, sono stati accolti - precisano Molinaro, Salvador,
Fasan e Venier-Romano - così come è stato accettato anche
l'emendamento che prevede l'incremento delle dotazioni del Fondo
sanitario regionale e delle disponibilità in favore della
famiglia, ma certamente ancora non adeguate, stante la preferenza
manifestata nei confronti del reddito base di cittadinanza".
"Per le famiglie - proseguono i consiglieri regionali dell'UDC -
riteniamo significativo l'avvenuto accoglimento della nuova linea
di spesa da noi proposta per aiutare la formazione delle nuove
famiglie, con il sostegno alle attività formative per le stesse,
anche promossa da enti ed associazioni. Ma restano, al di là
della impostazione generale inaccettabile, numerose criticità,
addirittura con un peggioramento delle situazioni esistenti -
concludono Molinaro, Salvador, Fasan e Venier-Romano. Fra queste
l'insufficiente dotazione per il sostegno alle lingue e culture
minoritarie, la errata manovra in favore della cultura, con la
reintroduzione delle tabelle per gli organismi di interesse
regionale, ma soprattutto l'inaccettabile passo indietro per la
scuola paritaria, con l'introduzione di anacronistici e
ideologici divieti di cumulo tra i diversi contributi in favore
delle famiglie".